Addio ad Angelo Tatì, decano “incompreso” degli artisti dell’Alcantara -
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Addio ad Angelo Tatì, decano “incompreso” degli artisti dell’Alcantara

Addio ad Angelo Tatì, decano “incompreso” degli artisti dell’Alcantara

L’apprezzato pittore è venuto a mancare alla veneranda età di 97 anni. Le sue tele, all’insegna di uno spiccato realismo, si fanno ammirare per la straordinaria lucentezza ed il sapiente utilizzo dei colori. Per Francavilla di Sicilia, suo Comune natio che non lo ha mai adeguatamente valorizzato, ha magistralmente curato il restauro della cappella del Crocifisso della Chiesa Matrice

Alla veneranda età di novantasette anni, assistito dalle amorevoli cure dell’amico imprenditore turistico Pippo Oliveri e dei familiari di quest’ultimo, è venuto a mancare quello che poteva considerarsi il decano degli artisti figurativi della Valle dell’Alcantara, ossia il pittore francavillese Angelo Tatì (soprannominato “Sinèdda”).

Per diversi anni un rinomato hotel di Francavilla di Sicilia ha tenuto permanentemente esposte nelle sue sale una sessantina delle sue tele, che un critico d’arte di passaggio ebbe complessivamente a stimare del valore di un miliardo e mezzo di lire.

Ma tra Tatì ed il suo paese natio è sempre intercorso un rapporto conflittuale (l’artista non si sentiva, in particolare, adeguatamente considerato dai pubblici amministratori locali), al punto che negli ultimi decenni della sua vita ha preferito ritirarsi a vivere nella vicina Motta Camastra (prima in centro, dove ha allestito anche un laboratorio in cui ha realizzato le sue ultime opere, e successivamente in contrada Sciara, nei pressi delle Gole dell’Alcantara). A Francavilla di Sicilia, comunque, a testimonianza della sua arte restano la cappella del Crocifisso nella quattrocentesca Chiesa Matrice, da lui restaurata riuscendo mirabilmente a rendere le limpide atmosfere della Palestina, ed un fedelissimo ritratto ad olio su tela del compianto Padre Concetto Lo Giudice conservato all’interno della Chiesa dei Cappuccini. Ed a proposito di quest’ultima, può ben dirsi che in essa Angelo Tatì fosse “di casa” in quanto nipote di quel Fra’ Mariano Tatì, considerato “il mago dell’intarsio” il quale, nel 1859, per l’edificio sacro francescano francavillese realizzo quella superba opera d’arte lignea che è la sagrestia.

L’estro pittorico di Angelo Tatì comincia a manifestarsi in età scolare. Come lo stesso artista ci raccontò in occasione di un’intervista rilasciataci nel 1996 per il periodico “Noi dell’Alcantara”, «ogni volta che la maestra usciva dall’aula, io mi precipitavo alla lavagna ed iniziavo a disegnare col gessetto. Quando la maestra rientrava in classe rimaneva strabiliata, ed anziché mettermi in castigo, mi invitava ad impartire lezioni di disegno ai miei compagni».

Da giovane emigra in Australia, dove esercita l’attività di motorista aeronautico, per poi far ritorno in Sicilia dedicandosi in via esclusiva alla pittura. Nella Terra dei Canguri, comunque, Tatì riesce ugualmente ad esprimere la propria arte in una chiesa anglicana, di cui gli vengono affidati i restauri. «E dire che mia moglie, dalla quale mi sono separato – ci dichiarò il maestro Tatì sempre in quell’intervista di diciannove anni fa –, mi vietava di dedicarmi alla pittura, da lei ritenuta una “perdita di tempo” alla stregua di tutte le altre forme d’espressione artistica». In Australia, inoltre, Tatì conclude gli studi conseguendo il diploma del terzo liceo artistico, anche se, successivamente, affiora in lui il rammarico di non aver continuato sino all’ultimo anno di corso. Non a caso, nella sua lunga vecchiaia, dopo i pennelli, le tele, i colori e l’affettuosa famiglia Oliveri, i suoi più cari “amici” sono stati i libri, con particolare predilezione per le biografie dei suoi illustri colleghi, come Michelangelo e Guttuso; ma la sua inesauribile curiosità intellettuale lo spingeva anche alla lettura di pubblicazioni di Storia e persino di trattati e codici di Diritto.

L’arte pittorica di Angelo Tatì si caratterizza per lo spiccato e rigoroso realismo, tipico dei classici ed, in particolare, di Michelangelo, che per il pittore francavillese è stato il principale modello ispiratore (lo considerava «il maggior artista di tutti i tempi»). Tra i contemporanei, invece, il suo prediletto era Picasso. La produzione del maestro Tatì è, dunque, prevalentemente costituita da nature morte, paesaggi e ritratti, specie di soggetti femminili dai marcati tratti mediterranei e dalle forme giunoniche, che probabilmente erano le caratteristiche esteriori da lui maggiormente apprezzate nella donna. Numerosi sono, poi, gli autoritratti in cui l’autore si raffigura lui stesso nelle vesti di San Francesco o, addirittura, di Gesù Cristo.

Tante delle opere di Angelo Tatì possono essere ammirate in Francia, Spagna, Australia, Germania, Svizzera ed in altre località italiane ed estere, che alla sua arte hanno tributato lusinghieri riconoscimenti, come il Premio “Natale Arte” di Acireale nel 1989, il titolo di “Maestro d’Arte” nel 1990, il “David d’Oro” di Prato (Fi) e l’“Oscar d’Oro” dell’Andalusia nel 1991.

Il suo nome figura, inoltre, nel prestigioso catalogo “Elite”, che racchiude il meglio della pittura italiana contemporanea. La recensione che lo riguarda contenuta in tale catalogo e firmata dalla mecenate Lucia Rocca definisce Angelo Tatì «un pittore tranquillo, autore di quadri che riflettono le immagini di un mondo che, giorno dopo giorno, va scomparendo. Il suo utilizzo della luce e dei colori è un’espressione d’arte che non ha confini».

I funerali del vegliardo e valoroso artista sono stati officiati questo pomeriggio nella Chiesa dell’Annunziata di Francavilla di Sicilia alla presenza del “fido” Pippo Oliveri e di uno sparuto numero di persone, ad ulteriore prosieguo dell’immeritato oblio cui la comunità locale ha condannato questo suo benemerito esponente, stimato ed apprezzato altrove.

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: Angelo Tatì alle prese con il ritratto di una Miss Italia, un suo caratteristico panorama di Francavilla di Sicilia e, nel riquadro, la sua raffigurazione di Padre Concetto Lo Giudice

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