Nel quadro delle attività coordinate dalla Procura Distrettuale della Repubblica a contrasto della criminalità organizzata, rivolte all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dai sodalizi di stampo mafioso, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione al provvedimento con cui il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione ha disposto il sequestro in materia di prevenzione antimafia del patrimonio riconducibile a Giuseppe Vitale (classe ’69), ritenuto contiguo al clan Cappello-Bonaccorsi.
Si tratta, in particolare, di beni situati a Catania del valore di oltre 300 mila euro, costituiti da un immobile, denaro contante e da 2 ditte individuali esercenti l’attività di bar e di somministrazione di alimenti e bevande.
Vitale Giuseppe risulta essere stato condannato, nell’ambito dell’operazione denominata “SLOT MACHINE” condotta da unità specializzate del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata – Sezione G.O.A. del Nucleo di PEF della Guardia di finanza di Catania, per i reati di traffico organizzato e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravato dall’aver agevolato il clan etneo Cappello-Bonaccorsi, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni.
In quel contesto, le investigazioni avevano consentito di ricostruire l’operatività sul territorio della provincia di Catania di un’associazione criminale diretta da quattro fratelli – Vitale Giuseppe (detto “Pinuccio”, classe 1969), Franco (detto “Ciccio”, classe 1977), Fabio (classe 1974) e Santo (classe 1964) – i quali, nel biennio monitorato 2018-2020, avrebbero gestito un ingente traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish, fungendo da “grossisti” per ulteriori soggetti dediti all’approvvigionamento delle locali piazze di spaccio.
Le evidenze indiziarie acquisite venivano inoltre arricchite dall’esecuzione di specifiche attività di riscontro che avevano portato all’arresto in flagranza di reato di 7 soggetti per detenzione e commercio di sostanze stupefacenti e il sequestro, in più circostanze, di una notevole quantità di sostanze stupefacente, in particolare, cocaina per circa 34 kg, marijuana e hashish per complessivi 400 kg, piante di cannabis (n. 11.000), oltre a n. 38 proiettili cal. 9.
Parimenti, erano state raccolte evidenze in merito al successivo reimpiego dei proventi illeciti del traffico di stupefacenti in attività commerciali lecite, anche al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali.
Alla luce dell’allora complessivo quadro indiziario raccolto, il Giudice per le indagini preliminari disponeva quindi la custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei delitti associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, aggravato dall’aver agito con metodo mafioso, detenzione e commercio di stupefacenti, autoriciclaggio e reimpiego di proventi illeciti nonché trasferimento fraudolento di valori e detenzione di munizioni e il sequestro, finalizzato alla confisca, di 11 attività economiche, 13 beni immobili (7 fabbricati e 6 terreni) siti nella provincia etnea e 50 rapporti finanziari/depositi.
Alla luce del profilo criminale risultante dalle evidenze d’indagine, Vitale Giuseppe è stato inquadrato quale soggetto “pericoloso per la società” che avrebbe vissuto abitualmente con i proventi di attività delittuose, essenzialmente derivanti dall’operatività criminale dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti da lui diretta.
I finanzieri del Nucleo PEF etneo hanno pertanto sviluppato nei suoi confronti specifici accertamenti economico-finanziari, individuando disponibilità e beni non compatibili con i redditi provenienti da attività lecite e come tali indicativi di una chiara sproporzione tra le ricchezze concretamente accumulate e le fonti di guadagno dichiarate, di modesta entità.
In base agli elementi acquisiti e su proposta di questa Procura, il Tribunale di Catania ha disposto il sequestro di prevenzione di un immobile sito in Catania, di denaro contante, del bar ad insegna “Caffè in Piazza” e di una ditta individuale esercente l’attività di somministrazione di alimenti e bevande per un valore complessivo stimato di oltre 300 mila euro.
L’attività in argomento si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte da questa Procura e dalla Guardia di finanza volte al contrasto, sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale sano del territorio.







