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Gadget originale e utile? Cresce l’utilizzo delle tazze promozionali

Gadget originale e utile? Cresce l’utilizzo delle tazze promozionali

Dal mattino al tramonto la nostra vita inizia e si conclude con una tazza. Lo confermano pure i poeti: da Jacques Prevert, con la tazza della poesia “Colazione del mattino”, a Emily Dickinson autrice della suggestiva “Portami il tramonto in una tazza”.

E se non siamo a casa ma siamo fuori in gita all’aperto, anche in quel caso, dentro lo zaino, ci porteremo dietro una tazza in metallo per quando ci disseteremo, per quando assaporeremo bevande calde quando fa freddo o per condividere del buon vino in compagnia.

Come il fiore “Non ti scordar di me” è la tazza uno degli oggetti più indicati per tenere vivo un ricordo, ad esempio un viaggio: quante tazze, non a caso, troviamo sulle bancarelle, nei negozietti o negli autogrill; tazze raffiguranti un paesaggio, un monumento, una frase, i nostri nomi.

Quale, quindi, miglior veicolo per servire…un messaggio, assieme alle bevande quotidiane? Lo sanno bene gli innamorati che regalano all’amata una tazza con sovraimpressa una frase d’amore. La vita di una tazza poi non finisce mai: anche malconcia può diventare un portapenne o il vaso di una piantina da mettere sul davanzale della cucina, all’insegna del riuso, riciclo, riutilizzo.

Eccovi, quindi, servita l’idea per i gadget che distribuirete a Natale, o per celebrare l’anniversario della vostra azienda, o per accrescere il senso di appartenenza dei vostri dipendenti, o ancora per fidelizzare i vostri clienti o premiare la loro fedeltà al vostro brand, oppure per promuovere negli alunni della vostra scuola un minor uso della plastica.

Allacciate adesso le cinture di sicurezza e salite a bordo della tazza per girare il mondo, a partire dalla Cina. Qui le tazze si diffondono assieme al tè, in origine nato come una medicina. A differenza dell’occidente, il tè in Cina ha sempre avuto una connotazione spirituale e servirlo agli ospiti è un vero e proprio rito. La tipica tazza da tè cinese è detta gaiwan, ha il coperchio, dimensioni ridotte, ma sufficienti per potere immergere le foglie dentro l’acqua in modo che rilascino il loro aroma. Le gaiwan erano in origine di terracotta o argilla, smaltate all’interno per evitare che dopo ogni infusione rimanesse l’aroma e rovinasse le successive infusioni.

La finjān è, invece, la tipica tazza araba senza manici da caffè, bevanda tipica dell’ospitalità mediorientale. Talvolta viene versato mediante la dallah, una particolare brocca. Per primo si serve l’ospite o il partecipante al pranzo più anziano. L’ospite deve degustare almeno una tazza per dimostrare di avere gradito l’accoglienza e non deve eccedere oltre le tre tazze.

In Europa il tè per antonomasia è quello inglese, la cui tradizione è nata da un’idea della Duchessa di Bedford, dama della Regina Vittoria, Anne Mary Stanhope che amava degustare una tazza di tè con pane e torta ogni pomeriggio, tra il pranzo e la cena. Nacque così la celebre tradizione del cup of tea, del té all’inglese delle 5 del pomeriggio, occasione di incontro, di gossip, prima circoscritta ai ceti elevati per poi diffusasi nella popolazione.

Il servizio del tè degli aristocratici proveniva dalla Cina, i meno abbienti dovevano accontentarsi di porcellane italiane e olandesi. Immancabile la tazza da tè nei libri dei più conosciuti scrittori inglesi: George Orwell nell’articolo A Nice Cup of Tea spiega la  ricetta per una perfetta tazza di tè. Jane Austen in “Ragione e sentimento” fa proporre spesso a Elinor “una buona tazza di té per calmare gli animi. E poi Oscar Wilde nella commedia “The Importance of being Earnest” ha incentrato varie scene attorno ad una tazza di tè.

Particolarmente pregiate le tazze da tè inglese di epoca vittoriana che si riconoscono subito per la forma, il piattino, il ricchissimo decoro floreale. I servizi da tè inglese sono composti da almeno 6 tazze, la teiera, la zuccheriera, la caraffa per il latte, tutto in porcellana.

Di tazza in tazza si vola in America con la tipica tazza Mug, di forma cilindrica, molto capiente, con base circolare, usata per servire tè, caffè, cioccolata. Scompaiono sia il piattino che il servizio: il mug è, infatti, un pezzo unico.

Il viaggio tra le tazze del mondo lo concludiamo a Napoli, altra patria degli amanti del caffè, dove la tazzina di caffè si chiama tazzulella dentro cui servire il caffè versato dalla cuccumella, la tipica caffettiera napoletana.

Insomma, paese che vai, tazza che trovi. Perché, quindi, non regalare delle tazze promozionali

Fermi, non decidete subito. Sedetevi alla finestra “con una tazza di tè o una tisana. Lasciate la vita in infusione. Date al tempo la possibilità di declinare le sue infinite sfumature”, come scrive Fabrizio Caramagna, perchè “Sulla tazza del tè ci sono tre impronte: quella della bocca, quella delle dita e quella dei pensieri”. E sappiate che prendendo “la tazza del tè con entrambe le mani… in un modo impensabile, la tazza si trasforma in un piccolo pozzo pieno di incantesimi”.

 

 

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