Aci Trezza e le mimose capitozzate: gli operai utilizzati dall’Agt sono dei giardinieri? -
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Aci Trezza e le mimose capitozzate: gli operai utilizzati dall’Agt sono dei giardinieri?

Aci Trezza e le mimose capitozzate: gli operai utilizzati dall’Agt sono dei giardinieri?

“In riferimento alla richiesta verbale di notizie circa le potature sugli essenze arboree collocate nei Basalti colonnari del Comune, si comunica che le stesse sono state effettuate nell’ottica della normale gestione e delle potature effettuate dalla ditta Agt. Inoltre, da informazioni reperite verbalmente dagli operai che hanno effettuato l’intervento, si è accertato che la capitozzatura di alcuni tronchi è avvenuta, in quanto l’esemplare era già sfrangiato e quindi per evitare il pericolo di cadute”.

Così, l’ingegnere Nicosia e il capo della V Area del Comune di Aci Castello hanno risposto al sindaco Filippo Drago che, in seguito ad una segnalazione di Antonio Castorina, presidente del CSA-Centro Studi Acitrezza, in merito alle potature distruttive delle mimose nell’area dei Basalti colonnari di Aci Trezza, aveva avviato una inchiesta interna.

Questa, la replica, protocollata, a firma di Antonio Castorina, presidente del CSA: “La capitozzatura però, secondo varie fonti tra cui il professore Pietro Pavone del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali dell’Università degli Studi di Catania, è una pratica dannosa ed alla lunga anche pericolosa poiché indebolisce la pianta. Tra l’altro si poteva tagliare il ramo “sfrangiato” per eliminare il potenziale pericolo di caduta, lasciando intatti gli altri.

Inoltre non è stato chiarito il motivo dell’abbattimento di uno di questi alberi. Preso atto ormai di quanto successo, si chiede una maggiore tutela delle essenze arboree di tutto il territorio comunale, con particolare attenzione per gli alberi del geosito dei Basalti colonnari, visto che essi completano un’attrazione turistica unica nel suo genere e soprattutto si innestano in un’area naturalistica rimasta la sola dell’intero centro storico di Aci Trezza. Infine, la nostra associazione è disponibile a donare un albero della stessa specie da piantare al posto di quello eliminato”.

“La capitozzatura – spiega la Società Italiana di Arboricoltura Onlus – è il taglio indiscriminato del fusto, delle branche primarie o di grossi rami.  Il motivo più comune per cui si pratica la capitozzatura è la riduzione delle dimensioni di un albero. Molte persone hanno paura che gli alberi troppo alti possano costituire un pericolo. La capitozzatura, tuttavia, non è un metodo adeguato di riduzione dell’altezza ed in generale delle dimensioni della chioma e non riduce il pericolo né di ribaltamento né di cedimenti.

In realtà, la capitozzatura renderà l’albero più pericoloso nel lungo termine. La capitozzatura può rimuovere fino al 100% delle foglie dell’albero. Le foglie sono gli organi con cui l’albero produce il proprio nutrimento; rimuovendole l’albero rimane senza l’energia necessaria ad alimentare tutte le sue parti. La perdita di così tante foglie attiva un meccanismo di sopravvivenza che consiste nella produzione di rami di lunghezza maggiore ma più esili, così che l’albero possa recuperare, il più velocemente possibile, il suo volume fogliare.

Questi rami hanno origine dalle gemme latenti che l’albero produce lungo il fusto e le branche e dalle gemme avventizie che si formano a livello dei grossi tagli. Tale meccanismo di sopravvivenza richiede un grande impiego di energia che l’albero preleva dalle sue riserve. Se l’albero non possiede una riserva di energia sufficiente, il rischio che muoia è molto alto. Un albero capitozzato è più vulnerabile agli insetti e alle malattie. Alcuni insetti sono effettivamente attratti dalle sostanze chimiche rilasciate dai tessuti interni esposti.

I tagli della capitozzatura consentono un facile accesso alle parti interne dell’albero ai funghi agenti di carie del legno (alburno e durame) causandone il degradamento, provocando cavità e rendendo meno robusta la struttura. L’asportazione di una così grande quantità di foglie produce una grande quantità di radici morenti che minano l’ancoraggio dell’albero e causano una perdita di apporto di sali ed acqua. Un albero capitozzato ha un’aspettativa di vita molto inferiore rispetto ad un albero potato correttamente.

I rami prodotti dalle gemme latenti ed avventizie al di sotto e a livello dei tagli della capitozzatura, nonché lungo le branche rimanenti ed il fusto, sono molto lunghi e con attaccature deboli. Normalmente un ramo secondario cresce, di anno in anno, con il ramo principale, così che esso viene a trovarsi inserito nel ramo principale fin nella parte centrale di questo. I rami generati a seguito di un taglio di capitozzatura, invece, sono inseriti superficialmente al ramo. Questi rami hanno un’inserzione debole e possono facilmente spezzarsi.

Quando un albero deve essere ridotto in altezza o diventa troppo ingombrante è possibile ridurne la chioma senza distruggerne l’armonia e, soprattutto, senza grossi tagli. Se un ramo deve essere accorciato, lo si può fare rimuovendolo a partire dall’inserzione con un ramo secondario (taglio di ritorno). In questo modo l’albero è in grado di rimarginare la ferita del taglio in un lasso di tempo accettabile.

Le regole da rispettare sono: il diametro del ramo laterale non deve essere inferiore ad un terzo del diametro del ramo asportato; non dovrebbero essere rimossi rami con diametri maggiori di 7-10 cm; non dovrebbe essere rimosso più del 30% delle foglie. I periodi in cui eseguire una potatura di questo tipo sono l’inverno e la tarda primavera-estate”.

A questo punto, per dirla in termini “tradizionali”,una domanda sorge spontanea: ma gli operai utilizzati dall’Agt, per capitozzare le mimose di Aci Trezza, sono dei giardinieri?

Orazio Vasta

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