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Francavilla, una “buona scuola” da 10 euro

Francavilla, una “buona scuola” da 10 euro

L’Istituto Comprensivo della cittadina dell’Alcantara naviga in cattive acque, al punto da non essere in grado di dotarsi dei mezzi essenziali per l’assolvimento dei propri compiti istituzionali. Ai genitori degli alunni è stato quindi chiesto un piccolo contributo finanziario, che sta ingenerando qualche malumore

Tra i “tormentoni” coniati dal Governo nazionale vi è l’ormai arcinota espressione di “buona scuola”. Ma calandosi nella realtà, capita che il mondo dell’istruzione mostri un volto piuttosto “cattivo”. Non ci riferiamo alla qualità dell’offerta educativa, garantita da insegnanti sicuramente dotati di adeguata professionalità, bensì a certi impopolari sacrifici chiesti alle famiglie per poter far studiare i figli.

Accade, così, che all’Istituto Comprensivo di Francavilla di Sicilia (cui fanno riferimento le scuole materne, elementari e medie) ai genitori viene quest’anno chiesto un contributo di dieci euro per ogni figlio iscritto, in maniera tale da poter affrontare i costi connessi alle attività didattiche, quali gli acquisti della carta e di altro materiale di cancelleria per gli uffici amministrativi, della carta igienica per i bagni, delle cassette di pronto soccorso, ecc.

Non tutti i genitori hanno gradito tale “novità” in quanto, con i tempi di magra che corrono, a volte anche una banconota da dieci euro è il caso di tenersela cara.

E poi, come fa notare qualcuno, non siamo forse in presenza di una scuola pubblica dell’obbligo, che dovrebbe, come tale, sostentarsi con i trasferimenti statali, regionali e comunali ad essa destinati, senza pesare sull’utenza, già abbastanza gravata da tasse e balzelli vari il cui gettito dovrebbe anche garantire il servizio di pubblica istruzione?!

Sta di fatto che le ristrettezze economiche in cui si dibatte in questo avvio di anno scolastico l’Istituto Comprensivo di Francavilla sono reali e comprensibili. A determinarle sarebbe stato soprattutto il mancato sostegno finanziario da parte del Comune, che solo in queste ore, per tutta una serie di inghippi politico-burocratici, sta riuscendo finalmente a varare il Bilancio Preventivo 2016, senza del quale non ha potuto sino ad oggi assegnare contributi né effettuare spese che non fossero strettamente necessarie ed indifferibili. Ad andarci di mezzo è stata dunque anche un’importantissima istituzione quale l’istituto scolastico avente la sua sede centrale nel plesso di Via Napoli.

E’ chiaro, comunque, che le scuole pubbliche non possono essere esclusivamente “comunali”, nel senso che alla loro “sopravvivenza” dovrebbe innanzi tutto provvedere il Governo nazionale attraverso l’apposito ministero, dove da alcuni mesi a questa parte, come prima accennavamo, ci si riempie continuamente la bocca dello slogan “la buona scuola”, che tanti insegnanti, anche a Francavilla e dintorni, non riescono ancora a ben comprendere.

Interpellando qualche esponente del corpo docente della cittadina dell’Alcantara a proposito di questa contribuzione da dieci euro chiesta ai genitori, apprendiamo di ore di lavoro straordinario non pagate e di un generalizzato senso di frustrazione che, alla faccia della “buona scuola”…, stanno vivendo coloro che dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter assolvere con assoluta serenità al delicato ruolo di educatori.

«Una società dove anche il fondamentale comparto della pubblica istruzione è al collasso – ci hanno dichiarato visibilmente amareggiati alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo francavillese nei quali ci siamo imbattuti in questi giorni – è una società che può considerarsi fallita. Ed a proposito di questi dieci euro chiesti alle famiglie, noi insegnanti ci stiamo trovando in serio imbarazzo. Da una classe, ad esempio, sono pervenuti solo venti euro (in pratica hanno contribuito i genitori di due alunni soltanto), ma è chiaro che tale somma abbiamo il dovere morale di metterla a disposizione (attraverso l’acquisto di beni di utilizzo comune, quali carta igienica, materiale di cancelleria, cassette sanitarie, ecc.) di tutte le scolaresche, e non solo, ovviamente, dei due alunni paganti. Ci si dibatte, insomma, tra mille difficoltà, con l’aggravante di essere, noi italiani, gli insegnanti meno pagati d’Europa. Sarebbe questa la “buona scuola”?!…».

Rodolfo Amodeo     

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