Taormina-Alcantara: le crociate dei sindaci contro lo Stato “s-oppressore” -
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Taormina-Alcantara: le crociate dei sindaci contro lo Stato “s-oppressore”

Taormina-Alcantara: le crociate dei sindaci contro lo Stato “s-oppressore”

I primi cittadini di quindici Comuni si stanno massicciamente mobilitando per scongiurare sia la chiusura dell’Agenzia delle Entrate di Trappitello e sia quella dell’ufficio del Giudice di Pace di Francavilla. Pur di “salvare” la prima si sono impegnati ad accollare ai rispettivi enti i costi d’affitto dei locali, mentre per tentare di mantenere il secondo hanno presentato un ricorso al Tar

Uniti per difendere il territorio dai continui “scippi” perpetrati dallo Stato, che in nome della “spending review” e dei “patti di stabilità” prosegue imperterrito nello smantellamento di importanti servizi pubblici decentrati, fruiti da svariate migliaia di cittadini. Può sintetizzarsi così il massiccio impegno dei sindaci dei Comuni della Valle dell’Alcantara e del Taorminese che, insieme, stanno tentando di “salvare” l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Taormina (ubicato nella popolosa frazione di Trappitello) e quello del Giudice di Pace di Francavilla di Sicilia.

Il Governo centrale è infatti orientato a sopprimere il primo entro quest’anno, mentre ha già decretato la cessazione dell’attività del secondo. Per entrambi, dunque, i primi cittadini delle numerose municipalità interessate stanno facendo fronte comune nell’intento di evitare ai residenti in loco il disagio ed i costi derivanti dal doversi recare nella lontana città capoluogo di Messina per il disbrigo delle pratiche fiscali (nel caso dell’Agenzia delle Entrate) e per ogni minima controversia giudiziaria (con riferimento al Giudice di Pace).

Per quanto concerne, in particolare, il tentativo di “salvataggio” dell’Agenzia delle Entrate di Trappitello, nella cui competenza ricadono quindici Comuni (Castelmola, Francavilla di Sicilia, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Graniti, Letojanni, Malvagna, Mojo Alcantara, Mongiuffi Melia, Motta Camastra, Roccafiorita, Roccella Valdemone, Santa Domenica Vittoria e Taormina) per un’utenza complessiva di oltre trentottomila abitanti, nei giorni scorsi i sindaci hanno sottoscritto un protocollo d’intesa in forza del quale si sono impegnati ad accollare alle rispettive casse comunali il costo d’affitto dell’immobile di Trappitello, di proprietà di un privato, che ospita l’ufficio finanziario. In pratica, ogni Comune pagherebbe pro quota in base al numero dei propri abitanti, fino a coprire il canone d’affitto complessivo annuale, pari a sessantatremila euro (quindi, mediamente, 1,65 euro ad abitante).

Il Ministero dell’Economia, in realtà, paga un canone quasi doppio rispetto alla cifra quantificata dai sindaci con il supporto dell’associazione a difesa dei consumatori “Aiace”. Ma tale spesa verrebbe adesso pressoché dimezzata in quanto i primi cittadini ritengono che la funzionalità dell’ufficio in questione possa essere garantita prendendo in affitto un solo piano anziché, come è avvenuto sino ad oggi, l’intero stabile.

Bisogna adesso vedere se il Governo nazionale si “accontenterà” di questa “proposta di risparmio” avanzata dai sindaci del comprensorio o se, per il “gusto sadico” di penalizzare i cittadini che si trovano a vivere nelle aree territoriali periferiche, per l’Agenzia delle Entrate di Trappitello intonerà ugualmente il “de profundis”. L’ipotesi non è del tutto peregrina, se si pensa a quanto verificatosi riguardo all’ufficio del Giudice di Pace di Francavilla, per il mantenimento del quale gli amministratori della cittadina dell’Alcantara si erano già da tempo dichiarati disponibili a mettere gratuitamente a disposizione l’immobile dell’ex Opera Pia di Via Visconte Ruffo. Nonostante tale “atto di buona volontà”, infatti, il mese scorso è giunto dalla Capitale il decreto ministeriale con cui è stata disposta l’immediata soppressione dell’ufficio giudiziario francavillese.

I sindaci dei sette Comuni interessati (Gaggi, Malvagna, Mojo Alcantara, Motta Camastra, Roccella Valdemone, Santa Domenica Vittoria ed, ovviamente, Francavilla) hanno quindi immediatamente impugnato dinnanzi al Tar tale decreto, caduto come un fulmine a ciel sereno quando per il Giudice di Pace di Francavilla sembrava non ci fosse più nulla da temere essendo rientrato già due anni fa tra quelli da non sopprimere. Adesso invece, a seguito di una seconda “scrematura”, il Ministero della Giustizia ha eccepito il cavillo del mancato reperimento, nelle piante organiche dei Comuni interessati, di un dipendente cui affidare le mansioni di cancelliere.

Quali, dunque, le argomentazioni di questo ricorso al Tar presentato congiuntamente alcuni giorni addietro dai sindaci dell’Alcantara? Ad illustrarcele è Lino Monea in qualità di primo cittadino del Comune capofila, Francavilla di Sicilia.

«Abbiamo deciso di ricorrere al Tar – spiega quest’ultimo – perché non è affatto vero che non siamo riusciti ad individuare, tra il nostro personale comunale, un impiegato disposto a svolgere il ruolo di cancelliere presso l’ufficio del Giudice di Pace. Il dipendente in questione, in servizio al Comune di Motta Camastra, l’avevamo segnalato al Ministero della Giustizia affinché venisse autorizzato a frequentare a Messina il corso di formazione obbligatorio di due mesi per poter ricoprire tale mansione, ma dagli uffici romani di Via Arenula non ci è mai giunta risposta alcuna. Il sottoscritto e gli altri colleghi sindaci del comprensorio siamo, dunque, con tutte le carte in regola in quanto abbiamo ottemperato scrupolosamente ad ogni richiesta ministeriale, prima provvedendo a sollevare lo Stato dal costo di affitto dell’ufficio e poi reperendo il potenziale cancelliere. Il nostro ricorso, pertanto, è più che fondato e, come tale, dovremmo avere buone probabilità di successo in questo estremo tentativo per mantenere a Francavilla, e più in generale al servizio dei cittadini di tutta la Valle dell’Alcantara, il Giudice di Pace. Ne approfitto, intanto, per ringraziare l’amico avvocato Alessandro Vaccaro, conclamato esperto in contenzioso amministrativo, il quale ha generosamente accettato di perorare questa nostra causa rinunciando agli emolumenti che gli sarebbero spettati e che, con i tempi di magra che corrono, avrebbero rappresentato un ulteriore sacrificio per le nostre esigue finanze comunali».

Alla fine, dunque, pare proprio di trovarsi al cospetto di una sorta di “guerra tra poveri”, combattuta tra istituzioni di uno stesso Stato (Ministeri da una parte e Comuni dall’altra) che lamentano entrambe di essere a corto di denaro (affermazione sicuramente veritiera per i Comuni, ma non sappiamo sino a che punto per lo Stato “sprecone”…) e che, come tali, fanno di tutto per risparmiare, non facendosi scrupolo di ridurre all’osso anche i servizi pubblici essenziali.

A pensarci bene, però, quanto risparmiato dal “povero” settore pubblico finisce con l’essere sborsato dall’altrettanto “povero” privato cittadino il quale, considerando i casi di specie, per registrare un semplice contratto di locazione o partecipare ad un’udienza del Giudice di Pace dovrà mettere svariati litri di benzina all’automobile per poter raggiungere la distantissima Messina.

Ma, sino a prova contraria, lo Stato non dovremmo essere noi cittadini?!… Sta di fatto, invece, che sembra di essere in presenza di soggetti avulsi o, addirittura, tra loro ostili, visto che l’uno, pur di risparmiare, se ne frega altamente se a fare le spese di questo suo “risparmio” sono gli altri, ossia i soggetti di cui dovrebbe prendersi cura…

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: da sinistra il sindaco di Taormina, Eligio Giardina, e quello di Francavilla, Lino Monea, con sullo sfondo il recente sit-in degli amministratori locali dinnanzi all’Agenzia delle Entrate di Trappitello per protestare contro la sua annunciata soppressione

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