A Castiglione di Sicilia il “battesimo” della Greenway Alcantara-Randazzo -
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A Castiglione di Sicilia il “battesimo” della Greenway Alcantara-Randazzo

A Castiglione di Sicilia il “battesimo” della Greenway Alcantara-Randazzo

Dopodomani, sabato 12 dicembre, il Comune etneo ospiterà i rappresentanti delle pubbliche istituzioni nazionali e regionali delle province di Messina e Catania, invitati dall’Ente Parco Fluviale a confrontarsi sull’accordo di programma attraverso il quale, di concerto con R.F.I., l’area protetta intende finalmente trasformare in “strada verde” la tratta ferroviaria dismessa

Il “gotha” politico-istituzionale delle province di Messina e Catania è atteso per dopodomani, sabato 12 dicembre, presso il Centro di Educazione Ambientale di Castiglione di Sicilia dove, a partire dalle ore 9.30, il commissario straordinario dell’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara, Giuseppe Morano, presenterà ufficialmente l’accordo di programma, promosso dall’area protetta e sottoscritto insieme al dipartimento regionale di “R.F.I.” (Rete Ferroviaria Italiana), finalizzato alla trasformazione in greenway dell’ormai dismessa rete ferroviaria Alcantara-Randazzo.

«E’ strategia prioritaria del Parco Fluviale dell’Alcantara – ha dichiarato il commissario Morano presentando l’iniziativa di sabato –  costruire, attraverso dei virtuosi rapporti di collaborazione, una sinergia ed un coordinamento dei servizi in favore del turismo, dello sviluppo sostenibile e della promozione del territorio. Ritenendo di fondamentale importanza la condivisione delle scelte che si andranno ad operare, all’incontro di Castiglione di Sicilia abbiamo invitato i rappresentanti delle varie istituzioni dei territori provinciali di Messina e Catania, nei quali ricade la tratta ferroviaria di cui vogliamo favorire il riuso come greenway».

Dopodomani, dunque, nel Comune etneo sarebbe il caso di… stendere il “red carpet”, visto che dovrebbero approdare lì ventidue deputati nazionali, dodici senatori della Repubblica, diciannove parlamentari all’Ars, gli assessori regionali al Territorio ed al Turismo (rispettivamente Maurizio Croce ed Anthony Barbagallo), i commissari delle città metropolitane di Messina e Catania, i dirigenti della Ferrovia Circumetnea, del Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara e del Distretto Turistico Taormina-Etna ed, ovviamente, i sindaci dei dodici Comuni interessati (Taormina, Giardini Naxos, Calatabiano, Gaggi, Graniti, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Mojo Alcantara, Malvagna, Roccella Valdemone e Randazzo), nella maggior parte dei quali insistono ancora le stazioni inutilizzate della linea Alcantara-Randazzo.

La tratta ferroviaria in questione è rimasta “in vita” per circa un trentennio: solennemente inaugurata nel 1959, venne soppressa negli Anni Ottanta perché ritenuta “ramo secco”, ossia non più produttiva per l’ente ferroviario nazionale, già avviatosi lungo il sentiero della privatizzazione. E dire che su quel “mitico” convoglio denominato “Littorina”, che faceva la spola sui suoi binari, sono salite intere generazioni di studenti di Francavilla e dintorni per raggiungere quotidianamente i vari istituti d’istruzione superiori dei Comuni etnei (Randazzo, Giarre, ecc.), mentre ai tempi d’oro dell’agricoltura, i vagoni-merci in transito su quella linea consentivano ai prodotti delle allora rigogliose campagne alcantariane (in particolare alle prelibate arance francavillesi) di poter approdare nei mercati nazionali ed esteri.

L’assurdo, tutto “italiota”, è che, proprio qualche mese prima della chiusura, tale tratta è stata interessata da costosissimi lavori di ammodernamento (per svariati miliardi di vecchie lire), tra cui l’automazione dei passaggi a livello.

In questi anni, per tentare di riattivare l’Alcantara-Randazzo, le conferenze di servizi, le tavole rotonde, gli articoli di stampa e persino i gruppi su Facebook si sono sprecati (si è anche ipotizzata un’annessione alla limitrofa Ferrovia Circumetnea), ma sta di fatto che, con dei costi di gestione che sfiorerebbero i tre milioni di euro l’anno, l’operazione, almeno dal punto di vista economico (che è, purtroppo, quello che detta legge) non si mostra per nulla conveniente.

Intanto duole il cuore nel vedere quelle stazioni in stato di completo abbandono e degrado (tranne quella di Gaggi, che un giovane imprenditore turistico è riuscito a farsi assegnare in concessione per realizzarvi una struttura ricettiva), mentre invece potrebbero essere adibite a centri espositivi e luoghi di aggregazione in genere (come è stato fatto già parecchi anni fa, tanto per rimanere in Sicilia, con la stazione di Villarosa, in provincia di Enna, trasformata in museo grazie allo spirito d’iniziativa di un privato).

A questo punto arrivati, dunque, l’unica soluzione per restituire alla pubblica fruizione il cosiddetto “ramo secco” dell’Alcantara sembra essere quella delle greenways (termine che tradotto in italiano sta per “strade verdi”), ossia dei percorsi destinati alla mobilità non motorizzata (piste ciclabili, sentieri per trekking a piedi, ecc.) che esaltano le bellezze paesaggistiche dei territori lungo i quali si snodano e che già in altre parti d’Italia e del mondo sono stati ricavati recuperando infrastrutture lineari esistenti, con in testa proprio le ferrovie dismesse. Ma oltre alle tipiche esigenze turistico-ricreative, una greenway può anche soddisfare quelle pratiche di mobilità tra casa, scuola e lavoro laddove, ovviamente, non intercorrono lunghe distanze e le condizioni atmosferiche consentono di potersi spostare in bici o a piedi.

Di una greenway al posto dell’Alcantara-Randazzo si parla, in effetti, da diverso tempo, anche se non ci si è mai concentrati abbastanza su tale alternativa in quanto, sia nei rappresentanti istituzionali locali e sia nella popolazione, è rimasta sempre viva la speranza di poter veder riattivata la linea ferroviaria. Adesso, però, ci si è resi finalmente conto che tale comprensibilissima aspirazione è destinata (per i motivi di natura finanziaria cui prima accennavamo) a rimanere utopia e, quindi, i tempi sembrano essere più che maturi per dare un decisivo impulso alla “soluzione greenway”, così come si sta prodigando a fare l’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara, i cui rappresentanti sono già stati a Palermo un paio di settimane fa per sottoscrivere l’accordo di programma con Rfi che verrà illustrato dopodomani mattina a Castiglione di Sicilia.

«Con i tecnici di Rfi – ha preannunciato il commissario del Parco Alcantara, Giuseppe Morano – faremo successivamente dei sopralluoghi per valutare se tutta la tratta in questione possa essere trasformata in pista verde, per verificare le condizioni di ponti e gallerie e per individuare immobili eventualmente non utili al nostro progetto e che, come tali, possono essere ceduti».

Rodolfo Amodeo  

La stazione di Francavilla di Sicilia il 4 giugno 1959 in occasione della giornata inaugurale della ferrovia Alcantara-Randazzo

Alcune foto, scattate in tempi e luoghi diversi, che documentano lo stato di abbandono e degrado in cui versano le varie stazioni ed i binari della ferrovia dismessa Alcantara-Randazzo

FOTO (tratte dalla pagina Facebook Riattiviamo la ferrovia Alcantara-Randazzo): la “compianta” Littorina e, nel riquadro, il commissario del Parco Fluviale dell’Alcantara, Giuseppe Morano; nelle altre immagini, la stazione di Francavilla di Sicilia in occasione dell’inaugurazione, nel 1959, della ferrovia Alcantara-Randazzo e lo stato di abbandono e degrado in cui oggi versa la tratta

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