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Catania, Istituto musicale “V. Bellini”. Due lavoratori precari: “Inascoltati da tutti, siamo pronti al suicidio”

Catania, Istituto musicale “V. Bellini”. Due lavoratori precari: “Inascoltati da tutti, siamo pronti al suicidio”

Pippo Barbagallo e Salvo Zappalà sono due lavoratori che operano come custodi presso l’Istituto musicale “V. Bellini” di via Etnea, a Catania. E, dopo oltre 20 anni di lavoro presso lo stesso Istituto, sono di fatto precari, condizione diventata tanto insostenibile da essere decisi a compiere un atto irreparabile: “Non ci ascolta nessuno. Siamo pronti al suicidio, così la facciamo finita!”.

Spiegano i due lavoratori: “Sulla nostra vicenda ci sono due interpellanze parlamentari (una all’Ars da parte di Anthony Barbagallo e una alla Camera dei deputati da parte di Giuseppe Berretta, ndR); c’è un nostro esposto alla Procura della Repubblica di Catania, attraverso il Comando della Guardia di Finanza; ci sono nostre denunce all’Ispettorato del Lavoro; c’è stata una convocazione da parte dell’allora presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo; ci sono state mozioni consiliari al Comune di Catania e al Consiglio Provinciale, presentate da parte di consiglieri di varie forze politiche; ci sono stati nostri continui interventi sulla stampa locale; ci sono state nostre ore e ore di scioperi,mesi e mesi senza stipendio,con la lotta senza sosta condotta attraverso e con il solo sostegno di UniCobas Sicilia, a cui aderiamo; ci sono oltre 20 anni di precariato, perché si è precari quando ad ogni gara d’appalto per la gestione dei servizi del Conservatorio si ricomincia con un nuovo contratto, come se non avessimo mai lavorato. Vent’anni di balletti fra Multiservizi, Pubbliservizi e cooperative; c’è anche che da poche settimane ci siamo rivolti all’onorevole Nello Musumeci, presidente della Commissione regionale antimafia, per essere ascoltati e per essere messi nelle condizioni di riprenderci, finalmente, la nostra dignità, come persone e come lavoratori, cancellata”.
“Dignità cancellata – continuano la loro dichiarazione congiunta Barbagallo e Zappalà -? Sì, perché quando un padre di famiglia non riesce a far vivere dignitosamente i propri cari, che fine ha fatto la sua dignità? Adesso, però, è finito il tempo dell’attesa, delle riunioni infinite, delle denunce che sbattono contro il muro di gomma, delle interpellanze parlamentari cadute nel vuoto, delle manifestazioni inutili, delle tante, troppe, parole perdute nel dimenticatoio”.

“Quindi – concludono i due custodi – considerato che non ci ascolta nessuno, considerato che non ci rivolgeremo mai a nessun padrino della mafia per portare il pane a casa, siamo pronti al suicidio, così la facciamo finita! E la faremo finita, cara Catania che ti giri dall’altro lato”.

Fin qui Barbagallo e Zappalà, fin qui il compito del giornale di informare. Adesso occorre che “Catania” si giri finalmente da quel lato. Ora! Subito!

Orazio Vasta

La foto di copertina è di Rossella Sturiale

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