Chirurgo ed ex primario a Paternò e oggi direttore all'Asp 3 sospeso dal servizio perché accusato di violenza sessuale VIDEO -
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Chirurgo ed ex primario a Paternò e oggi direttore all’Asp 3 sospeso dal servizio perché accusato di violenza sessuale VIDEO

Chirurgo ed ex primario a Paternò e oggi direttore all’Asp 3 sospeso dal servizio perché accusato di violenza sessuale VIDEO

Questa mattina, su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica, la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura interdittiva della durata di 12 mesi emessa in data 4 settembre 2025 dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania, a carico di un 63enne, Giuseppe Angelo Reina, all’epoca dei fatti primario ospedaliero catanese, ora titolare di altro incarico pubblico nel sistema sanitario all’Asp 3 di Catania.

Secondo l’impostazione accusatoria, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, alla luce degli elementi attualmente disponibili e considerando la fase processuale preliminare che non ha ancora permesso l’instaurazione del contraddittorio davanti al giudice, l’indagato è stato ritenuto dal Gip gravemente indiziato di un singolo reato di violenza sessuale (aggravata dal rapporto di subordinazione commessa ai danni di un medico chirurgo in servizio presso un’unità ospedaliera dell’hinterland etneo) fra i diversi episodi contestati.

Il provvedimento restrittivo scaturisce da approfondimenti, aventi ad oggetto gravi accadimenti riguardanti un Presidio Ospedaliero – quello di Paternò, sito nella provincia etnea, con espresso riferimento al richiamato medico che, nel periodo intercorrente tra il 2020 ed il 2024, secondo l’accusa, avrebbe tenuto nell’ambito della struttura pubblica espliciti comportamenti, finalizzati ad ottenere prestazioni sessuali da personale femminile operante nella struttura.

Le menzionate illecite condotte del medico – nella prospettazione di questo ufficio – si sarebbero concretizzate in atti sessuali ripetuti con le persone offese, sulla base di abuso di autorità e anche nel timore di subire pregiudizi professionali nella sfera professionale, evidenziandosi ancora che fra le diverse ipotesi contestate – sulla base di video-riprese, intercettazioni, dichiarazioni – il Gip ne ha ritenuta corroborata da gravi indizi solo una.

Sulla base delle indagini svolte i fatti sarebbero avvenuti sul luogo di lavoro, durante i turni di servizio, vicende immortalate da un impianto di video ripresa.

A carico dell’indagato, l’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Catania ha, dunque, ravvisato gravi indizi di reità concernenti una sola violenza sessuale commessa ai danni di una collega medico chirurgo, in quanto, l’indagato, nell’esercizio delle sue funzioni, approfittando dello stato di soggezione della vittima – come conseguenza della condizione subordinata della donna – l’avrebbe indotta a subire atti sessuali.

In particolare, anche in occasione delle visite ai pazienti svolte congiuntamente alla vittima presso il nosocomio, il 63enne l’avrebbe palpeggiata con gesti fulminei, rivolgendole contestualmente avances di tipo sessuale. Dunque, in molteplici casi la condotta si realizzava con comportamenti realizzati all’interno del suddetto nosocomio, mediante gesti rapidi tali da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e comunque di manifestare il suo dissenso. I fatti sarebbero stati posti in essere dal mese di dicembre 2018 fino al settembre 2024.

Le risultanze delle indagini, coordinate dalla Procura, sono state, quindi, solo in parte condivise dal competente Giudice per le Indagini Preliminari che, a fronte della richiesta della custodia in carcere formulata da questo Ufficio in ragione (secondo l’impostazione accusatorie) della gravità dei fatti contestati e della molteplicità delle vittime, ha, invece, ritenuto di disporre (con provvedimento che ci si riserva d’impugnare) nei confronti del sanitario, per solo uno dei diversi episodi contestati, rigettando nel resto, la misura interdittiva della sospensione dalle funzioni pubbliche dell’indagato presso Aziende Ospedaliere, Aziende Sanitarie e, più in generale, strutture sanitarie pubbliche o a partecipazione pubblica, inibendogli di espletare tutte le relative attività per la durata massima di dodici mesi.

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