Da qualche giorno l’accesso al Cimitero di Randazzo, a seguito di un’ordinanza, è interdetto al pubblico. A tal proposito riceviamo e pubblichiamo una lettera di protesta che ci è giunta in redazione.
“Da tempo ormai i cancelli del Cimitero comunale di Randazzo sono chiusi. Una serrata totale, senza spiegazioni concrete, senza una data di riapertura, senza la minima trasparenza. L’ordinanza, firmata il 25 giugno scorso dall’ingegnere Chiara Paparo – responsabile dell’Area V del Comune – parla genericamente di “interventi tecnici”. Ma quali interventi? Perché questo silenzio?
Sono un cittadino di Randazzo, e come tanti altri mi trovo impossibilitato a far visita ai miei cari defunti. È un dolore che si somma al dolore. In questi giorni ho raccolto la rabbia e la delusione di tante persone, specialmente degli anziani, che non comprendono perché, in un luogo così sacro, si possa interrompere tutto in questo modo, senza dare alcuna spiegazione.
Nel paese si rincorrono voci. Secondo alcune fonti non ufficiali – e sottolineo, si tratta solo di ipotesi – la chiusura sarebbe legata a un episodio molto grave: la fuoriuscita di liquido cadaverico da un loculo danneggiato. Se davvero fosse così, si tratterebbe di un problema sanitario serio, che richiederebbe interventi mirati e ben comunicati: isolamento dell’area coinvolta, segnaletica di rischio biologico, utilizzo di materiali specifici per la bonifica come la bentonite.
E invece? Invece il Comune ha scelto di chiudere l’intero cimitero. Senza spiegazioni. Senza confronto. Senza rispetto per la cittadinanza.
Mi chiedo: perché, se il problema riguarda solo una zona circoscritta, si è deciso di vietare l’accesso a tutto il cimitero? In altre situazioni simili, la prassi prevede l’interdizione limitata alle sole aree interessate. Perché non è stata seguita questa strada? Perché privare un’intera comunità del diritto alla memoria, al culto, al raccoglimento?
Il 2 luglio ho deciso di scrivere una lettera formale alle istituzioni: al Comune, alla Prefettura, alla Questura di Catania, alla Direzione Generale dell’ASP e al Distretto Sanitario di Bronte. Nella mia comunicazione ho espresso profondo rammarico per la gestione dell’ordinanza e ho chiesto, con fermezza, informazioni chiare: qual è la natura del problema? Quali sono i tempi previsti per i lavori? È possibile prevedere accessi parziali o a fasce orarie?
Ho scritto, testualmente: “Si chiede che venga tutelata la dignità dei defunti e il diritto delle famiglie a far visita ai propri cari, in un luogo che ha un valore emotivo e sociale fondamentale per la comunità”.
E finora? Nessuna risposta. Questo silenzio istituzionale è grave. È offensivo. E, soprattutto, è pericoloso. Perché alimenta il sospetto, la paura, la sfiducia. E perché lascia i cittadini da soli di fronte a un problema che andava gestito con comunicazione, empatia e senso civico.
Io non cerco colpevoli. Ma chiedo, come tanti altri, la verità. Se si tratta di un’emergenza igienico-sanitaria, vogliamo saperlo. Vogliamo essere rassicurati, non ignorati. Le omissioni non proteggono nessuno. Le mezze verità non risolvono nulla.
Randazzo è una comunità viva, forte, rispettosa. Non possiamo essere trattati come spettatori passivi. E non possiamo accettare che un luogo così delicato, dove riposano le nostre radici, venga abbandonato nel silenzio.
Chiedo, ancora una volta, trasparenza e umanità. Chiedo risposte. Lo faccio non solo per me, ma per tutti quei volti che in questi giorni ho visto affacciarsi alle sbarre chiuse del cimitero, senza trovare né conforto né spiegazioni”.
Alfio Papa