Riposto, si infiamma la saga della "cuddura" al Carmine. Le due verità del parroco e del sindaco VD -
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Riposto, si infiamma la saga della “cuddura” al Carmine. Le due verità del parroco e del sindaco VD

Riposto, si infiamma la saga della “cuddura” al Carmine. Le due verità del parroco e del sindaco VD

Don Camillo vs Peppone 2.0 a Riposto. Sullo sfondo la richiesta per l’installazione di una piccola mostra mercato pasquale organizzata dalla comunità Maria Santissima del Carmelo con il supporto dell’Azione Cattolica parrocchiale. Il parroco Daniele Raciti il 21 febbraio scorso ha richiesto, per le vie ufficiali, tramite Pec,  la “chiusura al transito veicolare di via S.Orsola, adiacente la chiesa per sabato 16, 23 marzo, dalle 16 alle 19.30”, ottenendo riscontro dal Comune, che, con ordinanza della Polizia municipale n.13 del 14 marzo scorso, ha confermato “l’istituzione del divieto di transito in via S.Orsola, nel tratto compreso tra via Largo Bagni e via Galliano per le iniziative dell’Azione Cattolica parrocchia Maria SS del Carmelo”.

“Sulla scorta dell’ordinanza – afferma il parroco Raciti – abbiamo quindi allestito i gazebo. Ad un certo punto – rivela nell’intervista video – è pervenuta una telefonata dal Comune con cui ci è stato richiesto di spostare gli espositori, preferibilmente all’interno di nostri locali piuttosto che su strada. A questo punto ho riformulato la richiesta…”

 

LA VERITA’ DEL PARROCO

Tutta la vicenda presenta diverse verità. E affidiamo ai lettori le conclusioni. Dall’interlocuzione epistolare tra la Parrocchia del Carmine e l’Amministrazione si apprendono particolari inediti e nel contempo preoccupanti. Il parroco nella nuova missiva indirizzata al sindaco, in data 17 marzo rappresenta i fatti per come accaduti: “data la richiesta telefonica, in data 16 marzo, da parte del sindaco di non montare nella via S.Orsola,  adiacente alla chiesa, ma di fronte ad una  attività commerciale ….”

Il parroco nella missiva chiama in causa, poi, precisi soggetti che, “a quanto riferitomi, avrebbero esposto al Comune forti lamentele per questa iniziativa dell’Azione cattolica parrocchiale, intimandone lo sgombero, onde evitare spiacevoli conseguenze peggiori, temendo da parte nostra non so quale concorrenza o ostacolo o non so cos’altro”.

Il parroco nella missiva ha poi specificato “nella fattispecie l’iniziativa – che porta il nome “iniziative di azione cattolica su strada” e, come indicato nella locandina realizzata dai giovani dell’azione cattolica mercatino di Pasqua e tradizionali cuddure –  è finalizzata alla raccolta di offerte per la Quaresima di Carità diocesana (come scritto nella stessa locandina) e si tratta di prodotti realizzati a mano.

E con il termine “mercatino” non vuole indicare una vendita ma di una realizzazione di prodotti pasquali senza fine di lucro ma caritativo e non continuativo. Avendo per quieto vivere accolto la richiesta del sindaco e non chiusa la via Sant’Orsola seppure creatosi da qualche passante su via Galliano momenti inspiegabili di tensione che faremo presente alle autorità competenti…”

La missiva si conclude con il rinnovo della richiesta di autorizzazione per la chiusura al transito veicolare di via Sant’Orsola per realizzare il mercatino di Pasqua, il cui fine – è stato ribadito dal parroco – “è caritativo per l’iniziativa diocesana della “Quaresima di Carità” le cui eventuali offerte saranno devolute alla Caritas Italiana”.

Fin qui le due note del parroco del Carmine che denotano un clima particolarmente caldo, specie in alcuni precisi passaggi “intimandone lo sgombero onde evitare spiacevoli conseguenze peggiori, temendo da parte nostra non so quale concorrenza o ostacolo o non so cos’altro” ; “…Avendo per quieto vivere accolto la richiesta del sindaco e non chiusa la via Sant’Orsola seppure creato da qualche passante su via Galliano momenti inspiegabili di tensione che faremo presente alle autorità competenti…”

A cosa si riferisce esattamente il parroco in riferimento al quieto vivere? E quali sarebbero soprattutto queste spiacevoli conseguenze peggiori?

LA NOTA DEL SINDACO VASTA

Dal canto suo, il sindaco Vasta, ancora una volta ha scelto lo strumento social per chiarire la propria posizione, determinando un effetto boomerang.

“In merito alle voci che stanno circolando sul presunto ostruzionismo di questa amministrazione comunale nei confronti dell’iniziativa organizzata dalla parrocchia ‘Maria SS del Carmelo’ – scrive il sindaco – voglio ricostruire la vicenda e chiarire alcuni passaggi.

Ricevuta la richiesta di chiusura della via S. Orsola, nel tratto compreso tra via Largo Bagni e via Galliano, per la realizzazione di un mercatino di Pasqua, abbiamo subito rilasciato l’autorizzazione. Telefonicamente, e quindi per le vie brevi, abbiamo però successivamente chiesto al parroco, Don Daniele, di montare i gazebo previsti non più in via S. Orsola ma in piazza Largo Bagni, dove tra l’altro si erano svolti i recenti mercatini natalizi. Una decisione assunta per motivi di ordine pubblico e, ovviamente, nell’interesse della collettività.

Una richiesta, la mia, comunicata ben prima che venissero montati i gazebo, a cui Don Daniele si era detto favorevole. Ma qualche giorno dopo, senza alcuna comunicazione, i gazebo sono stati montati sulla pubblica via, incuranti della conversazione telefonica intercorsa.

Nessuno – conclude il sindaco Vasta – è contrario ai mercatini parrocchiali o ad altre iniziative, è necessario però venirsi incontro nell’organizzazione degli eventi, nell’interesse primario della collettività. Potendo usufruire di uno spazio attiguo, come piazza Largo Bagni, adatto tra l’altro a queste manifestazioni, abbiamo ritenuto opportuno evitare la chiusura di una pubblica via. Quindi da parte di questa amministrazione nessun ostruzionismo ma solo una richiesta di collaborazione reciproca”.

La nota del sindaco offre dunque un’altra verità e, pur ammettendo di avere telefonato al parroco, spiega che la decisione di non concedere via S.Orsola è stata assunta per “motivi di ordine pubblico”. Evidentemente in quel budello di strada, la via S.Orsola, persistono, a giudizio del primo cittadino, carenze di sicurezza per un eventuale “assalto” alla cuddura.

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