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Randazzo, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le motivazioni dello scioglimento del Consiglio comunale

Randazzo, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le motivazioni dello scioglimento del Consiglio comunale

Assenza di legalità nell’azione amministrativa, intrecci relazionali e parentali degli amministratori e dei dipendenti comunali con la criminalità e uno stato di grave e desolante precarietà funzionale degli uffici comunali, vessati da una pressante ingerenza operata sugli stessi dall’ex sindaco Sgroi e da altri amministratori.

Il provvedimento di scioglimento si è reso necessario, soprattutto, per sussistenza del pericolo di forme di infiltrazione o condizionamento di tipo mafioso, tali da determinare responsabilità che hanno determinato la perdita di credibilità dell’istituzione locale nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per far cessare immediatamente il pregiudizio in atto e assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità per scongiurare ogni ulteriore forma di permeabilità all’influenza di tipo mafioso.

Dalla relazione, dunque, si delinea un quadro abbastanza chiaro e convincente in cui le forme di ingerenza e di condizionamento da parte della criminalità organizzata hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale volta a perseguire fini diversi da quelli istituzionali.

Ci vorranno anni per ristabilire un clima di legalità nel Comune di Randazzo, la formazione di una nuova classe dirigente e un apparato burocratico-amministrativo professionale, efficace ed efficiente, esente da qualsiasi condizionamento. La legalità diffusa, sarà la sfida più importante a cui è chiamata la città nell’interesse della sua stessa esistenza futura.

La gestione del Comune, intanto, è stata già affidata alla Commissione straordinaria composta dalla Dott.ssa Alfonsa Caliò (viceprefetto), dal Dott. Cosimo Gambadauro (viceprefetto aggiunto) e dalla Dott.ssa Isabella Giusto (funzionario economico-finanziario), per la durata di diciotto mesi, che potrebbero aumentare in funzione della complessità del risanamento dell’Ente al fine di assicurare la legalità, il regolare funzionamento dei servizi nel rispetto dei principi di imparzialità e di buon andamento dell’azione amministrativa.

Dopo la sintesi circolata nei giorni scorsi, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del D.P.R. 26 gennaio 2024 a firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, recante “Scioglimento del consiglio comunale di Randazzo e nomina della commissione straordinaria” (G.U. Serie Generale n.43 del 21-02-2024) si delineano i contenuti e le possibili gravi responsabilità politico-amministrative emerse all’esito degli approfonditi accertamenti che, per circa sei mesi (marzo-settembre 2023), ha svolto una speciale commissione d’indagine nominata dal Prefetto di Catania.

Tutto nasce da un attento monitoraggio dell’ente dopo la brillante operazione di polizia giudiziaria denominata “Terra bruciata” (ottobre 2022) coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dal Comando provinciale Carabinieri di Catania e dalla Compagnia Carabinieri Randazzo. In quella circostanza l’ex sindaco Francesco Sgroi e altri due ex consiglieri comunali (Carmelo Tindaro Scalisi e Marco Crimi Stigliolo) sono stati indagati per scambio elettorale politico-mafioso. Imputazione, seppure con ampia formula dubitativa, successivamente archiviata (24 marzo 2023) dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Catania.

Ciò nonostante, dall’accertamento commissariale sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione comunale a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’Ente e che di fatto l’hanno reso permeabile ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata, con grave pregiudizio per gli interessi della collettività. Con questi presupposti, al fine di porre rimedio a una situazione di grave inquinamento e deterioramento del governo della città, lo Stato è intervenuto mediante un commissariamento al fine di rimuovere gli ostacoli e gli effetti pregiudizievoli per l’interesse pubblico ed assicurare il risanamento generale dell’ente.

Il lavoro svolto dalla Commissione ha evidenziato una forte permeabilità delle istituzioni locali al crimine organizzato, interessato anche ad infiltrarsi nelle attività economiche legali e nella gestione della cosa pubblica. Per i commissari prefettizi e per il Ministero dell’Interno, le forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata hanno fortemente compromesso il buon andamento dei servizi comunali con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.

L’attività ispettiva ha evidenziato un tessuto relazionale e parentale degli amministratori e dei dipendenti comunali con soggetti gravati da condanne per associazione di stampo mafioso nonché stretti rapporti personali dai quali è desumibile un quadro di condizionamento dell’ente da parte della locale criminalità organizzata.

In particolare, le risultanze investigative, condotte nel tempo dai carabinieri di Randazzo, hanno documentato una “personale vicinanza” e un continuo legame, assai risalente nel tempo (almeno dal 2003) e ancora attuale, tra l’ex sindaco Sgroi e soggetti contigui ad ambienti malavitosi, oltreché frequentazioni con “pregiudicati della zona” (in un’occasione sottoposto anche a identificazione), alcuni dei quali accusati anche di reati di associazione a delinquere di tipo mafioso. Rapporti di stretta frequentazione con soggetti vicini ad ambienti controindicati sono stati segnalati non soltanto nei confronti dell’ex sindaco Sgroi, ma anche nei confronti di altri amministratori comunali tra i quali un assessore titolare di imprese e legato da stretto rapporto amicale con un noto esponente mafioso appartenente  ad  una  delle  principali  famiglie catanesi la cui forte relazione personale si è manifestata anche in occasione della costituzione in carcere del malavitoso il quale è stato accompagnato in carcere dall’ex assessore imprenditore con la propria autovettura. Nella relazione emergono pure rapporti di parentela con soggetti vicini al contesto malavitoso anche nei riguardi di altri amministratori comunali, sia di maggioranza sia di minoranza e di qualche dipendente comunale.

Nel quadro delle criticità, la commissione di indagine ha posto in evidenza la grave e desolante precarietà funzionale degli uffici comunali, nonché la pressante ingerenza operata sugli stessi dall’ex sindaco e da altri amministratori. Ciò avrebbe costituito, di fatto, una sostanziale illegalità amministrativa in cui tutt’ora l’ente verserebbe.

Il lavoro dei commissari prefettizi ha riguardato anche la grave attuale situazione economica del bilancio del comune che, nel 2019, ha dichiarato lo stato di dissesto finanziario, con un debito non meglio precisato, ma che potrebbe sforare addirittura i 15 milioni di euro, senza che l’amministrazione abbia posto in essere alcun rimedio, preferendo, invece, procedere alla dichiarazione di dissesto finanziario. Scelta, questa, che, per i commissari, potrebbe essere stato un artificio giustificativo per la successiva alienazione di terreni di proprietà comunale a favore di soggetti legati a famiglie mafiose.

Nell’ambito del controllo economico-finanziario è emersa persino un’insufficiente azione da parte dell’apparato politico e dirigenziale nell’assicurare all’ente la riscossione dei tributi locali. Tra l’altro, è emerso che tra gli utenti non in regola con i pagamenti vi siano diversi amministratori ed esponenti delle locali famiglie mafiose, nei cui confronti gli uffici comunali non hanno intrapreso le dovute azioni di recupero coattivo dei tributi.

L’indagine dei commissari prefettizi ha rilevato, altresì, come l’ente sia stato influenzato dagli interessi della criminalità organizzata. In particolare è citato il caso di un immobile con un fabbricato abusivo confiscato alla mafia per il quale l’ente non avrebbe adottato alcuna misura per ripristinare la legalità, rinunciando, addirittura, all’assegnazione dello stesso bene da parte dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, nonostante la disponibilità alla gestione del bene da parte di associazioni sociali a vantaggio della collettività.

Nella lunga relazione classificata scaturita dall’accesso (composta da 299 pagine) i commissari hanno evidenziato come gli uffici comunali non avessero la reale conoscenza del patrimonio dell’ente, atteso che l’elenco consegnato alla commissione riportava una mancanza di circa 1560 cespiti. Altre irregolarità contestate riguardano l’assenza di controlli e di verifiche sui residenti negli alloggi di edilizia residenziale pubblica e le ripetute difficoltà frapposte dagli uffici comunali nel reperire e nel fornire all’organo ispettivo la documentazione riguardante le assegnazioni e i relativi elenchi degli occupanti gli alloggi popolari, atti in gran parte carenti di necessarie verifiche e soprattutto  sarebbero stati omessi i relativi controlli da parte della polizia municipale.

L’organo ispettivo ha rilevato criticità anche nelle procedure di rilascio delle licenze commerciali.

L’azione di controllo si è soffermata anche sulle procedure di appalto e di affidamento di lavori e servizi rilevando come in molteplici casi il ricorso agli affidamenti diretti o in somma urgente è stato effettuato a determinate imprese eludendo le regole cui la pubblica amministrazione è direttamente sottoposta, determinando così una sostanziale “mala gestio” della cosa pubblica.

G.D.G.

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