Il mistero del vulcano a largo di Riposto da anni affascina i sub. A largo del comune marinaro, infatti, nella cosiddetta “secca”, è stata rinvenuta, anni fa, una cresta lunga kilometri che assomiglia ai dicchi della Valle del Bove.
Qualche giorno fa, dopo lunghi preparativi, i subacquei Leonardo Leonardi e Giovanni Lizzio con l’assistenza in superficie di Antonio Giordano hanno compiuto un’esplorazione subacquea totale della secca di Riposto. Un’accurata pianificazione è servita per organizzare al meglio la spedizione profonda con partenza dal porto dell’Etna Marina di Riposto.
Accompagnati dal comandante Antonio, i due sub hanno raggiunto il punto esatto che si trova a circa 2 miglia dalla costa. Si tratta di un sito molto ricercato dai pescatori della zona e, come riferiscono i due sub, anche menzionato da recenti studi scientifici proprio perchè potrebbe essere la struttura di un vecchio vulcano sommerso.
Grazie alle condizioni meteo marine favorevoli, i due immersionisti hanno raggiunto rapidamente il fondale trovando una temperatura di 14°. Si sono trovati innanzi un paesaggio lunare: “Una distesa sabbiosa – raccontano – sulla quale sono adagiati delle grandi rocce dalle dimensioni piuttosto particolarmente grandi rispetto ai fondali della nostra costa jonica”.
L’esplorazione verso la zona circostante è stata effettuata grazie all’ausilio di scooter subacquei che permettono di coprire una vasta area anche a profondità notevoli. A poche decine di metri dal punto di partenza, il fondale inizia a sprofondare in una franata che raggiunge i -100 metri e improvvisamente appare una distesa sabbiosa.
Durante l’esplorazione, Leonardi e Lizzio hanno avvistato diversi esemplari di ricci matita, scorfani, e dentici. Purtroppo i due sub hanno anche trovato numerose attrezzature da pesca abbandonate sul fondo, in seguito ad incagliamento tra le rocce. Durante l’esplorazione realizzano immagini inedite.
“Grazie all’utilizzo – spiegano – di sofisticate attrezzature come Rebreather (macchina che ricicla il proprio gas respiratorio) utilizzando miscele Trimix composte da ossigeno ed elio, abbiamo potuto raggiungere queste profondità abissali e avere una lunga permanenza sul fondo di circa 30’ per poi completare l’immersione in 130’ dopo una lunga decompressione”.
Un’esperienza per esperti che però non resterà isolata. Leonardi e Lizzio, infatti, assicurano: “Sicuramente ritorneremo a esplorare meglio questo luogo che nasconde ancora tante sorprese”.