Mareggiata ad Aci Castello, fra assicurazioni da riscuotere e solidarietà -
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Mareggiata ad Aci Castello, fra assicurazioni da riscuotere e solidarietà

Mareggiata ad Aci Castello, fra assicurazioni da riscuotere e solidarietà

Da Cannizzaro ad Aci Trezza, nel Comune di Aci Castello, il mare in tempesta, che venerdì ha investito la costa jonica, non ha registrato solo la distruzione delle strutture balneari, alcune di esse chiuse al pubblico da oltre una settimana e non smontate. Non solo ammassi di tubi metallici e montagne di legno e di tantissimo altro materiale. Non solo paura. Non solo rassegnazione davanti alla forza della natura. Non solo assicurazioni da riscuotere. Non solo stato di calamità.

Infatti, si sono registrati anche dei casi, non molti, di chi non si è rassegnato a non fare nulla per strappare al mare in tempesta quello che poteva essere salvato. Sul lungomare che dal porto di Aci Castello giunge al Lido dei ciclopi, lido che ha subito violentemente le onde del mare, è avvenuta una sorta di mobilitazione per salvare il salvabile.

Mobilitazione volontaria, che ci racconta Valentina Bellelli, una testimonianza importante, da parte di una giovane mamma che ha il “vizio” di non voltarsi dall’altro lato: “Grazie al mare in tempesta e ai danni che senza volerlo stava procurando a molti, tanta umanità é emersa. Erano le 15:30 quando al lungomare Scardamiano i lidi venivano martoriati dalle onde, in pochissimo tempo la distruzione totale, ma, in un punto ben preciso del lungomare, a poco a poco sì è creato un assembramento di persone. Prima tre, dieci, venti, alle 16:30  eravamo una quarantina, tra ragazzini, bambini, donne e uomini, tutti riuniti attorno a Daniele, per aiutarlo, sostenerlo e salvare il salvabile.

Quasi nessuno di noi aveva nulla di personale da mettere in salvo, ma c’era una persona che meritava tanto e che vedeva davanti a se distrutto il suo circolo sportivo, la sua passione… per tanti di noi la nostra seconda casa.  Un luogo dove i ragazzini imparano che lo sport è prima di tutto rispetto oltre che divertimento”.

Chi non conosce Daniele? Un ragazzo che in qualsiasi momento ti regala una pacca sulla spalla e un sorriso, un ragazzo che ha fatto della sua passione per il windsurf un lavoro, un luogo per famiglie e uno stile di vita, esempio di pulizia, passione e regole per tanti ragazzi.

“Siamo riusciti a mettere al riparo tante cose, frigoriferi (non tutti), attrezzature, oggetti più o meno importanti, riempiendo unm centinaio di metri di marciapiede. Tutti gli altri lidi avrebbero potuto fare lo stesso ma nessuno ha mosso un dito. Molti degli altri lidi erano già chiusi da settimane e nulla o quasi era stato smontato. Alcuni proprietari avvicinandosi al folto gruppo che si dava da fare  hanno chiesto come mai facessimo tutta quella fatica visto che c’era l’assicurazione che avrebbe pagato. Nessuno ha risposto e Daniele ha solo alzato le spalle come per dire gli affetti non te li paga nessuno”.

All’indomani della mareggiata, alle 8:00 di mattina tra le macerie dove sorgeva il circolo c’erano già dieci persone a raccogliere la spazzatura, i legni e la distruzione lasciata sugli scogli, insieme ovviamente a Daniele. Nei lidi accanto, nessuno”.

Non c’era più nulla da poter salvare ma c’era una costa da ripulire nel rispetto di quel mare che tutto ti ha tolto ma che domani tanto donerà a Daniele.

A Daniele ho chiesto perché ha lottato fino all’ultimo per salvare il salvabile mentre altri proprietari erano immobili? “Forse, perché sono un circolo sportivo, composto da soci che sono prima di tutto amici. Oltre le cose ci sono le persone, i ricordi. Appena hanno saputo quello che stava succedendo, hanno lasciato tutto e sono venuti qui”.

Nulla da aggiungere. Del resto, il mare ha già detto tutto, di tutte e di tutti.

Orazio Vasta

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