Gita in barca in una calda domenica d’ottobre: amare sorprese -
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Gita in barca in una calda domenica d’ottobre: amare sorprese

Gita in barca in una calda domenica d’ottobre: amare sorprese

«Non mi capita spesso di uscire in barca con gli amici, tanto meno fuori stagione ma oggi il tempo permetteva, gli amici giusti c’erano e quindi perché no? Ed eccoci alle 9 a Riposto pronti a imbarcarci alla volta delle spaggie di Taormina e Giardini Naxos.

striscia3Non passano neanche 15 minuti dall’inizio della navigazione e cominciamo a sentire un odore forte, acre, come di prodotti chimici. Ci chiediamo cosa sia ma neanche il tempo di abbozzare una risposta che davanti a noi compare una enorme macchia bianca schiumosa. Ecco la causa di quella terribile puzza. Siamo al largo del tratto di spiaggia tra Sant’Anna e Fondachello. Non mi meraviglio più di tanto visto quanto è capitato quest’estate in questa zona e penso “che me ne frega? Tanto il bagno vado a farlo altrove”. Faccio un paio di “foto ricordo” e non ci penso più.

Neanche un altro paio di minuti di navigazione e ci imbattiamo in qualcosa di grosso che galleggia. Ci avviciniamo curiosi e ironizziamo immaginando possa essere il pneumatico di un tir. Cretini che siamo. Infatti era la carcassa di un delfino, viste le dimensioni, adulto. Immediatamente penso: è la vita, prima o poi si muore. Ma un mio compagno di gita, appassionato di pesca, mi rimprovera e mi fa notare che il delfino ha in bocca una rete da pesca: si è impigliato e non è riuscito a liberarsi. Questa la sua ingrata fine. Non mi avventuro nemmeno su discorsi di regole e leggi che non conosco. Rimaniamo in silenzio qualche decina di secondi e ripartiamo. Non torniamo più sull’argomento, la nostra giornata di relax ci attende. Il commento sulla sconfitta casalinga del Napoli contro la Roma ci “prende” e via, verso lidi migliori.

La giornata trascorre spensierata e divertente come l’avevo immaginata ma, c’è un ma. Ogni tanto mi assale una strana sensazione. Non so descriverla. Ansia? Angoscia? Non so. E perché poi? L’importante è scacciare le cattive sensazioni: oggi relax.

Rientriamo intorno alle 16,30, arrivo a casa e realizzo: non era ansia. Era una “vocina” che mi faceva notare quanto fossi stato superficiale, quanto fossi abituato a notare un problema e a girarmi dall’altra parte come se “il conto non fosse anche mio”. E così ho deciso di scrivere queste quattro righe che invio alla vostra Redazione, vincendo la pigrizia e la vergogna, perché mi sono accorto di quanto stolto sia l’uomo, io per primo.

delfino-3Occorre, e per questo spero pubblichiate queste mie righe, che si cambi passo soprattutto nella gestione delle nostre risorse naturali. Non ne faccio una questione di territori (il delfino può essere morto ovunque ed arrivare lì trasportato dalla corrente così come quella distesa di schiuma dall’odore nauseabondo), ne faccio una questione di emergenza.

L’estate è finita e le polemiche per lo stato in cui versa il nostro litorale si sono placate ma oggi ho chiaro che l’anno prossimo si ripresenteranno le stesse questioni e probabilmente le stesse “non soluzioni”. Ma l’estate ritornerà prima di quanto crediamo oggi…

Il mio racconto vuole essere un appello nei confronti delle Istituzioni, dall’Autorità Giudiziaria, ai sindaci dei Comuni interessati, all’Arpa sino ad arrivare alla Guardia Costiera ed ai cittadini tutti, anche ai più stolti come me, affiché si prenda consapevolezza che solo noi possiamo salvarci, tutti insieme, affrontando “di petto” certe scomode situazioni. Mettere la testa sotto la sabbia, lo “scaricabarile”, sono pratiche che non ci servono più. Ne va di noi stessi. Grazie per l’attenzione».

Come redazione avevamo deciso di commentare questa lettera ma, dopo averla letta più volte, riteniamo superfluo ogni commento. Decidiamo quindi di condividerne il contenuto. In toto.

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