Ospedale di Giarre: si prepara una nuova manifestazione. Ma la politica locale dov’è? -
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Ospedale di Giarre: si prepara una nuova manifestazione. Ma la politica locale dov’è?

Ospedale di Giarre: si prepara una nuova manifestazione. Ma la politica locale dov’è?

Assente la politica locale. Ad eccezione del sindaco di Giarre, D’Anna, e di un paio (non di più) di consiglieri comunali giarresi il dato che più colpisce e ferisce dell’incontro di ieri sull’Ospedale di Giarre è stata la totale assenza della politica locale non solo del Comune di Giarre ma anche dei Comuni vicini, Riposto, Mascali, Milo, Sant’Alfio, Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Calatabiano che fanno tutti parte dello stesso Distretto sanitario.

Al netto delle assenze è stato rintuzzato e smentito seccamente il direttore generale dell’asp Giuseppe Giammanco, relativamente ad una sua affermazione, rilasciata nel corso della trasmissione “Ma manda Raitre”, secondo cui l’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di Giarre sorgerebbe su una faglia. L’incontro organizzato dal leader del Comitato cittadino Angelo Larosa e moderato dalla giornalista Emanuela Corsi, ha sconfessato la dichiarazione di Giammanco sulla possibilità che il nosocomio di Giarre sia stato edificato su una faglia. La dissertazione del geologo Marco Neri, ha chiarito questo aspetto, sviluppandosi anche inerentemente ai rischi cui incorre la popolazione del distretto socio-sanitario n°17.

Nel corso del dibattito tenutosi nella “Sala Romeo”, Larosa ha evidenziato come la storia del nostro territorio narri di cosa comporti vivere alle pendici di un vulcano. I danni ingenti provocati da terremoti correlati all’attività del vulcano, sono stati in passato una testimonianza dei pericoli con i quali convivono gli abitanti del territorio etneo. Il sindaco di Giarre Angelo D’Anna, ha evidenziato le conseguenze scatenate dall’applicazione degli ultimi due decreti assessoriali. In particolare, ha sottolineato gli effetti deleteri dell’applicazione della logica degli ospedali riuniti, a fronte della quale, il nosocomio giarrese diventava vittima di un progressivo depauperamento rispetto all’ospedale di Acireale, che invece acquisiva una serie di reparti. La conseguenza di questo processo di spoliazione, è che adesso l’ospedale di Giarre è un presidio insufficiente a gestire l’afflusso di esigenze di salute. D’Anna ha specificato che teoricamente si conservavano posti letto a Giarre ma che di fatto essi venivano svuotati. Ciò che si è evinto, secondo il primo cittadino giarrese, è che la chiusura dell’ospedale è stata concepita per determinare un accrescimento delle competenze e dei primariati nell’ospedale acese.

In particolare, D’Anna ha puntualizzato come siano stati raggranellati 4.000 posti letto tra pubblico e privato così da determinare uno squilibrio tra Catania e le altre piccole strutture sparse sul territorio. D’Anna ha poi aggiunto che il distretto socio-sanitario n°17 è stato comunque il primo e l’unico ad aver subito un ridimensionamento così drastico. Giarre inoltre era l’unico comune ad avere i requisiti di base per mantenere in vita il pronto soccorso. Il primo cittadino giarrese ha poi contestato la velocità con la quale è stato applicato il decreto assessoriale del 14 gennaio 2015 posto in essere in materia di rimodulazione della rete ospedaliera siciliana. Il decreto assessoriale infatti, secondo D’Anna, prevedeva due anni per la sua applicazione, mentre invece in tre mesi è stata decretata la soppressione del pronto soccorso.

Inoltre, non è stato assunto personale per implementare le unità mediche dell’ospedale di Giarre lamentando una difficoltà che invece non sussisteva a fronte della posizione dell’Asp sulla necessità e sulla possibilità di assicurare maggiore personale medico all’azienda. Relativamente al decreto Balduzzi, D’Anna ha ipotizzato che la logica degli ospedali riuniti sia stata posta in essere in quanto la somma delle utenze di Giarre e Acireale avrebbe consentito ad Acireale di godere di un bacino d’utenza così vasto da ottenere la conversione del pronto soccorso di base in un Dea di primo livello, sebbene a pochi km di distanza vi sia un Dea di II livello come l’ospedale Cannizzaro.

Giarre comunque, in materia di mantenimento del pronto soccorso, rispetta i parametri previsti dal decreto Balduzzi. A tal proposito il sindaco ha specificato che sarebbe anche sufficiente rispettare uno solo dei parametri per poter beneficiare del ripristino del pronto soccorso, in quanto tali parametri non sono concorrenti tra di loro. Tra questi, è annoverabile la distanza di un’ora dell’area Castiglione-Solicchiata dal Dea di secondo livello rappresentato dal Cannizzaro. Inoltre, in caso di incidente lungo il percorso, poichè esso si basa su strade statali che attraversano centri abitati, il rischio che i tempi di raggiungimento del Dea di II livello si allunghino, è notevole.

Il numero di accessi necessario a mantenere un pronto soccorso di base, secondo le linee-guida, è di 25.000 annui, e Giarre si è comunque aggirata attorno ai 23.000 per poi far registrare 17.000 interventi quando però il pronto soccorso era già fortemente depotenziato. A Comiso e a Niscemi è stato fino ad ora mantenuto il pronto soccorso in quanto Comiso dispone dell’aeroporto mentre Niscemi dispone di un’area industriale. Giarre comunque, come sostiene D’Anna, inerentemente a ciò non è attardata rispetto a questi comuni, in quanto il suo distretto ha una vocazione turistica, dispone di diversi km di costa e presenta un’area artigianale e industriale.

Il cardiologo Rocco Romeo, in qualità di delegato Asp, ha ricordato che nell’ultimo periodo di vita, il pronto soccorso era già il pte di oggi in quanto fortemente depotenziato. Pertanto, sin da una fase antecedente alla sua chiusura, nel pronto soccorso non vi erano le condizioni per operare in sicurezza. A tal proposito, Romeo ha evidenziato che se al pronto soccorso si presentava qualcuno con una milza fortemente danneggiata, questo doveva essere collocato sull’ambulanza nella speranza che resistesse durante il tragitto per raggiungere l’ospedale più idoneo al suo problema. Secondo Romeo, il distretto Jonico, per quello che è il suo territorio, dovrebbe disporre di uno spoke: ovvero di un centro ospedaliero a media intensità di intervento provvisto di unità coronarica. Romeo ha poi precisato che l’ospedale di Giarre, per via di manutenzioni disattese, presenta diverse carenze strutturali. Pertanto, l’ospedale è agibile soltanto per il 30%.

Chiusa questa parentesi, è stato puntualizzato che l’applicazione di provvedimenti come la chiusura di un pronto soccorso, avviene dietro input regionale e che dunque le decisioni si attestano ad un livello politico. L’esistenza di un pronto soccorso comunque, non può prescindere dalla chirurgia, dalla medicina, dall’ortopedia, dall’anestesia e dagli ambulatori h24.

Il geologo dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Marco Neri, si è invece soffermato sui rischi di carattere sismico e idrogeologico che riguardano il territorio di Giarre. Oltre ai predetti rischi si aggiunge quello di maremoti e di disturbi in termini di salute, dovuti alla cenere vulcanica. Dopo un breve excursus sulla formazione dell’Etna, originatasi dal fenomeno in ordine al quale la placca africana è andata sotto quella Europea, Neri ha fatto il punto della situazione sulle faglie sismogenetiche e sulla fagliazione superficiale asismica del nostro territorio. Egli ha dichiarato che la Sicilia, oltre a trovarsi in un Mediterraneo che rappresenta una zona altamente sismica, deve fare i conti con i terremoti correlabili al vulcano.

Tra Giarre e Acireale comunque, vi è un sistema di faglie attivo. Le faglie, che caricano e scaricano energia periodicamente, sono strutture che tagliano la crosta e la segmentano. Giarre si trova a ridosso di una zona sismicamente attiva. La faglia della Pernicana a nord e le faglie di Ragalna a sud demarcano la zona instabile del vulcano. Neri ha per esempio citato l’eruzione del 2002, caratterizzatasi come evento vulcanico tettonico che ha messo in ginocchio l’eonomia del territorio. Relativamente ad allora, si ricorda il collegamento tra l’attività eruttiva dell’Etna e il terremoto. Neri, inerentemente alla nostra zona, ha evidenziato che il fianco all’interno dell’Etna, si muove di due centimetri ogni anno. Con l’eruzione del 2002, tutto il fianco orientale dell’Etna si è mosso mettendo sotto stress le faglie. Giarre è dunque dentro una placca che si muove di due centimetri l’anno. Inoltre, le faglie che si muovono generando terremoti, rischiano sempre di comportare una temporanea chiusura di alcue arterie stradali, poichè l’ente stradale sarà costretto a bloccare la carreggiata. Neri ha anche evidenziato il rischio idrogeologico. Egli ha esplicitato che il terreno vulcanico assorbe acqua poichè è poroso e fratturato. Infatti sull’Etna non esistono fiumi. Tuttavia, nell’area Jonica è possibile individuare il torrente Macchia, il quale, in occasione di copiose precipitazioni, diventa un rischio per le popolazioni del territorio. Neri ha evidenziato che gli eventi predominanti concernenti l’Etna vengono da nord-ovest e che pertanto la cenere ricade su Milo, Zafferana e Giarre. Ricadendo sul suolo, le strade diventano pericolose. La roccia pertanto viene polverizzata dalle auto in transito ed entra nei polmoni della popolazione. Neri ha puntualizzato che se si dovesse verificare una eruzione che taglia il territorio giarrese, Giarre dovrebbe portare i suoi malati a nord.

Forte poi è stata la polemica del leader del comitato cittadino Angelo Larosa per via dell’assenza, oltre che della politica, dei dirigenti scolastici. Tuttavia, le unità studentesche, consapevoli della loro copiosità, hanno assicurato una presenza massiccia in occasione delle prossime manifestazioni di protesta, la prima delle quali dovrebbe tenersi il 24 ottobre prossimo.

Umberto Trovato

 

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