Sanità a Catania: dodici ore per un’analisi -
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Sanità a Catania: dodici ore per un’analisi

Sanità a Catania: dodici ore per un’analisi

Ma l’attesa, in sala accettazione, può anche durare tre giorni, come ha appreso un’anziana signora di Castiglione di Sicilia che per sottoporsi ad un prelievo è rimasta “parcheggiata” invano dalle dieci del mattino alle dieci di sera all’ospedale “Cannizzaro”, senza nemmeno poter mangiare

L’ennesima testimonianza del marasma in cui versa in Sicilia il cosiddetto “Pianeta Sanità” proviene stavolta dal Comune di Castiglione, nel cuore della Valle dell’Alcantara etnea.

Appena qualche giorno fa, infatti, un’anziana signora residente in questa ridente cittadina ed i suoi familiari si sono resi conto, sulla propria pelle, dell’assoluta inadeguatezza del sistema sanitario regionale, pressoché totalmente e sistematicamente smantellato da una spietata “spending review”, che anziché accanirsi contro i servizi essenziali cui ha diritto un essere umano degno di questo nome, dovrebbe prendere di mira sprechi e spese pubbliche inutili.

In pratica, accompagnata dai due figli, la settantasettenne A.T. si è recata alla volta dell’ospedale “Cannizzaro” di Catania per sottoporsi a delle analisi mediche finalizzate ad individuare la causa di una strana e prolungata febbriciattola.

Ebbene: l’arrivo (in codice verde) all’affollatissima accettazione del nosocomio catanese è avvenuto intorno alle dieci e mezza del mattino, ma alle dieci di sera la signora era ancora lì, in attesa di essere chiamata per le agognate analisi.

Dopo quasi ben dodici ore trascorse invano, la paziente ed i figli, letteralmente stremati, hanno quindi deciso di andar via per far ritorno a Castiglione di Sicilia.

La signora A.T., tra l’altro, è rimasta per tutto quel tempo completamente a digiuno in quanto, pensando che da un momento all’altro l’avrebbero potuta chiamare per effettuare i prelievi, ha diligentemente ritenuto di non farsi trovare a stomaco pieno.

«E’ stata una giornata d’inferno – commenta comprensibilmente irritato il figlio della donna castiglionese –, della quale non sono certo responsabili né medici e né infermieri, ma solo la classe politica, che ha ridotto la sanità siciliana in queste penosissime condizioni, che sarebbe eufemistico definire “da quarto mondo”. Ho personalmente appurato, infatti, che quel giorno, a causa dei noti tagli alla spesa sanitaria, c’erano soltanto un medico al reparto Medicina ed un altro al reparto Chirurgia e, pertanto, tutto andava a rilento. E mi è stato anche detto che il periodo di attesa in accettazione arriva a volte anche a settantadue ore, ossia ben tre giorni! Quella sala del “Cannizzaro” era assimilabile ad una sorta di… casa del Grande Fratello, in cui per dodici ore abbiamo convissuto insieme ad altre centinaia di persone, alcune delle quali in condizioni abbastanza critiche (es.: fratture), ma anche loro condannate ad un’attesa infinita. Continuando di questo passo, chi si rivolge ad un ospedale siciliano, anziché guarire, rischia seriamente di ammalarsi ancor di più».

Rodolfo Amodeo   

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