S. Alfio: una devozione fotografata in bianco e nero -
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S. Alfio: una devozione fotografata in bianco e nero

S. Alfio: una devozione fotografata in bianco e nero

Istantanee in bianco e nero per immortalare il sacro fervore religioso trasudato dal linguaggio non verbale dei devoti dei tre santi patroni di Sant’Alfio, durante la festa dei predetti. Ha riscosso un plebiscito di consensi la mostra allestita da Vito Finocchiaro, art photographer di Mascali, lungo il corridoio dell’atrio del Municipio di Sant’Alfio (Palazzo di Città).

Animato dal desiderio di mettere a nudo i sussulti emotivi estrinsecati dai devoti dei tre santi protettori di Sant’Alfio (Alfio, Cirino e Filadelfo) nei momenti salienti della festa in loro onore, l’art photographer Vito Finocchiaro, in occasione della giornata di celebrazione dei 177 anni della nascita della fotografia, materializzatasi il 19 agosto, ha messo in evidenza un progetto lavorativo imperniato sull’esposizione del microcosmo interiore di quei componenti della popolazione santalfiese ammaliati e soggiogati dal fascino che avvolge sia il culto dei tre santi che i martiri stessi.

Attraverso l’arte della fotografia, Vito Finocchiaro ha dimostrato, servendosi di una esposizione conclusasi giorno 15 settembre,  come le immagini siano capaci di raccontare le pulsioni sentimentali della gente, con maggior incisività rispetto al linguaggio verbale o a quello articolato per iscritto. Consapevole che solo l’istante può mettere maggiormente a fuoco le intime dinamiche di un essere umano che è a contatto con un fenomeno di grande impatto emotivo come una festa religiosa, Finocchiaro ha realizzato che solo la fotografia avrebbe potuto esaltare le frequenze vibrazionali di chi rasenta la crisi mistica. La sua scelta di affidarsi al bianco e nero è nata da uno studio in ordine al quale le varietà cromatiche distraggono il fruitore della fotografia. Diversamente, il binomio bianco-nero sviscera i sospiri dell’anima, densi di tribolazione, così come esalta i suoi momenti di trepidante attesa o gli istanti in cui affiora dalla mimica facciale di un individuo, l’estasi dello spirito.

foto finocchiaro 1Una carrellata di 35 pannelli ha dunque impreziosito per quasi un mese l’ingresso del Palazzo di Città di Sant’Alfio. Era il 19 agosto quando alla presenza del sindaco di Sant’Alfio Pippo Nicotra e dell’assessore al Turismo Alfio Nicolosi, aveva luogo l’inaugurazione della galleria fotografica concepita dall’art photographer Vito Finocchiaro. Dalla carrellata di scatti sciorinata da Finocchiaro, è emersa la creatività artistica dell’autore, il quale, pur distinguendosi per un’osservazione attenta ed analitica degli scenari, non ha mai trascurato la sua propensione ad una sperimentazione tesa a diversificare l’offerta. Conscio dell’incedere del tempo e della rapidità con la quale esso obbedisce a quel principio del rinnovamento che modifica sia gli ambienti che i loro contenuti, Finocchiaro ha conferito un taglio documentaristico al suo percorso lavorativo improntato al modello del “Reportage”.

A spingere l’artista Finocchiaro ad elaborare un progetto mirato all’esaltazione dei rituali di un popolo, è stato il timore che gli aspetti pù intimi dell’identità culturale di un popolo potessero sprofondare nell’oblìo, a seguito dell’inesorabile trascorrere di un tempo sempre in divenire. Attingendo all’obiettivo in grand’angolo, Finocchiaro ha voluto soffermarsi su dettagli corporei che anch’essi contribuiscono a definire il tipo di approccio della popolazione santalfiese con la festa dedicata ai tre Santi Alfio, Cirino, e Filadelfo. Non solo le espressioni dei volti dei devoti, ma anche le loro mani raccontano infatti un universo che spesso affonda le radici in un passato ancor più lontano ma sempre attuale.

Avendo realizzato che un futuro intriso di ulteriore modernità potrebbe cancellare tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, Finocchiaro ha, con la sua mostra, lanciato un messaggio che va in controtendenza rispetto a quelli veicolati. Tale concetto si sviluppa attorno all’idea che paradossalmente la modernità, attraverso l’artifizio della fotografia, può consentire ai ricordi di mantenersi intatti e attuali in tutta la loro autenticità. Pertanto, operare in tal senso, significa attribuire ad un rituale un significato che consenta al fenomeno in questione di ripetersi nel tempo.

Ecco la dichiarazione dell’artista Vito Finocchiaro: “Mi sono servito di giochi di luci e ombre, per incensare il valore di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione e che necessitano di essere raccontate a coloro che erediteranno il futuro. Credo che il senso di appartenenza di un soggetto ad una comunità territoriale, come nel caso della popolazione santalfiese, fortemente legata ai costumi della propria località, possa essere raccontato con il massimo dell’efficacia solo attraverso immagini che testimonino l’intensità con cui sono vissuti certi fenomeni culturali. Ricorrendo all’obiettivo a grand’angolo, sono riuscito, a distanza di 20 cm dai soggetti destinatari dello scatti, a fotografarli senza farmi scorgere da loro. Lo scopo di questi lavori è quello di mettere in luce i sentimenti dei devoti, nell’esatto istante in cui essi affiorano sui loro volti o nella loro gestualità. Osservando le fotografie sembra quasi che il loro spirito devozionale si impossessi di loro agendo sulla loro mimica. Questa mostra rientra in un filone lavorativo teso ad esaltare tutte quelle tradizioni di Sicilia intrise di un sapore antico e ricco di suggestioni”.

Il percorso professionale di Finocchiaro, mirato alla riscoperta della sacralità delle varie feste religiose di Sicilia, è dunque destinato a conoscere dei prolungamenti.

Umberto Trovato

 

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