I “furbetti del cartellino” in “salsa acese” castigati dai cittadini -
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I “furbetti del cartellino” in “salsa acese” castigati dai cittadini

I “furbetti del cartellino” in “salsa acese” castigati dai cittadini

conf-assenteistiIl finale è stato una battuta del pm Pasquale Pacifico: “abbiamo predisposto l’obbligo di firma prima e dopo il lavoro, per una sorta di contrappasso”.
Lasciando da parte Dante (che merita altro, ma davvero altri contesti), questa è stata la conclusione della conferenza stampa di ieri (foto a sinistra) durante la quale investigatori della polizia e inquirenti della Procura della Repubblica di Catania hanno illustrato fatti e dettagli dell’operazione antiassenteismo al Comune di Acireale, che ha colpito in particolare i cosiddetti “furbetti del cartellino”, quei dipendenti che timbrano per i colleghi assenteisti (clicca e leggi Acireale, operazione antiassenteismo: TUTTI I NOMI e VIDEO).

Un malcostume che fa discutere e indignare in tutto lo Stivale. E anche oggi, di fronte a questo nuovo scandalo, la politica ha fatto sentire la sua voce: molte le reazioni, fra cui quella del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo che ha annunciato la costituzione di parte civile dell’ente che lui presiede( clicca e leggi Assenteisti ad Acireale, dura condanna dell’amministrazione: “misure severe per chi ha sbagliato”).

Il Procuratore facente funzioni Michelangelo Patanè è stato piuttosto duro e ha parlato di una “scorrettezza grave ed intollerabile!”. Perché? “Molti dipendenti comunali passavano le tessere magnetiche per loro e per i loro colleghi. E’ stato visivamente segnalato grazie alle telecamere ma le indagini erano partite da malumori dei cittadini che si recavano negli uffici e non trovavano i dipendenti. Questi malumori sono stati segnalati e le indagini si sono avviate”.

Patanè ha altresì spiegato che “nei confronti di tre soggetti sono stati emessi delle ordinanze di custodia cautelare nella forma dei domiciliari, per altri 12 è stato disposto l’obbligo di presentazione di fronte alla polizia giudiziaria. I tre ai domiciliari passavano più volte la tessera per i colleghi, in modo continuato. Questi reati sono stati accertati grazie alle telecamere anche se dopo qualche mese un impiegato si è accorto di queste telecamere e l’indagine si è interrotta dal punto di vista tecnico”.

Insomma, l’indagine è durata 12 giorni lavorativi, causa questo “intervento” che le ha di fatto rallentate.
E’ successo pure questo.

Ma quali erano questi comportamenti?
“I provvedimenti cautelari – ha spiegato il pm Pacifico – hanno riguardato 15 persone ma l’indagine è molto più vasta perché è emerso un numero di 62 indagati. Un quarto dei dipendenti adoperava in maniera sistematica queste condotte, è un quadro veramente allarmante. Sono state le segnalazioni dei cittadini che hanno consentito di dare il via alle indagini”.

M.B.

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