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Il giarrese Giovanni Di Pino top young scientist d’Europa

Il giarrese Giovanni Di Pino top young scientist d’Europa

Una mano bionica, non come corpo estraneo, ma percepita come propria. Questo il progetto innovativo e straordinario che ha permesso al dottor Giovanni Di Pino, siciliano di Giarre, in forza alle Unità di ricerca di Neurologia, neurofisiologia e neurobiologia e di Robotica biomedica e biomicrosistemi, di vincere il prestigioso bando europeo ERC-Starting Grant.

Il giovane ricercatore siciliano, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma è adesso tra i top young scientists d’Europa. Il dottor Di Pino, ha infatti vinto uno dei più competitivi bandi europei del settore, a livello europeo, finanziato dall’European Research Council. Il suo progetto, intitolato RESHAPE (REstoring the Self with embodiable HAnd ProsthEs), ha convinto gli oltre trenta top scientists – tra i quali alcuni Nobel – che a Bruxelles hanno valutato le quasi 3mila application inviate.

Il bando ERC-Starting Grant vede vincitore solo il 3,8% di tutte le proposte italiane, e il 10% di quelle presentate a livello europeo. I pochi ricercatori che riescono a raggiungere questo risultato sono considerati tra i top young scientists d’Europa. Il dottor Di Pino, come da bando, ha ora cinque anni di tempo per raggiungere quest’obiettivo assieme al proprio staff. Un gruppo di ricerca che interagirà strettamente anche con l’ingegnere Domenico Formica, ricercatore dell’Unità di Robotica biomedica e biomicrosistemi dell’UCBM.

Un risultato che è il culmine di una storia accademica e personale decisamente particolare. Spiega infatti il dott. Di Pino: “Il mio progetto ERC mischia Neuroscienze, Ingegneria Biomedica e Clinica Neurologica assieme alla concezione del disegno scientifico che parte dai veri bisogni del paziente: tutte cose che ho imparato al Campus, Università cui sono approdato a 17 anni. Col Campus sono cresciuto; tra cadute e risalite qui mi sono laureato, dottorato e specializzato”.

Nato nel ’79, Giovanni è uno dei primi laureati in Medicina e chirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Ateneo nel quale era entrato a far parte del laboratorio di Neuroscienze. Poi, dopo il titolo accademico, il grave incidente che l’ha costretto a rimanere “fuori uso” per un anno intero. Fino al giorno in cui alcuni professori dell’UCBM “sono venuti a cercarmi a casa. In quel periodo avevo continuato a studiare, scoprendo che le interfacce neurali potevano costituire una possibilità per il mio problema. Così mi sono detto: perché non fare un dottorato in Ingegneria biomedica proprio su questo tema?” .

Così, il ricercatore si è “rinchiuso” per quattro anni nel laboratorio del prof. Eugenio Guglielmelli, dove ha intensamente studiato. Poi ha intrapreso il percorso di specializzazione in Neurologia, “perché mi serviva l’altro braccio, quello clinico, per lavorare su questi temi”. RESHAPE, il progetto finanziato dall’European Research Council, coniuga proprio questi due saperi, con un obiettivo molto chiaro: permettere agli amputati di avere una mano percepita come propria. Una protesi (dal greco, artefatto, qualcosa di esterno) che sia quindi in realtà un’endotesi (qualcosa che faccia parte del corpo), permettendo così all’amputato di non sentirsi più tale. Un’idea che sicuramente fa parte del più ampio cammino di ricerca dell’Ateneo, da anni impegnato sul fronte delle protesi soprattutto attraverso i progetti PPR2 e LifeHand.

Un obiettivo, quello del dottor Di Pino, che tuttavia supera qualsiasi passo finora compiuto in questo campo, poiché sposta il punto di osservazione. “Il problema – spiega – è che le protesi di oggi sono il frutto dell’evoluzione della robotica industriale. Secondo me al contrario è importante chiedersi se l’amputato ha la possibilità di considerarle come parte integrante del proprio corpo, e la risposta è no: le protesi oggi rimangono un corpo estraneo. E’ un po’ come fare una macchina che va alla velocità del suono, ma risulta inutilizzabile. Il mio desiderio è allora quello di concepire una protesi con cui il soggetto non debba suonarci il piano, ma sentirsi completo durante una serata di gala. E questo è possibile solo partendo dalle sensazioni e dai processi cerebrali umani”.

Congratulazioni sono giunte al dottor Di Pino da più parti e sono fioccati gli inviti sulle reti Rai nazionali TV e radio. A livello locale, non appena sparsasi la notizia sul Web, l’assessore alla Cultura Giacomo Benenati, hanno raggiunto telefonicamente il ricercatore giarrese, porgendo le più vive congratulazioni per il prestigioso riconoscimento, che potrebbe anche aprire la strada in futuro per un premio Nobel. A questo punto sognare non è proibito. Congratulazioni al dottore Di Pino anche da parte del Gazzettinonline.

Mario Pafumi

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