Comiso, il “popolo dei forconi” salva la casa di Pina e Paolo! -
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Comiso, il “popolo dei forconi” salva la casa di Pina e Paolo!

Comiso, il “popolo dei forconi” salva la casa di Pina e Paolo!

La vicenda della famiglia Iacono ripropone drammaticamente la questione delle migliaia di imprese che non reggono alla crisi economica ed i cui beni vengono pignorati e messi all’asta

È stato scritto un finale, provvisorio ma meno drammatico del previsto, nella vicenda della casa della famiglia Iacono. Pina e Paolo, i due coniugi protagonisti loro malgrado della vicenda, vivono a Pedalino, frazione di Comiso. Paolo è un agricoltore, impegnato nella coltivazione di zucchine in serra. Purtroppo, le oscillazioni del mercato della zucchina, nella scorsa stagione, hanno mantenuto il prezzo sempre sotto la soglia minima di remuneratività, tale da non coprire i costi vivi di produzione. A causa di questa situazione sfavorevole Paolo si è trovato in forti difficoltà economiche che lo hanno portato a non poter onorare gli impegni economici assunti con le banche. Lo stesso si era impegnato in un piano di rientro per il riscatto della casa, ma i coniugi Iacono si sono trovati davanti ad una scelta davvero difficile: o pagavano o mangiavano!

Non avendo potuto onorare gli impegni la loro casa è stata svenduta per un importo di circa trenta mila euro. L’azienda agricola subisce l’ennesima asta che, con i ribassi già effettuati, andrà in offerta per 8.600 euro!

A prendere le difese dei coniugi Iacono è stato il “popolo dei forconi”, con un sit-in in via Arno 42, in difesa della casa di Pina e Paolo. Sit-in accompagnato da una forte azione di sensibilizzazione a tutti i livelli. Una forma di lotta democratica ma decisa, che ha portato a momenti di tensione quando, lo scorso 31 ottobre, si è presentato l’ufficiale giudiziario, accompagnato dalle forze dell’ordine, che hanno palesato la volontà di ottemperare a quanto disposto dal magistrato. I numerosi militanti del “popolo dei forconi”, assieme a tantissimi residenti della zona, hanno portato a forti proteste verbali contro tale intenzione dell’ufficiale giudiziario. Gli animi si sono successivamente calmati e grazie alle trattative del dirigente della Digos, vista la determinazione a non ritornare indietro sulle posizioni, si è arrivati alla conclusione di riproporre, in un incontro successivo tra le parti, un dialogo costruttivo per una soluzione del caso.

Forconi 2Mariano Ferro, leader del “popolo dei forconi”, ha voluto ribadire il significato più profondo di una protesta condivisa: “Al di là di tutto rimane ferma la posizione dei forconi nel non tornare indietro. La casa non si tocca! Le imprese non si toccano! In questo contesto sociale ed economico che viviamo si devono percorrere altre strade, ovvero quello di riproposizioni di ristrutturazioni delle passività ove ve ne siano le condizioni. Noi vogliamo portare alla ribalta nazionale tale emergenza, prendendo spunto dalla vicenda di Paolo e Pina: la famiglia Iacono produceva zucchine nella propria azienda, i prezzi in forte calo della scorsa annata non hanno consentito di ottemperare agli impegni presi. Vogliamo denunciare il massacro di una economia alla quale assiste silente la politica. La madre di tutta le aste è la globalizzazione selvaggia, è l’ingresso incontrollato delle economia dei paesi emergenti, Cina e Nord Africa in primis. Fin quando penseremo che gli ottanta euro risolvano i problemi dell’Italia, allora l’unica alternativa che rimane per poter vivere dignitosamente è espatriare. Rimane la sola certezze che nelle case e nelle imprese non si entra”.

La protesta messa in atto nella vicenda della famiglia Iacono segue il filone della incessante e senza sosta opera di dissuasione attuata dal “popolo dei forconi” nei confronti degli speculatori, con l’obiettivo più alto della modifica alla legge sulle esecuzioni immobiliari.

Forconi 3Ci sentiamo un po’ più incoraggiati – spiega Mariano Ferro – da quando, qualche giorno fa , l’Ars ha finalmente approvato il Ddl voto sulla impignorabilità della prima casa e dei beni strumentali. Evidentemente, anche l’Assemblea riconosce che quanto sta accadendo in Sicilia ed in tutta Italia è qualcosa di inaccettabile. Ora tocca a Renzi ed al Parlamento nazionale. Certo, se tra i consiglieri del Premier ci sono i finanzieri che comprano alle aste giudiziarie, sarà complicato convincere il Governo che non si possono punire con la vendita all’asta dei propri beni tutti coloro che non reggono alla concorrenza sleale dei cinesi, degli indiani o del Nord-Africa. Grandi o piccole che siano, oggi sono troppe le imprese del Made in Italy che si trovano in grande difficoltà, prossime a pignoramenti o procedure esecutive. Si può anche scegliere di rispondere con sufficienza o far finta di nulla facendo spallucce, come ad oggi sembrerebbe voler fare questo Governo. Scelgano la loro linea, scelgano almeno ufficialmente da quale parte stare. Vogliamo solo ricordare al Presidente del Consiglio che, quando lo incontrammo a Siracusa, il 5 marzo scorso, già allora prese l’impegno di affrontare subito il tema. Sono passati otto mesi, nel frattempo la speculazione feroce fa il suo lavoro e non si vede l’ombra di uno straccio di provvedimento. Alla faccia di chi ha onestamente lavorato e pagato tasse per cinquant’anni e che non riesce più a tenere il passo. Scontiamo il danno della crisi e la beffa della legge. Speriamo solo che domani qualcuno non voglia alzare i manganelli ancora una volta, perché questa non è certo la soluzione”.

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