Francavilla di Sicilia: uno psicopatico sferra un pugno ad un bambino che stava andando a scuola -
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Francavilla di Sicilia: uno psicopatico sferra un pugno ad un bambino che stava andando a scuola

Francavilla di Sicilia: uno psicopatico sferra un pugno ad un bambino che stava andando a scuola

Non è la prima volta che gli ospiti di una “casa-famiglia”, gestita nella cittadina dell’Alcantara da un’associazione di volontariato, assumono atteggiamenti “pericolosi” quando vanno liberamente in giro, senza alcuna assistenza, per le vie del paese

A Francavilla di Sicilia si è riacceso il dibattito sull’opportunità o meno di “aprirsi” a soggetti psichicamente disturbati e con alle spalle gravi precedenti penali e che, evidentemente, possono tornare a commettere i loro “errori”. Questo perché la popolazione locale continua a subire le “turbolenze” di alcune persone affette da patologie psichiche ed ospitate, ormai da diversi anni, da un’associazione di volontariato in un immobile della cittadina dell’Alcantara.

Nei giorni scorsi, infatti, un bambino di quinta elementare, mentre si recava a scuola intorno alle otto e mezza del mattino, ha, senza motivo alcuno, ricevuto un pugno nello stomaco (esattamente nella delicata zona della milza) da uno di questi “nuovi cittadini” che Francavilla ospita, ponendosi a modello quanto ad “accoglienza”, “solidarietà”, “integrazione” ed altre analoghe “buonistiche” espressioni oggi parecchio in voga. I genitori del piccolo, che fortunatamente è fuori pericolo, hanno immediatamente denunciato il fatto alla locale Stazione dei Carabinieri.

Come narrano anche le passate cronache del nostro “Gazzettino”, non è questo, purtroppo, il primo caso di atteggiamenti indisciplinati, socialmente pericolosi e lesivi dell’ordine pubblico posti in essere negli ultimi anni a Francavilla di Sicilia da soggetti cui la sopra accennata associazione dà dimora in un immobile di Via Liguria.

La verità è che i Centri di Accoglienza e le Case-Famiglia potrebbero indubbiamente costituire il “volto buono” di una società che tende ad ignorare ed emarginare chi viene stigmatizzato come “diverso”; ma il problema che sta a monte è l’approccio a questo particolare tipo di impegno, sicuramente lodevole. Perché il recupero sociale dei soggetti disadattati non si persegue “sic et simpliciter” andando in giro per i Comuni a procacciare immobili in cui farli abitare per poi abbandonarli a se stessi ed al loro destino: dove sta, vien da chiedersi, l’imprescindibile e doverosa fase della riabilitazione che dovrebbe vedere medici, psicologi, psichiatri, assistenti sociali ed altre specifiche professionalità stare accanto, ventiquattr’ore su ventiquattro, a queste persone, anche e soprattutto quando le si manda a passeggiare per strada?!

Con tutto il rispetto e la comprensione per chi è meno fortunato, i principi del vivere civile devono essere connaturati alla persona; ed a chi non ne è portatore non si può permettere, nemmeno per un istante, di “integrarsi nella società” mettendo a repentaglio la sicurezza del proprio simile. Prima, pertanto, “guariamo” ed “educhiamo” questi soggetti “meno fortunati”, e solo dopo averlo fatto, e con pieno successo, diamo loro la possibilità di godere di una vita autonoma. Nel frattempo, non lasciamoli deambulare da soli per le strade del paese che li ha “affettuosamente” accolti, ma facciamoli accompagnare o controllare, durante le loro “passeggiate”, da professionisti qualificati onde evitare che, prima o poi, ci scappi il cosiddetto “morto”.

Rodolfo Amodeo

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