Una solenne veglia in memoria dei missionari martiri -
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Una solenne veglia in memoria dei missionari martiri

Una solenne veglia in memoria dei missionari martiri

Un inno alla condivisione e ad un amore caritatevole che raggiunga gli estremi confini, non solo in termini geografici. E’ stata questa la connotazione assunta dalla 24° giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri. La veglia, svoltasi presso la chiesa “Santa Maria del Rosario” di Piedimonte Etneo e organizzata dal movimento giovanile missionario afferente alla diocesi di Acireale (guidato da Michele Patanè), si è sviluppata nel segno della testimonianza e della celebrazione del valore della solidarietà nei confronti del più povero.

L’esplorazione delle regioni del mondo attanagliate da un’indigenza e da un degrado spesso figli anche di guerre civili, è stata indicata, durante lo svolgimento della funzione religiosa, come prezioso antidoto contro l’ingordigia e la cupidigia propinate dai quei paesi post-industrializzati vocati ad uno smodato accumulo di ricchezze. Significativa è stata la testimonianza di don Salvatore Cardile, direttore, nell’ambito regionale, delle pontificie opere missionarie, e responsabile del P.I.M.E. di Mascalucia (Pontificio Istituto Missioni Estere).

Affiancato da don Rosario Gulisano, direttore dell’ufficio missionario della diocesi di Acireale, don Cardile ha sviluppato una dissertazione imperniata sui dieci anni da lui trascorsi nella foresta amazzonica. In particolare, egli si è soffermato sulle abitudini alimentari in alcuni villaggi del Brasile, con l’intento di trasmettere il messaggio secondo il quale, paradossalmente, chi è povero non è assalito dall’egoismo e dal desiderio di accaparrarsi delle risorse materiali a discapito degli altri. L’esperienza in ordine alla quale don Cardile si nutrì di formiche accompagnate da farina di manioca, fece riflettere il sacerdote missionario stesso sulla necessità che il mondo contemporaneo comprenda che si possa vivere anche rinunciando al superfluo.

Condividere le usanze di popoli che conducono una vita all’insegna della povertà, significherebbe, secondo quanto da lui esposto, sfrondare la propria esistenza e liberarla da quegli orpelli che impediscono di individuare la vera essenza della felicità. E poichè la felicità sgorga spesso da tutto ciò che rientra nella sfera dell’amore verso il prossimo, l’invito ad amare fino alle estreme conseguenze dell’amore stesso, è stato vibratamente esplicitato. Pertanto è stato forte il richiamo al modello di vita rappresentato dai martiri. La loro propensione a mettere a repentaglio la propria esistenza pur di veicolare sollievo a quanti languono in uno stato di profonda sofferenza, deve essere, secondo don Cardile, un esempio di libertà e di purezza da emulare se si desidera assistere all’alba di una nuova era improntata al principio dell’armonia tra i vari popoli.

Una civiltà che si fondi sul predetto valore è dunque chiamata a bandire gli squilibri e le sproporzioni in materia di distribuzione delle ricchezze. Ecco l’elenco dei 22 martiri, ascrivibile al 2015 don Jean-Paul Kakule Kyalembera, morto in Congo il 25 febbraio 2015, don Adolfo Enríquez, morto in Spagna,don Fernando Meza Luna morto in Colombia,Suor Jose Mariya, morta in India, Safouh Al-Mosleh, operatore della Caritas morto in Siria, Padre Francisco Javier Gutiérrez Díaz, morto in Messico, i fratelli Anwar Samaan e Misho Samaan, morti in Siria, Suor Stefani Tiefenbacher, morta in Sudafrica, don Goodwill Onyeka, morto in Nigeria, don Antonio Alves de Almeida, morto in Brasile, don Luis Alfonso León Pereira, morto in Colombia, don Carlos Martinez Perez, morto in Spagna, Alex Pinto morto in Venezuela, suor Irma Odete Francisca, morta in Brasile, Padre Dennis Osuagwu, morto in Nigeria,don Luis Jesus Cortez, morto in Argentina, Suor Amala Valummel, morta in India, l’italiano Cesare Tavella, morto in Bangladesh, don Antonio Magalso, morto nelle Filippine, don Erasto Pliego de Jesus, morto in Messico, e Rita Fossaceca, morta in Kenya.

Umberto Trovato

 

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