Tre riviste femministe in Sicilia: “Mezzocielo”

Un viaggio attraverso tre riviste delle donne siciliane: Mezzocielo, L’Isola delle donne e Casablanca. Come ogni rivoluzione, il femminismo, sin dalla sua nascita a fine ottocento ed inizio novecento, si è dotato di autonoma stampa, affermando così la sua   prospettiva ed esperienza politica, intese  anche come battaglia  agita per “un senso  più grande e più libero dello stare al mondo”.

Lungo questo percorso del secolo breve delle donne si inseriscono tre riviste delle donne siciliane, attraverso le quali alcune femministe siciliane hanno esercitato, ed esercitano, un’autonoma politica.

Le riviste hanno una diversa durata di vita, la prima è stata pubblicata a Palermo per quasi trent’anni, la seconda a Catania per circa due anni, la terza sempre a Catania, il cui primo numero risale al 2006, è una esperienza ancora in corso. Esse sono diverse tra loro per storia e per conduzione editoriale.

In questo articolo, scriverò della rivista Mezzocielo, il cui primo numero è del novembre del 1991. A pensare e realizzare il giornale, come sta scritto sulla prima pagina di ogni numero, è un gruppo di donne conosciute e riconosciute dalla città di Palermo, ma diverse tra loro per storie individuali e collettive e per cultura femminista.

Si incontrarono per realizzare un desiderio progettuale ovvero un “Mensile di Politica Cultura ed Ambiente pensato e realizzato dalle donne”, come sta scritto sulla copertina  di ogni numero. Il progetto è stato corale ma la personalità più trainante e riconosciuta del gruppo è stata Simona Mafai, una ex partigiana romana trasferitasi negli anni cinquanta in Sicilia per amore e per politica.

Le fondatrici, oltre la Mafai, hanno un retroterra di storie individuali e collettive importanti, impegnate in vari  ed in diversi luoghi politici: nel sindacato, nelle associazioni e nei  movimenti  femminili, soprattutto in quelli contro la mafia. Il periodico Mezzocielo nasce durante la stagione politica di rilancio delle politiche amministrative con il sindaco Leoluca Orlando, a fronte di un clima di pesante presenza  mafiosa  nella città.

Nel 1992, sei mesi dopo il primo numero della rivista, la mafia consumò le stragi di Capaci e di via D’Amelio, in cui rispettivamente furono trucidati, a distanza di qualche mese, i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Prima del 1992 la mafia aveva ammazzato Piersanti Mattarella, il presidente della Regione, Pio La Torre, segretario regionale del Partito Comunista ed il prefetto di Palermo Caro Aberto Dalla Chiesa, per citarne solo alcuni.

Mezzocielo fu fondata da Letizia Battaglia, Rosalba Bellomare, Piera Fallucca, Simona Ferraris, Simona Mafai, Carla Aleo Neo, Rosanna Pirajno. Donne di diversa esperienza che si erano incrociate ed incontrate prima della rivista, durante il loro continuo impegno per migliorare le condizioni politiche e sociali  della martoriata città di Palermo.

Salute, guerra, casa, cultura, femminismo, solidarietà, solitudine, cambiamento, legalità-mafia sono i temi come tasselli di un unico puzzle. Nel primo numero i temi da affrontare ci sono tutti. In prima pagina le firme di due nomi eccellenti, Simona Mafai e Giuliana Saladino, la giornalista del quotidiano L’Ora fin dagli anni sessanta. All’interno del primo numero della rivista un articolo di Letizia Battaglia, la fotografa che ci ha lasciato, a futura memoria, l’immagine di Piersanti Mattarella riverso in macchina subito dopo essere stato ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980. Ed ancora gli interventi, di Rosalba Bellomare, sui pochi asili nidi a Palermo, e dell’architetta Rosanna Pirajno, sul piano particolareggiato per il centro storico di Palermo. Non mancano gli articoli di cultura e sulle donne di altre culture come quello dedicato alle donne del Kashmir. Le firme sono tutte di donne e lo saranno per molti anni. L’articolo di fondo di Simona Mafai presenta la nuova rivista con il seguente incipit: “Ma vi è chi, quasi geneticamente, non riesce a non indignarsi per le ingiustizie e le violenze ed è spinto a denunciarle senza tregua, cercando di unirsi ai propri simili nella speranza di cambiare il mondo. Noi siano tra questi e perciò nasce Mezzocielo”.

Questo è stato il manifesto politico di Mezzocielo, la cui sobria ma elegante grafica è stata curata dalla stessa Letizia Battaglia.

La città di Palermo e le donne restano, per quasi trent’anni, i cuori pulsanti della rivista, sin dal primo numero. Nel numero 10 del 1993 la città è la protagonista della prima pagina con il titolo “Palermo ha liberato Palermo. Ma …”, dedicato alla vittoria, nel novembre dello stesso anno, del sindaco Leoluca Orlando eletto dai cittadini. Quel “Ma” del titolo sta per le poche donne votate ed elette in Consiglio comunale, solo quattro, e due nominate in giunta, Giuliana Saladino e Alessandra Siragusa. Le editorialiste però scrivono: “Il nostro impegno a dare voce alle donne e a far conoscere e pesare il loro punto di vista nelle opere di ricostruzione e di sviluppo di Palermo (e di tutto il paese) continuerà e si farà più pressante nelle nuove condizioni favorevoli alle partecipazioni”.

La rivista ha uno sguardo politico e culturale sul mondo, non mancano gli articoli sulla pace, sulle donne albanesi ed afghane, sui pensieri e teorie del femminismo, sulla salvaguardia della terra. La mafia, lo stato di illegalità o di degrado di Palermo e della Sicilia, la mafia vissuta attivamente e passivamente dalle donne sono stati i temi su cui con preoccupazione e con accoratezza la rivista si è interrogata attraverso  gli articoli di analisi e di interpretazione dei fatti. Molti gli articoli e i numeri speciali dedicati alla mafia.

Nel numero 2 del 2012, quasi una panoramica delle donne impegnate in vari specifici luoghi a resistere all’illegalità. In questo numero si possono leggere le riflessioni della magistrata Franca Imbergamo, di Maria Maniscalco, già sindaco del simbolico comune di San Giuseppe Jato di  Graziella Proto giornalista, già collaboratrice del periodico I Siciliani di Pippo Fava e fondatrice di Casablanca, di Nadia Furnari della Associazione Rita Atria.

Altre pagine speciali quelle del dossier del numero 161 del 2019 dal titolo “Che c’ entro io con la mafia”, in cui si ribadisce nell’apposito interno dossier che le donne con la mafia “c’entrano“ secondo i diversi contesti, le singole e collettive storie delle donne. In questo numero si riportano le esperienze “creative” delle donne di famiglie mafiose che non ci stanno alla violenza dei loro uomini, di quelle che dissentono da queste donne, delle collaboratrici di giustizia che pongono alle femministe una nuova lettura dei loro comportamenti e desideri, delle donne che danno valore politico alla genealogia e all’eredità femminile, come Luisa Impastato nipote di Felicia Bartolotta Impastato.

La rivista è stata un luogo, interno ed esterno, di incontri, di elaborazione, di dibattiti, di relazioni, di speranze ed anche di scontri, quest’ultimi mai personali ma relativi al progetto ed alla “mission” della stessa rivista.

L’ultimo numero è dell’estate del 2019 n. 162. Sulla prima pagina la foto della disubbidiente Carola Rackete, la capitana che in quei giorni era approdata con la sua nave al porto di Lampedusa con un “carico” di immigrati, nonostante il divieto dalle autorità portuali.

In seconda pagina un articolo di Simona Mafai sui risultati delle elezioni europee di quell’anno, al solito “facendo attenzione al ruolo e alle esigenze delle donne”. Quando fu pubblicato il numero, la cui direzione nel frattempo era passata a Letizia Battaglia, Simona Mafai, la timoniera del giornale, era già morta da qualche settimana. Le altre pagine del giornale affrontano sempre i temi cardini della rivista: la città di Palermo, le resistenza delle donne alla mafia, come le sorelle Napoli, la cultura femminista, il mondo.

Le pagine finali di “Mezzocielo”, infine, sono dedicate a Simona Mafia attraverso i ricordi sobri e militanti delle sue compagne e delle nuove amiche femministe.  Su ogni pagina di ricordo appare la formula cin cin, simbolico e speranzoso brindisi rivolto, forse, anche alla conclusione della vita della rivista, che era stata strettamente connessa a Simona per quasi trent’anni.

Nunziatina Spatafora