“KinEst fest”, un grande evento cinematografico controcorrente sotto l’Etna

Un bagno di folla, anche se limitato dalle normative anti-Covid, all’Arena Argentina di Catania in occasione della conclusione della Prima edizione del “KinEst fest”, festival sul cinema dell’est europeo ideato e organizzato da Santina Arena e Chiara Platania, coppia nella vita e nell’impegno socio-politico-culturale, coppia irriducibile, inarrestabile. Accanto a loro un altro irriducibile, Alberto Surrentino, figura ormai storica del cinema catanese che osa guardare oltre l’incasso del botteghino. Con Santa, Chiara e Alberto tante e tanti che hanno sostenuto il festival anche nei momenti quando sembrava che l’incasso valesse più dell’evento cinematografico.

Dopo questa dovuta premessa entriamo nel merito della premiazione che è stata decisa dal pubblico presente in sala che, alla fine della proezione di ogni singolo cortometraggio e film, ha votato con punteggio da 1 a 5 attraverso una apposita scheda.

– PER LA SEZIONE CORTOMETRAGGI:

Primo classificato “Bianco e Nero”, regia di Eluned Zoc Aiano e Anna Benner, produzione ceco-britannica; secondo classificato il polacco “Il mio amore”, regia di Kuba Ptaszy Nski ; terzo classificato lo bosniaco “Bici”, regia di Bahrudin Srebrenica; quarto classificato il magiaro-marocchino “Icaro”, regia di Sanaa El Alaovi.

– PER LA SEZIONE LUNGOMETRAGGI:

Primo classificato il ceco “Tocchi silenziosi”, regia di Michal Hogenaver; secondo classificato “I burattini non mentono”, regia di Ferenc Rakoczy, produzione ceco-elvetica; terzo classificato il macedone “Horse Riders”, regia di Marjan Gavrilovski.

C’è stato anche un film premiato dalla stampa: il romeno “Poppy Field”, regia di Eugen Jebelanu, un film denuncia sulle discriminazioni, omofobia in modo particolare, che sta ricevendo premi e riconoscimenti a livello internazionale.

Il voto del pubblico, ovviamente, è sovrano, ma non si può non segnalare la grandezza del film classificatosi terzo, “Horse Riders”, che racconta la drammatica vita di tre giovani, una donna e due uomini, senza casa. 85 minuti intensi, una storia drammatica che, fondamentalmente, si snoda sulla relazione umana dei tre personaggi, relazione che manifesta la ricerca della felicità umana seppur in un contesto sociale e personale disagiato e sofferente. Un film che meritebbe di essere calendarizzato per la visione presso un cinema etneo (il King?) e proposto per la visione alle scuole, per le studentesse e gli studenti delle scuole superiori.