Su proposta della Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro, riconducibili a Roberto Cappuccio (cl. 1965), tratto in arresto nell’operazione “Beta” per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Roberto Cappucio è amministratore di fatto dell’Unigroup S.P.A., impresa siracusana che distribuisce prodotti alimentari a bar, esercizi pubblici, ristoranti e grande distribuzione.
Nella citata investigazione della Procura distrettuale di Messina, Cappuccio figurava tra i 30 destinatari di misure restrittive personali indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio e reati in materia di armi. In tale contesto, emergeva, a carico del soggetto destinatario dell’odierna misura patrimoniale, la sua contiguità al clan Santapaola-Ercolano. Il Cappuccio è imputato di tentata estorsione aggravatadalla finalità mafiosa unitamente ad altri soggetti appartenenti a Cosa Nostra etnea operanti nel territorio di Messina fino al settembre 2015. Nello specifico, Cappuccio è stato rinviato a giudizio per aver, nella qualità di socio della“Cooperativa Italiana di Catering”, preso parte a una serie di condotte intimidatorie, unitamente ad appartenenti al sodalizio mafioso, finalizzate a porre in essere un forzato recupero crediti nei confronti di una società commerciale fornitrice della stessa cooperativa.
Il Tribunale di Messina nel riesaminare l’ordinanza applicativa della misura cautelare emessa nei confronti di Cappuccio, nel rigettare la richiesta dell’imputato, ha evidenziato come lo stesso, anche sulla base di riscontrate dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avesse intessuto rapporti economici di cointeressenza, già negli anni Novanta, con esponenti del clan siracusano “Bottaro- Attanasio”.
Infatti, Cappuccio aveva acquisito partecipazioni societarie unitamente a un familiare di Ernando Di Paola (cl. 1967), soggetto condannato per associazione mafiosa per la sua appartenenza al clan “Bottaro- Attanasio” per fatti commessi dal 1990 al 2002. Il proposto si avvaleva, dunque, del rapporto privilegiato con la criminalità organizzata di stampo mafioso e della correlata capacità intimidatoria per affermarsi nel mercato delle forniture alimentari della Sicilia orientale in posizione dominante.
In cambio, Cappuccio garantiva a DI PAOLA pieno supporto nella conduzione dei suoi affari imprenditoriali attraverso la fornitura di merci, la collocazione dei suoi prodotti e la concessione di garanzie indispensabili per il rilascio di fideiussioni bancarie.
Sulla base, dunque, di una pluralità di elementi indiziari gravi e concordanti, il Tribunale etneo ha ritenuto l’imprenditore Cappuccio Roberto soggetto gravato da pericolosità sociale qualificata in quanto dedito allo svolgimento di attività illecita riconducibile alla fattispecie delittuosa dell’illecita concorrenza con minaccia o violenza (art.513-bis c.p.) avvalendosi delle condizioni previste dalle associazioni di tipo mafioso (art.416 bis c.p.).
Gli approfondimenti effettuati dagli specialisti del G.I.C.O. di Catania e dello S.C.I.C.O. su delega del Gruppo di lavoro delle Misure di Prevenzione di quest’Ufficio sono consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico di Cappuccio tratto dall’esame di documentazione bancaria e contabile, dalle evidenze di atti pubblici e scritture private, dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e, da ultimo, dalle intercettazioni eseguite nell’ambito della citata operazione “Beta” della D.D.A. peloritana.
I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo di Cappuccio, di ricostruire il complesso quadro di imprese da lui di fatto gestito individuandone gli asset patrimoniali illecitamente accumulati nonché l’acquisizione di beni privati con risorse finanziarie di provenienza illecita.
Al descritto profilo soggettivo del proposto è, tra l’altro, corrisposta una cospicua“sproporzione” complessiva di oltre 40.000 euro delle attività economiche possedute, da Cappuccio e dalla sua cerchia familiare, rispetto ai redditi dagli stessi dichiarati al fisco a partire dal 1997. Nel dettaglio, tra le operazioni esaminate dalle Fiamme Gialle etnee, figurano, tra le altre:
Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, evidenziano che proprio l’indisponibilità di risorse finanziarie, in diversi momenti dell’arco temporale investigato, costituisce la prima traccia dell’avvenuta immissione di capitali di illecita provenienza.
Il patrimonio sequestrato oggi dalle Fiamme Gialle etnee – per un valore di circa 40milioni di euro – è costituito da 2 fabbricati (tra i quali una villa di 10 vani con piscina situata a Siracusa), 32 rapporti bancari, un bene mobile registrato (un’autovettura del valore commerciale all’acquisto di circa 50.000 euro) nonché le seguenti imprese:
– “BE.CA. S.R.L.”, con sede in Siracusa (SR), esercente l’attività di “agenti e rappresentanti di altri prodotti alimentari; tabacco”; attiva dal 1994, ultimo fatturato dichiarato 36 mila euro.