Giardini Naxos: «Oltre 3mln per l’acquisto del Castello di Schisò? Soldi ben spesi!»

Lo afferma l’avvocato ed ex amministratore comunale Franz Buda intervenendo nella polemica sull’ingente somma di denaro destinata nelle settimane scorse dalla Regione Siciliana per accaparrarsi la proprietà dell’antico e pregevole immobile, che nei mesi precedenti dei privati erano disposti a comprare all’asta per meno della metà

Nelle settimane scorse è esplosa la polemica sull’acquisto del Castello di Schisò (ex Palazzo Paladino) da parte della Regione Siciliana tramite il Parco Archeologico di Naxos-Taormina. L’antico maniero è stato infatti acquisito al patrimonio regionale, tramite rogito notarile, per oltre tre milioni di euro, mentre alla vendita all’asta dell’anno precedente (poi annullata facendo leva sul diritto di prelazione che il Governo regionale si era riservato) lo stesso edificio era stato aggiudicato a dei privati per una cifra inferiore alla metà (poco più di un milione e mezzo di euro). Al riguardo il deputato all’Ars del Pd Anthony Barbagallo ha anche presentato una critica interrogazione al riguardo, cui hanno fatto seguito i polemici commenti sui social da parte di tantissimi cittadini siciliani che non riescono a spiegarsi come il Governo regionale, i cui massimi rappresentanti lamentano ad ogni piè sospinto di non riuscire a trovare i soldi per poter amministrare, per accaparrarsi la proprietà del Castello di Schisò possa adesso sborsare un’ingente somma, più che raddoppiata rispetto al prezzo di mercato fissato dall’asta dei mesi precedenti.

Sulla vicenda interviene adesso l’avvocato Franz Buda nella sua qualità di presidente dell’associazione “A.I.A.C.E.” (Associazione Italiana Assistenza Consumatore Europeo), ma anche di ex amministratore comunale di Giardini Naxos che, quasi mezzo secolo fa, da vicesindaco della Giunta Pavone avviò l’iter di acquisizione al patrimonio pubblico dell’antico maniero naxiota.

Cortile interno del Castello di Schisò

«Oggi – si legge in una nota diramata da Franz Buda – viene finalmente a coronarsi il “sogno” iniziato con quella delibera consiliare n. 5 del 17 marzo 1971 durante l’Amministrazione Pavone-Buda. Dopo quel primo tentativo, la politica locale non ha mai perso di vista la possibilità di rendere pubblico il glorioso “Donjon”, che è l’unico ed importante bene storico-culturale rimasto nel territorio di Giardini Naxos dopo la separazione da Taormina, giusto decreto del 1846 di Ferdinando II, Re delle Due Sicilie.

«Appaiono pertanto sterili e fuorvianti le recenti polemiche sul prezzo di acquisto del Castello di Schisò, un immobile dal valore inestimabile, anche in prospettiva della sua fruizione futura. Basti pensare che, a parte il suo corpo centrale, esso dispone di attigui edifici  rurali e terreni che potrebbero ospitare un “Cenacolo Culturale Internazionale” ed altre strutture accademiche e scientifiche che la nostra comunità e tutto il comprensorio meriterebbero a pieno titolo.

«In ogni caso, è già importante sapere che all’interno del Castello verrà istituito un Museo Archeologico di prestigio nel quale saranno esposti i numerosi reperti dell’antica Naxos, prima colonia greca di Sicilia, che sino ad oggi, mancando in loco spazi museali idonei, sono rimasti depositati al Museo Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.

«Mi piace inoltre pensare al Castello di Schisò come nuova e prestigiosa sede dell’ex Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, anche onde evitare di dover sostenere i costi di esosi canoni di affitto.

«Gli eleganti ambienti del Castello di Schisò (saloni, cortili, spazi esterni, ecc.) potrebbero infine ospitare convegni ed eventi vari nonché, come è già avvenuto in passato, riprese di film e programmi televisivi. Nel 1962, in particolare, nel suo stupendo cortile medievale venne girato il film “Jessica” del regista Jean Negulescu ed avente per protagonista la celebre attrice americana Angie Dickinson».

L’avvocato Franz Buda traccia quindi un excursus storico del pregevolissimo Castello di Schisò.

«L’antico “Mastio” naxiota – scrive il professionista, ex amministratore locale e cultore di storia patria – venne edificato su di un’altura preistorica con materiali lavici ivi esistenti. Nella torre saracena che lo sovrasta, infatti, sono ben visibili i conci lavici appartenuti alla cinta muraria della Città di Naxos distrutta  nel 403 a.c da Dionisio I, tiranno di Siracusa.

La torre saracena del Castello di Schisò

«Già Nel 1104 l’edificio conteneva al suo interno la chiesa di San Pantaleo, così come  indicato nel Capitolare della regina Adelasia, vedova del re normanno Ruggero I, la quale destinò tale basilica ai locali monaci, concedendo loro anche la  licenza di pesca nella rada di Naxos.

«Tra i relativi documenti storici esiste anche un’antica cartografia della Sicilia disegnata dal celebre Al Idrisi, geografo arabo di Ruggero II, il quale nel 1154 segnalò l’esistenza del maniero di Schisò e dell’antistante porto naturale, indicando il sito come “Al Qusûs”, termine arabo che significa “torace”, forse con riferimento alla conformazione della penisola naxiota.

«Si arriva così al 1773, quando il marchese Don Blasco de Spuches, per ottenere il “predio” (ossia la proprietà) del feudo e del Castello di Schisò restaurò la chiesa di San Pantaleo, donando alla stessa il dipinto del santo (sarebbe interessante cercare e recuperare tale effige).

«Oltre ad essere stato un eccellente forte difensivo ed una basilica, lo storico edificio divenne successivamente anche un importante centro per la produzione sia dello zucchero, mediante la coltivazione delle cannamele, e  sia della seta, attraverso l’allevamento dei bachi e la coltivazione delle piante di gelso».

Rodolfo Amodeo