Catania, sequestro dei beni al gruppo Ciancio I DETTAGLI

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale di Catania, ha depositato un decreto di confisca previo sequestro del compendio patrimoniale di Ciancio Sanfilippo Mario.

Il Giudice – il primo ad avere valutato nel merito gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – ha ritenuto la pericolosità sociale qualificata del proposto per la sussistenza a suo carico di gravi indizi del rilevante contributo fornito da Ciancio Sanfilippo Mario al raggiungimento delle finalità perseguite dalla famiglia catanese di cosa nostra dagli anni Settanta dello scorso secolo sino al 2013 e ha disposto la confisca di tutto il patrimonio da questi acquisito nel periodo in cui è stata accertata tale pericolosità sociale (di seguito l’elenco dei beni colpiti dal provvedimento).

Si tratta di depositi di conti correnti, anche presso banche site in Svizzera, di polizze assicurative, di trentuno società interamente posseduto dal proposto, di quote di partecipazione detenute in sette società e di beni immobili, il cui valore, secondo un prudente apprezzamento, è non inferiore a 150 milioni di euro.

Tra le società sequestrate e confiscate vi è anche il gruppo editoriale del quotidiano La Sicilia e di alcune emittenti locali.

Il procedimento di prevenzione era stato avviato il 19.01.2015 con richiesta della Procura Distrettuale e si è celebrato fino al gennaio 2018, a porte chiuse, per una precisa scelta di Ciancio Sanfilippo Mario.

In tale non breve periodo, questa Autorità giudiziaria ha sottoposto all’attenzione del Collegio gli elementi che dimostravano la summenzionata pericolosità sociale qualificata del Ciancio e l’anomalo sviluppo del suo patrimonio; elementi acquisiti nel corso delle indagini, eseguite con la consueta professionalità, dal ROS – Sezione Anticrimine di Catania, nonché gli esiti della consulenza patrimoniale accuratamente elaborata dalla nota società PWC (Price Waterhouse Coopers) e il patrimonio conoscitivo dei collaboratori di giustizia. La Difesa, a sua volta, ha depositato documentazione ed ha interloquito nel corso della redazione della consulenza tecnica della PWC avvalendosi del proprio consulente di parte.

 

I profili di pericolosità sociale evidenziati dal Pubblico Ministero a carico di CIANCIO SANFILIPPO attengono in particolare:

 

I rapporti tra CIANCIO SANFILIPPO e cosa nostra sono emersi nelle seguenti specifiche vicende imprenditoriali in epoca recente:

 

 

Le intercettazioni in atti, inoltre, consentono di ritenere certo che il general contractor scelto era Incarbone Mariano, di cui si è detto;

 

Il Tribunale, letti i documenti e ascoltate le argomentazioni del Pubblico Ministero e della Difesa, ha ritenuto che Ciancio Sanfilippo Mario sin dall’avvio della sua attività, primi anni ’70, e fino al 2013 abbia agito, imprenditorialmente, nell’interesse proprio e nell’interesse di cosa nostra e che in ragione di ciò il suo patrimonio si sia implementato illecitamente, giovandosi anche di finanziamenti occulti e che anche il predetto sodalizio mafioso si sia rafforzato grazie ai fortunati investimenti realizzati per il tramite del Ciancio.

L’età avanzata e il tempo risalente degli ultimi accertamenti (2013) hanno indotto il Tribunale a escludere l’attualità della pericolosità sociale, ma tale conclusione, per disposto di legge, non consente al soggetto ritenuto pericoloso di continuare a detenere il patrimonio acquisito in ragione delle illecite cointeressenze, sicché il Tribunale ne ha disposto la confisca.

Il provvedimento è stato eseguito ieri a cura dei Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Catania.