Quasi al termine dell’ultima seduta del Consiglio comunale il sindaco Angelo D’Anna affrontando il tema della carenza di aule scolastiche si è soffermato sull’opportunità di utilizzare due aule del centro sociale “Giovanni Paolo II” di piazza San Camillo, concedendole al vicino plesso scolastico, in considerazione dell’inibizione di alcuni spazi scolastici per ragioni di sicurezza, provocando disagi ai piccoli alunni. “Quando il problema mi si presentò davanti – ha detto in aula il sindaco – la prima proposta che feci era quella di utilizzare i locali della vicina struttura, ma non fu data la disponibilità. Se avessi saputo che il contratto era del Comune, la disponibilità me la sarei presa”.
Il parroco si spinge oltre, smentendo il sindaco, dimostrando la superficialità delle affermazioni in aula del primo cittadino, oltretutto non corrette in primis dai consiglieri veterani – compresi quelli che hanno iI proprio bacino di voti nella borgata di Peri – e dalla stessa dirigente tecnica Pina Leonardi che, visibilmente smarrita dinanzi alle dichiarazioni del sindaco, ha preferito tacere – spiegando che “dopo innumerevoli appelli, raccolta firme, nel 2004, quell’immobile è stato ceduto alla parrocchia. Nel contratto stipulato con la Regione – sottolinea il prelato – è ribadito che il Comune rinunciava all’uso della struttura, oltretutto se non ci fosse stato quell’atto di rinuncia da parte dell’Ente comunale, la parrocchia non avrebbe potuto gestirlo, come ha poi fatto”.
Don Alfio Sauta ribadisce che “per rimettere in funzione quell’edificio sono stai spesi 70 mila euro, di cui 12 mila per la sola rimozione e bonifica del tetto coperto da lastre in eternit”.
E sulla vicenda interviene anche l’ex assessore alla Cultura Piero Mangano, accusando apertamente l’amministrazione che, “fino ad oggi non ha speso un solo centesimo per il centro sociale. E’ solo la parrocchia a pagare annualmente il canone di locazione alla Regione. Nessun altro. Il sindaco disconosce una grande verità ovvero che l’attivazione del centro sociale, sede di incontri culturali, frequentato da decine di bambini che partecipano ai numerosi grest, è stata ed è la più alta e autentica risposta alla necessità di un quartiere di oltre 3 mila abitanti”.
Ma Piero Mangano che l’altra sera era presente in aula consiliare è un fiume in piena. “E’ una vergogna che il sindaco metta in atto questi pseudo atti di forza che hanno tutto il sapore di una vendetta, forse contro di me, consapevole del mio
Comprendiamo che per la parrocchia del Carmine simili errori non li avrebbe commessi, mentre sull’attività del centro sociale di San Camillo e della sua storia ha invece preso una gigantesca cantonata. Alla fine la verità sta nei numeri. Il centro sociale è stato ristrutturato dai poveri, dagli umili dal cuore nobile di chi crede che la nostra città, e chi la abita, merita tutto questo. La verità – rimarca l’ex assessore Mangano – sta nei numeri poiché decine di giovani si impegnano per questa struttura. 250 sono solo i bambini che lo frequentano settimanalmente, 11 grest organizzati con la partecipazione di 200 ragazzi e oltre 80 tra animatori e volontari. La verità che il sindaco disconosce sta ancora nei numeri. Il doposcuola gratuito per circa 30 bambini ogni anno, corsi di cucina, di ballo, l’attività della palestra, tutte occasioni per stare insieme e vincere la solitudine.
Quella che invece sembra vivere il nostro sindaco, assediato dai debiti, privo di maggioranza in aula e con l’inevitabile dissesto che da qui a poco regalerà alla nostra città. Per il futuro, anziché agire a gamba tesa, pensi piuttosto al baratro cui andiamo incontro”.
Mario Previtera