Linguaglossa “in Serie A” con lo storico ed incorruttibile arbitro Gaetano Mascali

Ottant’anni fa il Comune etneo dava i natali al compianto direttore di gara distintosi per spiccata integrità morale, fino al punto da attirarsi le antipatie di certi “potentati”. Da giovanissimo si trasferì al Nord al seguito del padre e della madre, originaria di Francavilla di Sicilia. Il suo nome è in particolare legato ad un incontro tra la Fiorentina ed il Cagliari

Tra i suoi cittadini illustri il Comune etneo di Linguaglossa può anche vantare il compianto arbitro nazionale di Calcio Gaetano Mascali, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della nascita.

Gaetano Mascali negli ultimi anni della sua vita

Nelle biografie ufficiali, in realtà, il suo nome è solitamente accostato a località settentrionali della Penisola (come Desenzano del Garda e Brescia) dove colui che sarebbe divenuto un famoso “fischietto” di Serie A si trasferì sin da ragazzo al seguito del padre, benemerito ufficiale linguaglossese dell’Arma dei Carabinieri in servizio al Nord Italia. Ma Gaetano Mascali venne alla luce l’8 maggio del 1938 proprio a Linguaglossa, dove spesso faceva ritorno senza tanti clamori.

A potersi gloriare di questo insigne personaggio è comunque anche la comunità di Francavilla di Sicilia, sul versante messinese della vicina Valle dell’Alcantara, da cui proveniva la madre (della famiglia dei D’Arrigo).

Colpito da un male incurabile, Mascali si è spento poco più che settantenne nell’estate del 2011, e nei mesi precedenti alla dipartita, consapevole dell’imminente fine dei suoi giorni, ha voluto “salutare” i luoghi delle sue origini concedendosi un’ultima vacanza tra Linguaglossa e Francavilla per recarsi a visitare i parenti ed i poderi di sua proprietà.

Mascali (primo da destra) con il celebre calciatore Gigi Riva

Ma chi è stato e cosa ha rappresentato esattamente questo indiscusso protagonista delle domeniche calcistiche (erano i tempi in cui le partite venivano disputate solo nel giorno di festa) degli italiani?

Intanto la sua principale occupazione era quella di insegnante di Matematica in quanto, almeno in Italia, l’arbitraggio non è mai stato considerato un lavoro a tempo pieno, anche perché, necessitando di una forma fisica ottimale, lo si può esercitare mediamente per non più di una decina d’anni.

In Serie A, dove arbitra per otto stagioni, Gaetano Mascali debutta nel 1969 dopo una gavetta, iniziata nel 1956, con le squadre giovanili. Un anno dopo, ossia nel 1970, viene insignito del Premio “Florindo Longagnani” come miglior arbitro debuttante. Si distingue subito per integrità morale ed assoluta osservanza delle regole di gioco, doti queste non sempre gradite ai “piani alti” della F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio) i quali impongono un brusco “stop” alla sua carriera, precludendogli lo “status” di arbitro internazionale che, di lì a poco, si sarebbe sicuramente meritato.

La mamma francavillese di Gaetano Mascali

La sua parabola discendente inizia esattamente con quella partita, disputata a Firenze negli Anni Settanta, tra la Fiorentina ed il Cagliari entrata a far parte degli annali del Calcio italiano proprio per la scrupolosa osservanza delle regole da parte dell’arbitro Mascali. Quest’ultimo, in pratica, fa cambiare tutti i tacchetti dei giocatori della Fiorentina perché troppo alti e, quindi, potenzialmente pericolosi, così come raccomandato da una circolare della Figc a seguito di un incidente occorso ad un calciatore qualche settimana prima. Gaetano Mascali, che con questo episodio si conquista le prime pagine di tutti i giornali, è l’unico arbitro d’Italia a dare applicazione a quella circolare, che probabilmente deve rimanere solo un ipocrita atto “di facciata”, mentre lui, sempre ligio alle regole, si attiene diligentemente a quanto da essa disposto. Ancora una volta, dunque, il direttore di gara originario di Linguaglossa non intende scendere a compromessi, anche a costo di dover sacrificare la propria carriera.

Gaetano Mascali lascia quindi i grandi stadi di Serie A per andarsi a sedere dietro importanti “scrivanie” in veste di dirigente, ed in particolare di presidente e successivamente commissario della sezione A.I.A. (Associazione Italiana Arbitri) di Brescia.

Mascali nel 1970 mentre riceve il Premio “Longagnani”

Sino a poco tempo prima di esalare l’ultimo respiro, gli piace andare sui campi di gara per visionare i giovani arbitri, con i quali s’intrattiene negli spogliatoi in maniera schietta e cordiale impartendo loro preziose lezioni di sport e di vita.

Eloquente il ricordo di Gaetano Mascali che il suo collega Pasquale Lascialfari (a sua volta deceduto qualche anno dopo) ha affidato alle colonne del “Giornale di Brescia” in occasione della dipartita dell’arbitro linguaglossese: «Per Tano, sul campo di calcio così come pure nella vita, il bianco era bianco ed il nero era nero. Non esistevano vie di mezzo. Ce ne fossero di “Tano” sui nostri campi, sicuramente al Calcio non potrebbe che far del bene».

Rodolfo Amodeo