La Dia di Catania, coordinata dalla Dda della Procura etnea, ha eseguito, alle prime luci dell’alba di oggi, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di imprenditori, funzionari amministrativi ed elementi di vertice dei clan Cappello e Laudani.
Al centro dell’inchiesta la presunta illecita gestione della raccolta dei rifiuti nei Comuni di Trecastagni, Misterbianco e Aci Catena, con diramazioni nella Sicilia Orientale. Sono in corso anche sequestri di società per un valore complessivo di 30 milioni di euro.
Nell’operazione, denominata Gorgòni, sono state impegnate 150 unità del personale della Direzione investigativa antimafia di Catania, supportate dai Centri operativi di Palermo, Reggio Calabria, Caltanissetta, dalla Dia di Roma e dalla Sezione Operativa di Messina.
I NOMI DEGLI ARRESTATI:
Gabriele Antonio Maria Astuto, responsabile ufficio tecnico del Comune di Trecastagni, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione;
Rodolfo Briganti, rappresentante legale della Senesi Spa, accusato di corruzione;
Salvatore Carambia, detto “Turi u turcu”, accusato di associazione mafiosa;
Alfio “Salvo” Cutuli, giornalista, accusato di corruzione;
Piero Garozzo, accusato di associazione mafiosa;
Giuseppe Grasso, associazione mafiosa;
Vincenzo Guglielmino, amministratore della E.F. Servizi Ecologici Srl, accusato di associazione mafiosa, turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione;
Alessandro Mauceri, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione;
Vincenzo Papaserio, accusato di associazione mafiosa;
Lucio Pappalardo, associazione mafiosa;
Angelo Piana, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione;
Fabio Santoro, accusato di associazione mafiosa;
Luca Santoro, accusato di associazione mafiosa;
Raffaele Scalia, detto Ele, accusato di associazione mafiosa;
Domenico Sgarlato, all’epoca delle contestazioni era dirigente dell’Ufficio Tecnico Lavori Pubblici- Servizi ambientali e manutentivi del Comune di Trecastagni, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione.
L’INCHIESTA
LE INTERCETTAZIONI
In questo quadro si inserisce – secondo l’accusa – il ruolo del giornalista Alfio Cutuli detto “Salvo”, accusato di corruzione per avere avuto il ruolo di mediatore tra Briganti, rappresentante legale della Senesi Spa con il quale sussisteva uno stretto legame, e il sindaco Maesano, “al quale faceva pervenire somme imprecisate di denaro ricevute proprio da Briganti, per sostenere la sua futura campagna elettorale, in cambio di un intervento che Maesano avrebbe dovuto dispiegare in suo favore, mediante l’abuso dei poteri connessi alla funzione esercitata”, per ottenere l’annullamento delle sanzioni inflitte dal comune alla Senesi nell’esecuzione dell’appalto.