Randazzo, Ferragosto e la tradizionale processione della “Vara”

I valori religiosi che animano questa nobile tradizione, di origine rinascimentale, si uniscono ai riti popolari di autorappresentazione dell’antica coscienza cittadina che in futuro potrebbe diventare patrimonio Unesco

Martedì prossimo, giorno di ferragosto, si rinnova la tradizionale processione della “Vara” dell’Assunta, compatrona di Randazzo insieme a S. Giuseppe.
«’A Vara» è un antico poderoso carro ascensionale. Simboleggia i tre misteri della Madre di Dio, la Dormizione, l’Assunzione e l’Incoronazione, attraverso una scansione ascensionale su diversi piani, rotanti attorno a un asse centrale, tra due nubi popolate da angeli, una ruota in movimento con S. Michele Arcangelo da un lato e Cristo e la Madonna dall’altro lato, la Trinità e l’Incoronazione in cima.
La massiccia struttura con il carro meccanico e il tronco di ferro e legno è trainata a mano da centinaia di ferventi per mezzo di due gomene. Nel tronco, irrobustito da un’ossatura di ferro, sono sistemati tutti gli apparati scenici.
Una rappresentazione dalle radici antichissime legata al culto mariano locale, ma che fin dall’origine assurse ad autorappresentazione della coscienza cittadina. Per questo «’a Vara» è solo ambiguamente sostenuta da una motivazione religiosa. Insomma la solennità ha un carattere “religioso” e “civile”, perché «’a Vara» è l’una cosa e l’altra. I canoni mariani e quelli della potenza divina, compresi i simboli celesti e le figure angeliche sono stati, forse, solo il pretesto per la creazione di un poderoso carro trionfale ascensionale destinato a suscitare lo stupore degli spettatori.
Dal punto di vista storico, molto probabilmente, la tradizione della “Vara” ha inizio dopo il 1535, anno del passaggio da Randazzo di Carlo V. Pare che l’élite locale, aggregandosi al corteo che accompagnò l’imperatore a Messina, sia rimasta affascinata dai carri trionfali che i messinesi ostentarono per accogliere l’imperatore. Verosimilmente fu in quella circostanza che i randazzesi presero contatto con quegli straordinari marchingegni che in seguito vollero realizzare anche a Randazzo, pressappoco nella forma che conosciamo oggi. È stato ipotizzato, altresì, che la fonte d’ispirazione per la realizzazione di questa struttura sia stato il quadro del Caniglia (metà sec. XVI) che si può ammirare nella cappella del Crocifisso, nella basilica di Santa Maria.
Con il passare dei secoli, il complesso dei festeggiamenti ha subìto notevoli trasformazioni. Tuttavia, «‘a Vara» di Randazzo ha saputo mantenere l’originaria caratteristica del carro con il tronco di legno, i meccanismi, il traino a mano, la simbologia dei tre Misteri principali della Madonna, i fanciulli saldamente “appesi”. Questi ultimi fanno parte integrante dell’antica tradizione della “Vara” e della rappresentazione simbolica dei tre Misteri della Madonna. Indubbiamente è la più importante tra le caratteristiche. I protagonisti sono venticinque, indossano abiti diversi, in funzione di ciò che raffigurano o impersonano, sono sospesi in aria ma saldamente legati in vari punti della struttura, sino alla sommità della “Vara”. Un tempo i fanciulli erano soltanto maschi e imparruccati. Adesso partecipano anche le ragazze. Durante il tragitto i personaggi della “Vara” intonano un inno antichissimo.
Il carro con l’intera struttura è manovrato da maestranze esperte, sia per lo spostamento sia per i movimenti rotatori (il tronco gira su stesso mentre la “ruota”, a due facce, compie anch’essa un movimento rotatorio).
Il programma della festa prevede alle ore 11 la sfilata del corteo dei personaggi della “Vara”, partenza da piazza Santa Maria. La “Vara”, invece, partirà dalle absidi della basilica di Santa Maria e percorrerà per tutta la sua lunghezza via Umberto, fino porta S. Martino. Sarà accompagnata dal Complesso Bandistico “E. Marotta” di Randazzo, dal Corteo Medievale dell’Associazione “Sicularagonensia” e dell’Istituto comprensivo “E. De Amicis”, con i figuranti in abiti medievali, dalle “Majorette Città di Randazzo” e da tutte le autorità cittadine.

Gaetano Scarpignato