Paternò, Assinnata: tra inchini delle varette ed arresti, ma è davvero “The End”?

“Ciao papà, lo vedi cosa fanno? Sono cose ingiuste, l’ho fatto sapere a tutto il mondo cosa hanno combinato, anche per te. Ti mando un bacio, a te e tutti quelli che sono con te; a tutta la sezione, a mio nonno, al mio patrozzo e a tutti i miei cugini”, questo il saluto che Domenico Assinnata mandava al padre Salvatore, in carcere, a conclusione dell’intervista, rilasciata qualche mese fa a Giulio Golia per il noto programma in onda sulla rete nazionale: “Le Iene”.

In quell’occasione la città di Paternò era stata scaraventata in tutte le pagine di cronaca per via del grave episodio dell’“inchino e bacio” sotto la casa del boss del clan Assinnata, affiliato alla “famiglia” catanese Santapaola.

Fatto avvenuto alla luce del sole ed in occasione dei festeggiamenti in onore della Protettrice della città, Santa Barbara. Episodio che aveva anche indotto il Questore di Catania, Marcello Cardona, ad emettere un’ordinanza di divieto di partecipazione alle processioni per due comitati portatori delle varette (cerei votivi) durante i festeggiamenti patronali.
Ostentazione del potere mafioso, questo comunicava quell’inchino da cui, va detto, centinaia e centinaia di cittadini per bene hanno preso le distanze.

Incalzato da Golia il giovane parlava, mostrando atteggiamento spavaldo, di infamie ai danni del padre e dal nonno che ne avevano causato l’arresto (essendo entrambi detenuti); così come infamie, o errori, ci sarebbero stati nei suoi confronti quando fu denunciato per aver chiesto il pizzo. Certo sarebbe assurdo pensare che, soprattutto, sotto l’occhio attento delle telecamere chiunque possa affermare l’opposto, ma vero è che alla luce dell’operazione “The end” di fatto è stata ricostruita l’intera organizzazione del clan e delle rispettive attività illecite.

Assinnata S.

L’operazione, lo ricordiamo, ha visto i carabinieri, ieri, dare esecuzione a 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere (più 1 ai domiciliari), per i reati di associazione mafiosa, estorsione ed associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti proprio nei confronti di vertici ed affiliati degli Assinnata.
Ordinanza che ha raggiunto lo stesso padre del giovane, già detenuto (ritenuto assieme al nonno, anch’egli di nome Domenico, a capo dell’organizzazione mafiosa. Loro sarebbero stati gli artefici della riorganizzazione del clan paternese storicamente facente capo a Giuseppe Alleruzzo).

Insomma quello che emerge, facendo due conti in questa come in altre operazioni, è un filo conduttore: troppo spesso pur essendo i vertici delle varie famiglie in carcere, le rispettive organizzazioni riescono a garantire la sopravvivenza della famiglia la quale rimane ben operante e radicata nel territorio. Spesso se ne riesce, in un modo o nell’altro, a ricompattare le fila anche quando si cerca di tagliare la testa al toro colpendo vertici ed affiliati.

Ma allora davvero può parlarsi di Assinnata “The end”? Chi vivrà vedrà.
Quel che risulta certo è solo che tali fatti di cronaca in realtà restituiscono solo una parte di ciò che in realtà è Paternò ed i suoi cittadini. Quei cittadini per bene che della legalità ne fanno un motto di vita.