Mafia a Catania: fra omertà, sequestri di beni già confiscati e nuova storia… che chiama in causa il ministro Alfano!

Retroscena inquietanti dietro l’ultima operazione contro la criminalità organizzata. Da Catania a Riposto la scia delle attività in odor di mafia

Ci sono retroscena piuttosto inquietanti – e taluni che lasciano perplessi – dell’ultima operazione antimafia della polizia a Catania. L’ordinanza di custodia cautelare di “Bulldog” è stata descritta in termini enfatici in conferenza stampa stamane: “colpiamo al cuore la famiglia di sangue dei Santapaola” (clicca e leggi Catania: colpito clan Santapaola: 16 arresti I NOMI LE FOTO I VIDEO).

Peccato poi scoprire, come riferito dagli stessi inquirenti, i legami con dei malavitosi con una certa “imprenditoria” tant’è che molte probabili vittime di minacce e altro da parte del clan lo sono diventate perché la stessa organizzazione era impegnata nell’attività di “recupero crediti”.

Invece, delle normali procedure e delle relative lungaggini, taluni creditori – secondo la prospettazione della Procura – si sarebbero rivolti alla mafia per avere quanto loro dovuto. Il creditore invece di rivolgersi a legali per cercare di ottenere i debiti attraverso gli strumenti previsti dalla legge chiede il “sostegno” di boss o esponenti della criminalità organizzata che con mezzi di intimidazione e minaccia cercheranno di “recuperare” le somme. Naturalmente, una quota del versato finirà nelle mani del clan. Secondo l’indagine questo tipo di attività era fra le più importanti del gruppo mafioso, che farebbe capo a Roberto Vacante, marito di Irene Santapaola, nipote di Nitto Santapaola.

Ma la collaborazione delle presunte vittime non c’è stata: e così non è stato possibile contestare alcunchè ai creditori. Insomma, il binomio “paura-omertà” è ancora molto radicato dalle nostre parti. Malgrado tante parole. E, spesso, alle chiacchiere da convegno non c’è alcun riscontro.

Altro retroscena venuto fuori in queste ore rigurda addirittura il Ministro degli Interni Angelino Alfano. Qualche me fa, esattamente il 29 settembre (San Michele Arcangelo), in occasione di una sua visita a Catania per la fesa della polizia, il sito “post viola” aveva rivolto qualche domanda a lui in occasione dell’inaugurazione di un locale del centro cittadino (con annessa chiusura di un’intera area). Ora dall’operazione “Bulldog” è saltato fuori un dato rilevante.

“…Tra i beni sequestrati – scrive ieri il Post viola – anche un ramo d’azienda destinato alla gestione del ristorante “l’Oste di Tremestieri”, in via Roma 10/12 e un’unità della società commerciale “La Rena Rent Car.”, intestata a Giuseppe e Salvatore Caruso. E da chi sono gestiti il ristorante L’Oste di Tremestieri e la ditta di noleggio La Rena Rent Car oggi sequestrati nel corso dell’operazione antimafia? Da Giuseppe e Salvatore Caruso e da Gianluca Giordano e cioè gli stessi titolari e gestori del Pitti. Adesso Alfano risponda a queste domande: come può un ministro dell’Interno partecipare all’inaugurazione di un ristorante i cui titolari e gestori sono oggi destinatari di provvedimenti di sequestro nell’ambito di un’operazione antimafia. Quali rapporti intercorrono tra il ministro e questi soggetti?”.

Ma c’è anche un dato che lascia perplessi. Tra le aziende sequestrate la “Sporting Italia” intestata (fittiziamente secondo gli investigatori) a Irene Santapaola, già colpita da un provvedimento di misure di prevenzione della Dia, che opera nella gestione dei campetti di calcio. Insomma, qualcuno ieri, nei corridoi di Palazzo di Giustizia, commentava: hanno forse sequestrato un bene già confiscato? In effetti, nel prossimo mese di febbraio è previsto l’appello della confisca del bene! Proprio così.

Comunque, gli uomini del clan sono tipi pragmatici: a sentire gli inquirenti, Roberto Vacante stava costruendo nuovi impianti sportivi a Nesima, periferia di Catania, sotto l’effige della “The Bull Dog Camp Cooperativa”. Da qui il nome del blitz, Bulldog.

Marco Benanti