Un affare da 24 milioni di euro. Il ciclo dei rifiuti si “ricicla” con una nuova gara d’appalto. L’Urega l’organismo che si occuperà della gestione operativa della gara d’appalto oggi aprirà le offerte per il Comune di Giarre. Il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti riparte dalla terribile esperienza dell’Ato con i suoi costi e le sue inefficienze. Sullo sfondo, pericolose ingerenze, quella della criminalità organizzata. Una esperienza quella dell’Ato CT1 che nel territorio jonico etneo ha lasciato un segno indelebile, ovvero quell’operazione condotta dalla Dia di Catania con il coordinamento della Procura che nel gennaio del 2013 ha portato all’arresto di 27 persone, tra amministratori, funzionari e presunti referenti di clan mafiosi.
La complessa attività investigativa compiuta (consistente in intercettazioni telefoniche e ambientali, corredate da attività di riscontro sul territorio) ha permesso di ipotizzare l’infiltrazione di elementi di spicco della criminalità organizzata, attiva nel comprensorio dell’alto jonio etneo (Fiumefreddo, Giarre, Riposto, Mascali, Calatabiano con propaggini nei comuni limitrofi di Taormina e Giardini Naxos) nell’attività di gestione dei rifiuti, facente capo alla AIMERI AMBIENTE s.r.l., operante nel ciclo dei rifiuti nel area ionica-etnea, quale aggiudicataria dell’appalto bandito dalla ATO CT1 JONIAMBIENTE. Tale condotta – sempre secondo l’accusa -sarebbe stata attuata da soggetti di vertice della cosca mafiosa dei Cintorino di Calatabiano, a sua volta consorziata con il gruppo dei “cursoti catanesi” ed entrambi federati al potente clan dei “Cappello”, nonché voluta e agevolata sia dai dirigenti della predetta impresa sia da funzionari/amministratori della stessa Joniambiente.
La comunicazione è stata emessa dalla Prefettura di Fermo, provincia marchigiana, che si è pronunciata in riscontro alle richieste formulate proprio da alcuni Comuni casertani, quali Grazzanise e Gricignano d’Aversa, che, avendo affidato alla Senesi il servizio di raccolta hanno, come è stabilito dalla prassi, inoltrato una richiesta di certificato antimafia. La Prefettura di Fermo ha ritenuto possibile il rischio di infiltrazioni mafiose nell’azienda, la quale ha ora 60 giorni di tempo per presentare ricorso al Tar. La Senesi, dal canto suo, in una nota, ha replicato affermando che “la società andrà a proporre apposito ricorso all’autorità giurisdizionale amministrativa”.
La Senesi, peraltro sottolinea che “quanto riportato nel provvedimento della prefettura è relativo a fatti lontani nel tempo, rispetto ai quali l’azienda è divenuta oggi un’autorevole operatore a livello nazionale”. Per l’Urega, dunque, è atteso un lavoro delicato e complesso. Il territorio giarrese non può certo permettersi di ricadere in una gestione del servizio ecologico con interessi e ingerenze esterne come purtroppo accaduto nel precedente appalto, costellato da attentati intimidatori e incendiari con l’ombra delle organizzazioni mafiose infiltrate. Un rischio che Giarre non può permettersi. Per la seconda volta.