Catania, il procuratore Salvi: “da anni lavoriamo senza sosta per la protezione dei migranti”

Sul disastroso naufragio di immigrati – si calcolano oltre 800 morti – avvenuto il 18 aprile scorso al largo della Libia, indaga la Procura della Repubblica di Catania. E lo stesso procuratore di Catania, Giovanni Salvi (nella foto a sinistra), è impegnato in prima persona: “Valuteremo la possibilità di recuperare il relitto in base ad esigenza di accertare se i portelloni erano chiusi o aperti. Uno appare aperto. Quello di poppa appare chiuso, ma bisogna stabilire se si è chiuso per effetto del naufragio”.

“Abbiamo concentrato il nostro lavoro – continua Salvi – sui nostri fini istituzionali: individuare e punire i colpevoli e assicurare la tutela dei diritti delle vittime. Abbiamo quindi operato per la ricostruzione del fatto e della condotta degli indagati e per la qualificazione giuridica del reato. La possibilità per congiunti dei dispersi di far valere i propri diritti nel processo è assicurata, con i mezzi che la Procura ha avviato immediatamente dopo il nauftagio ”.

Ma l’iniziativa della Procura catanese subisce non poche critiche da parte di chi la considera aliena dal salvataggio a mare degli immigrati.

“Si può dissentire dalle scelte processuali del mio ufficio – chiarisce Salvi – ma non si può mettere in dubbio la dedizione con la quale ormai da anni lavoriamo senza sosta per la protezione dei migranti, con passione, determinazione e sensibilità per le vittime e i loro familiari. Il recupero è difficile, essendo il relitto a 370 metri di profondità, e richiede quindi mezzi specializzati. Comunque, sin dalle prime comunicazioni, si è messo in rilievo che il recupero delle vittime per finalità umanitarie non compete all’autorità giudiziaria, mentre alte Autorità del Governo hanno già manifestato disponibilità in tal senso, che questo ufficio non potrebbe che favorire visto l’impegno profuso a tutela dei migranti e per la punizione di coloro che ne mettono in pericolo le vite”.

“Il mio Ufficio – conclude con amarezza il capo della Procura Giovanni Salvi – ha ottenuto risultati straordinari, sia per punire i colpevoli dell’ignobile traffico che nel concorrere alla tutela dei migranti. Se vi sono differenze di approccio rispetto ad altri uffici è solo nella strada innovativamente aperta dal mio ufficio per affermare la giurisdizione italiana in alto mare e così punire i capi del traffico e non solo di scafisti e, nella stretta cooperazione con la Marina Militare e le altre forze navali impegnate, per il salvataggio delle vite umane. Sono, quindi, profondamente turbato dal fatto che si sia messa in dubbio la volontà della Procura e la mia personale di operare in questa direzione”.

Orazio Vasta