Catania, guerra al “cavallo di ritorno”: 19 arresti
VIDEO E AUDIO DELLE INTERCETTAZIONI
La scorsa notte i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dalle Compagnie di Intervento Operativo dei Battaglioni “Puglia” e “Sicilia”, dal Nucleo Elicotteri e dai Cinofili hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P presso il Tribunale di Catania, a carico di diciannove persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di furto, estorsione e ricettazione.
Le indagini, condotte dalla Compagnia Carabinieri di Gravina di Catania e coordinate dalla Procura della Repubblica etnea, avviate nel gennaio 2013 e conclusesi nell’ agosto 2013, hanno permesso di disarticolare una banda specializzata in furti e ricettazione di veicoli oltre che di vere e proprie estorsioni nella cosiddetta forma del “cavallo di ritorno”. Il fenomeno, profondamente radicato nella città di Catania e nell’hinterland etneo, probabilmente ancora sottostimato, in realtà ha assunto connotati allarmanti se si considera che nel solo territorio della giurisdizione della Compagnia Carabinieri di Gravina di Catania, nell’anno appena trascorso, sono state formalizzate circa 1200 denunce di furto di autovetture, con un quasi paritario numero di rinvenimenti, tutti legati da un minimo comune denominatore, ovvero la “casualità” del ritrovamento da parte dei proprietari.
L’attività investigativa ha consentito di documentare come gli appartenenti al gruppo chiedessero somme di denaro oscillanti genericamente tra i 400 e i 600 euro, con picchi massimi di 1200 euro e minimi di 150 euro, per la restituzione dei veicoli rubati.
LE RIPRESE DEI FURTI E LE INTERCETTAZIONI
L’indagine, condotta con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, è stata sviluppata nei confronti di un’associazione criminale operante nel quartiere popolare di Catania “Balatelle” – zona San Giovanni Galermo –, una vera roccaforte, circondata e protetta da palazzi popolari, accessibili da un solo ingresso principale. La conformazione edilizia del quartiere era di fondamentale importanza per l’esecuzione delle attività illecite, in quanto si potevano controllare tutti i movimenti delle Forze dell’Ordine e quindi mettere al riparo i correi da sgradite ed impreviste sorprese. In effetti, le vittime andavano alla ricerca del “contatto giusto” proprio sotto i portici delle palazzine od in prossimità di un panificio dove avevano la possibilità di avvicinare “l’intermediario” del gruppo.
Proprio la figura dell’“intermediario” – “referente di zona”, fondamentale per la concretizzazione del “cavallo di ritorno”, rappresentava una sorta di cuscinetto di sicurezza, non solo tra le vittime ed estorsori, ma, cosa più importante, con le Forze di Polizia. L’intermediario, perfettamente inserito nel sodalizio criminale, agiva in stretta sinergia con le squadre operative che materialmente eseguivano i furti di auto e, conosciuto da tutti i residenti del quartiere, non appena veniva avvicinato dal cittadino, si metteva in contatto con l’organizzazione per verificare, in base al modello, colore, targa e soprattutto luogo del furto del veicolo, chi avesse operato e chi detenesse illecitamente il veicolo. Nel momento in cui riceveva le auspicate conferme, si faceva portavoce di un’apparente trattativa, in realtà già organizzata, affinché con celerità venisse restituita l’autovettura, che avveniva, comunque, sempre dopo la consegna della somma di denaro stabilita. Per dare una parvenza di legittimità le auto venivano riconsegnate vicino al luogo del furto, affinché, all’atto di denuncia di ritrovamento, il cittadino potesse far credere alle forze di Polizia che si fosse trattato di un furto dal carattere estemporaneo. Di contro, qualora il contatto estorsivo con il proprietario non avesse avuto successo, l’organizzazione provvedeva a vendere le macchine, garantendosi comunque un profitto derivato dalla vendita dei pezzi di ricambio. Gli indagati potevano anche contare su altri personaggi, con ruoli non certamente marginali come la figura dell’elettrauto, che controllava e bonificava le autovetture possedute dagli indagati proprio per scongiurare eventuali attività d’intercettazione od anche altri soggetti che provvedevano a fornire mezzi a noleggio da utilizzare durante le attività criminose.
I Carabinieri hanno disarticolato un sodalizio criminale che controllava e gestiva capillarmente il traffico degli autoveicoli rubati nel Comune di Gravina di Catania, quartiere Fasano e San Paolo e nei Comuni dell’hinterland, Mascalucia, San Pietro Clarenza, Tremestieri – frazione Canalicchio, Misterbianco – frazione Belsito. Sono stati documentati e riscontrati ben 37 episodi estorsivi e le vittime già sentite in relazione al furto subito hanno ammesso di aver pagato la somma di denaro fissata dalla consorteria per avere indietro l’autovettura rubata.
Nell’ambito dell’attività di indagine sono stati denunciati a piede libero anche altre 17 persone per i medesimi reati nonché 9 vittime di furto per favoreggiamento personale poiché hanno negato di avere pagato per la riconsegna delle autovetture rubate. Tra gli indagati a piede libero ci sono anche alcuni soggetti legati ad organizzazioni mafiose catanesi.
GLI ARRESTATI
D’ANGELO Salvatore, Catania 31.8.1973, (inteso “Schumacher”), rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.
FALLO Rosario, Catania 23.10.1990, (inteso “Paperino”), rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.
FIORENZA Vittorio Benito, Germania 23.12.1981, (inteso “U pisci”), già detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo.
GIARRUSSO David, Catania 20.10.1977, (inteso “Alla Alla”), già detenuto nel carcere di Piazza Armerina (EN).
GURRIERI Salvatore, Catania 2.10.1973, (inteso “U Puffu”), già detenuto nel carcere di San Gimignano (SI).
MAGLIUOLO Raffele Gianluca, Catania 18.9.1984, (inteso “Machinedda”), rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.
MAGLIUOLO Michael Giuseppe, Catania 19.3.1992, già detenuto nel carcere di Piazza Lanza a Catania.
MARINO Antonio, Catania 9.10.1990, (inteso“U Babbaleccu”), ristretto ai domiciliari.
MASOTTA Dario, Catania 15.1.1983, (inteso “Faccia di Plastica”), rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.
MONACO Giuseppe, Catania 1.2.1967, ristretto ai domiciliari.
MUSUMECI Danilo, Catania 1.7.1991 (inteso “Mozzarella”), rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.
NACETO Sebastiano, Catania 7.7.1966, (inteso “Nello”) già detenuto nel carcere di Gela (CL).
NICOTRA Massimiliano, Catania 26.10.1977, già detenuto nel carcere di San Cataldo (CL).
RAINERI Filippo Ivan, Catania 22.8.1993, ristretto ai domiciliari.
RECCA Angelo Jonathan, Catania 10.9.1987, (inteso “Cicciobello”), già detenuto nel carcere di Catania Piazza Lanza.
SANTONOCITO Antonino, Catania 15.1.1967, (inteso “Nino Trippa”), già detenuto nel carcere di Catania Piazza Lanza.
SIRINGO Salvatore, Catania 26.7.1979, ristretto ai domiciliari.
SPINA Alfio, Catania 31.3.1967, ristretto ai domiciliari.
TENENTE Orazio, Catania 27.5.1994, ristretto ai domiciliari.