Catania, col Brescia pari nel deserto

I rossazzurri di Maurizio Pellegrino non vanno oltre il pareggio contro un Brescia in crisi di identità e di risultati al cospetto di appena tremila spettatori. Gli insuccessi sportivi vanno di pari passo con quelli gestionali, riconducibili, secondo i tifosi, ad una governance sorda ed arroccata nei propri convincimenti

Il commento

Il pareggio tra Catania e Brescia ha un antefatto. Significativo ed assordante. Che ha radici profonde e lontane nel tempo e che prende forma con le dimissioni – indotte – del tecnico Giuseppe Sannino a ventiquattr’ore dalla gara del Massimino. Assordante come la protesta dei tifosi – sono settemila gli sportivi che decidono di manifestare il proprio malumore disertando gli spalti dell’impianto – sfiancati da promesse disattese e da una gestione approssimativa, da un punto di vista comunicativo e sportivo.

Catania e Brescia si dividono la posta in palio – altissima, per entrambe le compagini invischiate nella lotta per la salvezza – ed arrivano all’appuntamento con due tecnici provenienti dai settori giovanili e con rose ridotte all’osso. E il Catania, senza dubbio, sta messo peggio. Ma le numerose assenze in casa etnea non possono e non devono costituire un alibi. Perché l’avversario – al netto delle indisponibilità – rimaneva chiaramente abbordabile e perché anche il neo tecnico Javorcic ha dovuto rinunciare a numerosi elementi. Un pareggio che ha le dimensioni di una Caporetto. Una disfatta su tutta la linea che non cambia lo stato della classifica – le lunghezze che separano i rossazzurri dalla zona playoff e playout sono rimaste invariate, sei ed un punto rispettivamente – ma che ha evidenziato ancora una volta le lacune di una squadra allestita male in estate e gestita peggio in inverno. Creando una frattura adesso difficilmente sanabile tra la stessa Società ed i tifosi. Tifosi, non ultras, lo spicchio più caldo ed intransigente della tifoseria, ma i più moderati sportivi, che erano soliti manifestare il proprio dissenso tra le mura di casa propria o al bar con gli amici. E che oggi scendono in piazza – Spedini – per manifestare apertamente ed in maniera libera il proprio disappunto.

Le scelte del presidente Pulvirenti e dell’amministratore delegato Cosentino hanno prodotto questi risultati. Che vanno oltre il risultato sportivo, riconducibile a milleuno fattori che possono aver segnato il percorso dei rossazzurri e che possono essere attribuiti anche solo parzialmente ai vertici societari, ma di fatto sanciscono la fine di un passaggio storico – che ha il suo apice sportivo e territoriale appena un paio di anni orsono – decretato con rigide prese di posizione. C’è da rifondare tutto. C’è da riconquistare, soprattutto, la fiducia nei confronti dei tifosi che il presidente Pulvirenti – collaborato da persone capaci e competenti – aveva  faticosamente acquisito per mezzo di successi sportivi e manageriali, costruendo attorno a sé un modello di squadra vincente dentro e fuori il rettangolo di gioco.

Il tabellino

 CATANIA-BRESCIA 2-2

6′ Cani (C), 14′ Corvia (B), 59′ Calaiò (C), 85′ Caracciolo rig. (B)

CATANIA (4-3-3): 1 Frison, 15 Sauro, 3 Spolli, 21 Rinaudo, 28 Parisi, 8 Escalante, 39 Odjer, 20 Chrapek, 11 Leto, 17 Çani (dal 72′ Jankovic), 9 Calaiò (dal 90′ Marcelinho). A disposizione: 12 Ficara, 22 Terracciano, 33 Ramos, 32 Gallo, 13 Garufi, 27 Jankovic, 25 Piermarteri, 29 Aveni, 14 Barisic, 7 Marcelinho, 34 Rossetti. All. Pellegrino

BRESCIA (4-3-2-1): 1 Arcari, 24 Coly, 3 Ant. Caracciolo, 6 Di Cesare, 8 Scaglia, 18 H’Maidat, 17 Benali, 29 Bentivoglio, 7 Corvia (dal 75′ Razzitti), 23 Morosini (dal 72′ Sodinha), 9 Caracciolo. A disposizione: 12 Minelli, 19 Sestu, 2 Lancini, 4 Ragnoli, 21 Quaggiotto, 36 Rizzola, 7 Corvia, 28 Valotti, 33 Razzitti, 34 Sodinha. All. Javorcic

Arbitro: La Penna di Roma

Ammoniti: Sauro, Odjer, Chrapek, Escalante (C), H’Maidat (B)

Recupero: 1′ e 4′

La gara

Ai problemi di carattere ambientale (il Catania alle prese con la protesta dei tifosi, il Brescia a rischio fallimento) i due tecnici per caso, Pellegrino e Javorcic, devono far fronte a numerose indisponibilità. Tra le fila rossazzurre s’è perso il conto dei giocatori costretti a saltare il match. Nel 4-3-3 rispolverato per l’occasione, Friosn difende i pali, Rinaudo si sacrifica al centro della difesa assieme all’acciaccato Spolli, mentre Sauro e Parisi sorvegliano le corsie laterali. A centrocampo confermato Odjer al centro, affiancato da Escalante e Chrapek che sostengono il tridente offensivo costituito da Leto, Cani e Calaiò. Nel Brescia, dove la vittoria non arriva da cinque turni, Javorcic conferma il 4-3-2-1, con Arcari tra i legni, Sestu, Antonio Caracciolo, Di Cesare e Scaglia a completare il reparto difensivo. Sulla mediana Bentivoglio, insieme a H’Maidat e Benali. Morosini e Corvia giocano invece a supporto del terminale offensivo Andrea Caracciolo. La direzione della gara è affidata al signor La Penna della sezione arbitrale di Roma, che non ha nessun precedente ufficiale con il Catania ed ha uno score stagionale di otto incontri diretti in cadetteria (3 vittorie interne, 3 pareggi e due vittorie esterne), 4 espulsioni e due rigori assegnati.

Nel silenzio del Massimino, il Catania costruisce dopo appena dieci secondi la prima, limpida, azione da gol. Sciupata da Cani che arriva col piede troppo morbido sotto porta. Preludio, comunque, del vantaggio etneo che arriva dopo sei minuti di gioco dalla bandierina, attraverso la correzione in rete di testa dell’attaccante albanese. Tutto troppo facile per l’undici di Maurizio Pellegrino che incassa la rete del pareggio al 14’, con Corvia che supera Frison da distanza ravvicinata, correggendo in rete un cross teso di Morosini. Il Catania reagisce subito e potrebbe passare nuovamente con Calaiò, imbeccato da Rinaudo, ma l’ariete non è in giornata. Una buona occasione per Caracciolo ed un miracoloso intervento di Frison su punizione calciata da Scaglia chiudono la prima frazione di gara.

Nella ripresa, al minuto 59’, Calaiò si fa perdonare l’errore del primo tempo scaricando alle spalle di Arcari un pallone carico di rabbia. Bella, sul gol, l’azione del Catania che nasce da un cross lungo la corsia destra di Escalante che raggiunge l’arciere attraverso la sponda area di Cani. L’undici d Pellegrino potrebbe triplicare e chiudere di fatto l’incontro ma Chrapek si divora la più ghiotta delle occasioni sotto porta. Girandola di sostituzioni e si materializza il più classico degli adagi calcistici del gol sbagliato, gol subito. E fa più male, quando arriva dal dischetto. Benali riceve in area di rigore ed è steso da Sauro che allunga la gamba. Caracciolo, dagli undici metri, non sbaglia. C’è tempo per un salvataggio di Friosn su conclusione di Sodinha e per l’ultimo cambio tra le fila rossazzurre – Martinho per Calaiò – che arriva al 90’  che ancora cerchiamo di spiegarci. I quattro minuti di recupero chiudono il match  tra i fischi dei tremila spettatori presenti.

Carlo Copani

foto Nino Russo