Catania, notte fonda a Perugia. Sannino in pole per il dopo Pellegrino

E dire che fino a pochi mesi fa tra Catania e Perugia correvano ben due categorie di differenza. Non ce ne siamo accorti a dire il vero. Anzi, a dirla tutta, l’undici etneo rimedia proprio una figuraccia contro il grifo, perdendo di misura anche se il passivo sarebbe potuto essere peggiore e scivolando contro ogni pronostico in fondo alla classifica. E dire che il tecnico etneo in settimana aveva chiesto coraggio e gridato alla svolta.

LA GARA 

Perugia-Catania 1-0

80’ Falcinelli

Perugia: 22 Provedel, 6 Goldaniga, 7 Verre (85′ Nicco), 9 Falcinelli, 10 Taddei, 15 Crescenzi, 17 Fazzi (76′ Fossati), 18 Del Prete, 25 Comotto, 26 Rabusic (68′ Parigini), 29 Giacomazzi. A disposizine: 1 Koprivec, 2 Flores, 3 Del Porto, 8 Nicco, 13 Rossi, 14 Lugnani, 19 Fossati, 27 Parigini, 33 Vinicius. Allenatore: Andrea Camplone

Catania: 1 Frison (45′ Anania), 2 Peruzzi, 3 Spolli, 6 Martinho, 9 Calaiò, 10 Rosina, 11 Leto (52′ Castro), 16 Calello (86′ Cani), 20 Chrapek, 23 Gyomber, 24 Capuano. A disposizione: 26 Anania, 7 Marcelinho, 8 Escalante, 13 Garufi, 17 Cani, 18 Monzon, 19 Castro, 27 Jankovic, 28 Parisi. Allenatore: Maurizio Pellegrino

Ammoniti: 27′ Leto, 33′ Capuano, 43′ Calello (C) 42′ Giacomazzi, 79′ Verre, 89′ Comotto (P)

Espulsi: 92’ Comotto (P)

Diverse le novità in casa Catania, a partire dal modulo. Pellegrino decide di affidarsi al 4-2-3-1 in luogo del 4-3-3 di Vercelli con un duplice scopo: mandare in campo tutta l’artiglieria pesante a sua disposizione e risolvere l’equivoco tattico legato alla posizione di Rosina, apparso troppo defilato nel tridente offensivo schierato il turno precedente. In difesa, Ciro Capuano è preferito a Monzon perché più navigato e dotato di maggiori attitudini difensive rispetto al compagno di reparto, mentre lo squalificato Sauro è sostituito dal rientrante Gyomber. Lungo la mediana Calello sostituisce l’infortunato Rinaudo ed in avanti Leto è preferito a Castro, deludente nei primi due turni di campionato.

Timoroso ed arrendevole nel corso della prima frazione di gara, che è così di sola marca umbra, il Catania vacilla nella ripresa, sotto i colpi dei baby Verre, Parigini e Fazzi e la rete di Falcinelli – terza realizzazione in altrettanti incontri – perugino alla prima stagione nella squadra della sua città. L’undici di Andrea Camplone è una sapiente miscela di esplosività, esaltata dall’esuberanza dei giovani talenti e di rigore tattico, interpretato da diversi esperti giocatori, uno per reparto. Taddei su tutti, che corre e dialoga con tutti i compagni di squadra con una invidiabile accuratezza in palleggio. Permettendosi anche il lusso di calciare tra le mani di Anania il generoso penalty concesso ai suoi dal direttore di gara Mariani a risultato ancora inchiodato sullo 0-0. A dieci dal termine il gol vittoria per il Grifo, che arriva per mezzo dell’incornata di Falcinelli, abile a sfruttare un cross dalla destra di Crescenzi.

In attesa di un prevedibile cambio alla guida tecnica – nessuno dei tesserati ha rilasciato dichiarazioni al termine dell’incontro – ci si interroga sulle reali potenzialità di una squadra giudicata dagli addetti ai lavori “ammazzacampionato” ma in realtà deficitaria in ogni reparto ed assemblata peggio. La scelta della continuità offerta da Maurizio Pellegrino non ha dato i frutti sperati e forse, non sarebbe potuto essere altrimenti. In pole per la panchina etnea, adesso, c’è Giuseppe Sannino (nella foto a sinistra), oggi in tribuna del “Franco Ossola” di Varese per assistere alla sfida contro il Lanciano. Sacchiano per eccellenza, il tecnico ex Watford ha nel suo curriculum un solo modulo tattico: il 4-4-2. Bell’affare per chi come il Catania, due punte vere, da ammazzacampionato, non le ha. Nelle prossime ore il tecnico campano potrebbe dunque firmare, incontrato l’amministratore delegato Pablo Cosentino, additato dalla stragrande maggioranza dei tifosi come il vero artefice delle attuali disgrazie della società etnea.

Carlo Copani