Catania come Giarre: rigettato il ricorso contro il dissesto. La città verso il fallimento -
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Catania come Giarre: rigettato il ricorso contro il dissesto. La città verso il fallimento

Catania come Giarre: rigettato il ricorso contro il dissesto. La città verso il fallimento

Le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti hanno rigettato il ricorso avverso la deliberazione n. 153 del 4 maggio 2018, con cui la sezione controllo della Corte dei conti della Sicilia ha decretato il dissesto economico-finanziario del Comune di Catania.

Secondo i giudici contabili  l’enorme “buco” finanziario di Catania sarebbe di circa 1,6 miliardi di euro e non ci sarebbe la sostenibilità finanziaria per gestirlo.

La decisione della Corte dei Conti di Roma  sarà trasmessa alla Regione Siciliana. Sarà l’assessorato agli Enti locali a intimare, poi, all’amministrazione comunale di redigere, entro 10 giorni, la delibera che dichiara il dissesto dell’Ente, che dovrà essere portata in Consiglio per il voto dell’Aula.

La Prefettura nominerà quindi i componenti dell’Organismo speciale per la liquidazione (Osl) che, come nelle procedure fallimentari, gestirà la massa passiva. Il sindaco e il Consiglio comunale resteranno in carica. Al momento il Comune di Catania ha bisogno di circa 20 milioni di euro al mese per pagare gli stipendi dei dipendenti dell’Ente e delle aziende partecipate e per la raccolta dei rifiuti e il loro conferimento in discarica. I dipendenti dell’Ente non hanno ancora ricevuto lo stipendio di ottobre, quelli della partecipate di settembre e ottobre.

“Prendiamo atto con amarezza di questo giudizio della magistratura contabile che conferma la delibera del 4 maggio scorso e che toglie al Comune ogni possibilità di evitare il default”. Lo afferma il sindaco di Catania, Salvo Pogliese.

“Fin dal nostro insediamento, 4 mesi fa – aggiunge – consapevoli delle enormi difficoltà ricevute in eredità, abbiamo operato con scrupolo e coscienza e un impegno totalizzante, per salvare il Comune e la città da una condizione di fallimento che mette in difficoltà i lavoratori, le imprese e i cittadini che usufruiscono dei servizi. Come fatto con la delibera del consiglio comunale sui correttivi chiesti dalla Corte dei conti ai rendiconti 2014-2015-2016, ora, questo nuovo pronunciamento dei giudici ci riconferma che la strada intrapresa è quella giusta: fare rientrare il Comune nell’alveo della legalità e delle veridicità dei documenti contabili, precondizione indispensabile per riprendere un cammino virtuoso di risanamento, nell’interesse dei lavoratori e dei cittadini”

“Riguardo la massa debitoria dell’Ente si deve rilevare l’incertezza nella rappresentazione effettiva dei debiti da ripianare” sia perché “risultati sottostimati” sia per “l’ulteriore insorgenza di debiti in continua evoluzione esponenziale”. Lo rileva il Pg delle sezioni riunite della Corte dei conti di Roma, Marco Boncompagni, nelle 20 pagine di richiesta di rigetto, accolta dai giudici, della richiesta del Comune di Catania di annullare la dichiarazione di dissesto finanziario.

“Relativamente alla cassa – scrive il Pg – la gestione finanziaria condotta dall’Ente negli ultimi anni risulta caratterizzata da un susseguirsi di criticità che nel tempo hanno compromesso la capacità di garantire gli equilibri negli esercizi futuri registrando un costante e crescente ricorso all’anticipazione di tesoreria, puntualmente inestinta al termine dell’esercizio di ciascun anno per importi considerevoli con notevole aggravio della spesa per interessi passivi”.

La mancanza di liquidità, rileva il Pg, è “strettamente collegata alla bassissima capacità di riscossione delle proprie entrate, con particolare riferimento a quelle del recupero dell’evasione tributaria, tramutatasi poi in residui attivi cancellati perché con anzianità superiore ai 5 anni”.

Secondo il Pg la valutazione della situazione economica-finanziaria del Comune di Catania ha “consentito l’emersione di criticità che hanno posto in evidenza la grave violazione di norme e principi contabili”, mettendo in “rilievo una grave condizione di precarietà” e che quindi, conclude il Pg, “sono da ritenersi configurati i presupposti per la procedura di dissesto”.

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