Omicidio Patanè a San Giovanni Montebello: Cassazione conferma condanna in Appello a Isidoro Garozzo -
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Omicidio Patanè a San Giovanni Montebello: Cassazione conferma condanna in Appello a Isidoro Garozzo

Omicidio Patanè a San Giovanni Montebello: Cassazione conferma condanna in Appello a Isidoro Garozzo

La Corte di Cassazione prima sezione penale, al termine di una lunga camera di consiglio di oltre 4 ore, ha confermato questa sera, venerdì 12 ottobre, la condanna in appello (8 anni e 8 mesi) al 67enne giarrese Isidoro Garozzo recluso ai domiciliari (assistito dagli avvocati Giuseppe e Francesco Trombetta), autore, nel maggio del 2015 a San Giovanni Montebello, dell’omicidio di Vincenzo Patanè,  48 anni, ex amante della figlia.

Gli avvocati Lucia Spicuzza  e Salvo Sorbello, difensori delle parti civili, commentando la sentenza di questa sera esprimono soddisfazione nell’apprendere che “finalmente si è stabilito che nessuna legittima difesa è stata riconosciuta in favore dell’imputato ma che lo stesso ha ucciso il Patané. La suprema Corte di Cassazione, così come tutti i giudici che hanno celebrato i gradi precedenti di giudizio, hanno escluso in via definitiva quanto sostenuto dalla difesa dell’imputato.

Nessuna legittima difesa può essere rivendicata in questo caso,  peraltro non è stata ravvisata nè la legittima difesa in forma piena, nè in forma ridotta; è stata esclusa anche l’ipotesi dell’eccesso colposo nell’uso delle armi. La condanna per omicidio – rimarcano i legali della parte civile – è dunque ormai definitiva. La famiglia della vittima finalmente ha una certezza: la condanna dell’autore dell’omicidio che comunque non porterà in vita il familiare: la povera vittima, padre dei tre figli rimasti orfani; figlio dei due anziani genitori che lo piangono e  il fratello insieme ai suoi cari”.

L’OMICIDIO D’ONORE

Vincenzo Patané, è  stato ucciso l’8 maggio 2015, in via Etna, nella frazione di S.Giovanni Montebello, da Isidoro Garozzo che ha esploso cinque colpi di pistola cal. 6,35, al culmine di un acceso confronto verbale con l’ex amante della figliasi. Di fatto si consumò un vero “delitto d’onore” per mettere fine a quella relazione extraconiugale che era diventata un incubo. La vittima, telefonò al padre dell’ex amante, minacciandolo pesantemente in quanto, a suo dire, egli era stata la causa della fine di quella storia clandestina, fissando un appuntamento a due, in via Etna, finito, poi nel sangue.

(in aggiornamento)

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