Giarre, mortificato l'atto di indirizzo sul dimensionamento scolastico. In aula va in scena la fine della maggioranza -
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Giarre, mortificato l’atto di indirizzo sul dimensionamento scolastico. In aula va in scena la fine della maggioranza

Giarre, mortificato l’atto di indirizzo sul dimensionamento scolastico. In aula va in scena la fine della maggioranza

La mancata approvazione dell’atto di indirizzo, con il quale si chiedeva di revocare in autotutela la delibera di giunta sul dimensionamento scolastico, segna la fine della maggioranza che si oppone al sindaco D’Anna che ha incassato, assieme al fido consigliere Armando Castorina, una “vittoria di Pirro”.

Sullo sfondo le evidenti lacerazioni nella maggioranza in parte originate da irrilevanti quanto stucchevoli motivazioni politiche, tra cui quella di attribuirsi i meriti sulla presentazione di un atto di indirizzo. Una querelle che è persino degenerata poco prima dell’inizio della seduta consiliare con uno scontro fisico tra due consiglieri. Una squallida pagina della politica giarrese.

Ma il disgusto di chi ha assisto alla seduta è poi continuato in aula con le sterili contrapposizioni su un tema assai delicato. L’immagine plastica del sindaco con il volto scuro, nervoso al punto da non sopportare il cronista che in aula scattava le foto, salvo poi rigenerarsi quando ha capito che la disfatta della maggioranza (opposizione all’amministrazione) si era ormai materializzata con il suo plateale disfacimento.

Alla spicciolata hanno abbandonato l’aula, tra gli altri, il consigliere Leo Patanè, Giuseppe Leotta e poi Antonella Santonoceto, Fabio Di Maria, Vittorio Valenti. Tra i banchi della maggioranza sono rimasti, fino a tarda notte, i consiglieri Giusi Savoca, Maurizio Arena, Giannunzio Musumeci. E sullo scranno più alto, Francesco Longo.

Dicevamo della disfatta. Orbene, tutti spinti da importanti motivazioni per lasciare l’aula, tra chi si è confuso nell’eseguire gli ordini esterni dell’incallito “regista”, chi ha inteso invece salvaguardare gli interessi privati, molto privati, della propria famiglia (c’è sempre qualcuno che ha un parente che lavora al Comune) e altri ancora per risibili ragioni politiche.

Un mortificante teatrino politico che ha fatto impallidire altri episodi analoghi avvenuti in passato nella medesima aula. In questa vicenda c’è un solo aspetto politico: la Giunta D’Anna, al netto delle imminenti sostituzioni di due assessori, arriverà a completare i 5 anni e forse il sindaco, in questa città apatica, soffocata da squallidi interessi, potrebbe ambire a farne altri 5 di anni.

Durante la seduta dell’altra sera, si è infatti consumata la fine di partiti e movimenti che hanno fatto parte di questa pseudo maggioranza che si oppone al sindaco. Diventerà Bellissima (adesso si è capito che si trattava di un evidente eufemismo) con i suoi “carichi da 90” si è sfaldata, al punto che i componenti, Francesco Longo e Giuseppe Leotta hanno agito perseguendo obiettivi diametralmente opposti. Un successone.

Forza Italia ha praticamente abbandonato al suo destino (grazie anche al sempre incerto e indipendentissimo Francesco Cardillo) quella Giusi Savoca che, da sola, ha tentato di scalfire la compagine politica di D’Anna. Giannunzio Musumeci, ad “intermittenza politica”, anche lui, da solo, ha invece cercato in questi mesi di portare alla luce l’allegra gestione contabile dell’ente di cui, però, non sembra vergognarsi il sindaco che un obiettivo lo persegue, quello di rimanere il più a lungo possibile in sella. Costi quel che costi. E, a giudicare da quel che sta accadendo, non gli verrà poi così difficile farlo.

Tornando alla seduta dell’altra sera nell’atto di indirizzo naufragato si ribadivano alcuni precisi passaggi a cominciare dalla mancata concertazione con il mondo della scuola, ignorando, nel contempo, che la legge sull’ordinamento degli Enti locali attribuisce ai Consigli comunali gli atti programmatori. Il consigliere Giannunzio Musumeci, commentando quanto accaduto ha precisato che: “L’atto di indirizzo che ero pronto a condividere con gli altri consiglieri, se approvato, sarebbe stato processualmente utile per un eventuale ricorso al TAR contro la delibera di giunta che ha approvato il dimensionamento scolastico. Purtroppo è stato il Consiglio comunale, e cioè l’organo deputato ad esprimersi sugli atti programmatori di natura amministrativa, a non votarlo e ad autoescludersi di conseguenza”.

Più approfondita e nel contempo remissiva l’amara analisi politica della consigliera forzista Giusi Savoca: “Per il concetto di onestà e lealtà con cui mi sono scommessa per la mia città e di cui ho fermo il principio di non vivere di politica ma per la politica. Principio fondamentale per cui ho creduto è la Democrazia Partecipata, un principio tanto sciorinato dal Primo cittadino e dai Consiglieri Comunali ma mai ottemperato.

L’altro ieri in Consiglio Comunale con atto d’indirizzo ho chiesto la revoca della delibera di giunta sul dimensionamento scolastico, in quanto non ha rispettato il Decreto assessoriale della Regione, né per tempi, né per modalità di decisioni univoche, mettendosi nell’ottica fin da subito della non condivisione con i dirigenti scolastici, con i genitori dei piccoli studenti. Si è impoverito quel tessuto sociale fatto di relazioni umane che educa i bambini ad essere cittadini. Si è messa in ginocchio l’organizzazione di molte famiglie per rendere impossibile, quasi la frequenza ed il disagio degli insegnanti. La mia posizione – osserva la Savoca – non è dettata d’interesse personale quanto da una visione più ampia delle scelte della cittadinanza che passa attraverso la scelta della scuola. Rifiuto, inoltre, la discriminazione dei non residenti come strategia. Non ha l’Amministrazione aperto un tavolo di discussione. Il mio atto è stato bocciato in quanto è sotto gli occhi di tutti che non c’è programmazione, non c’è futuro, inoltre oggi il Sindaco cerca di accontentare tutti pur di mantenere il suo ruolo. L’altro ieri ne è stata la dimostrazione lampante, molti consiglieri nonostante nei giorni precedenti avessero avuto “mal di pancia” hanno preferito sopprimere le richieste dei cittadini colpendoli nelle scelte democratiche e lasciandoli al principio dell’abbandono in quanto il non fare nulla, ormai è sacro santo”.

L’analisi della Savoca può essere semplificata in una sola parola: FINE.

 

Mario Previtera

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