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Randazzo: a passeggio nel Medioevo guidati da Antonino Portaro

Randazzo: a passeggio nel Medioevo guidati da Antonino Portaro

Lo studioso originario di Malvagna ha presentato al Museo dell’Opera dei Pupi il suo volume dedicato al tessuto urbano della cittadina etnea, virtuoso esempio di conservazione della memoria storica, che altrove, invece, è stata “cancellata” da deprecabili nuove scelte costruttive

In occasione delle ferie estive, il poliedrico intellettuale Antonino Portaro non fa quasi mai ritorno nella sua Sicilia “a mani vuote”, ossia senza un “regalo” per la terra che gli ha dato i natali, esattamente nel paesino di Malvagna, in provincia di Messina. Così, in quest’estate 2018, il benemerito cittadino malvagnese prima di lasciare la Capitale, dove risiede, ha messo in valigia la sua nuova pubblicazione “Gli antichi vicoli medievali di Randazzo”, edita dalla “Tipolitografica Roma” ed incentrata su di un suggestivo viaggio a ritroso nel tempo nei quartieri della cittadina etnea, che ha avuto il merito di conservare il proprio tessuto urbano originario senza, come è avvenuto altrove, snaturarlo o addirittura “cancellarlo” del tutto con discutibili e spesso antiestetiche nuove costruzioni.

Il volume, ufficialmente presentato dall’autore alcune sere addietro nel salone del Museo dell’Opera dei Pupi di Randazzo, è corredato di numerose foto a colori e d’epoca che lo rendono di gradevole fruizione.

Alcuni anni addietro Antonino Portaro si era già occupato del centro urbano randazzese con il volume “Randazzo ieri ed oggi” che, così come quelli da lui dedicati a Malvagna e Taormina, costituiva un confronto fotografico tra il passato ed il presente della cittadina. E già da quella pubblicazione si evinceva l’eccellente stato di conservazione che la comunità randazzese aveva garantito, nel corso dei secoli, al proprio tessuto medievale.

Antonino Portaro durante la presentazione del suo nuovo volume su Randazzo al Museo dell’Opera dei Pupi

Come spiega lo stesso autore, «ho ritenuto doveroso produrre una ancor più specifica pubblicazione sull’argomento in quanto Randazzo deve il suo fascino alla sensibilità dei suoi abitanti e degli amministratori locali verso la propria storia ed il proprio passato. E’ sicuramente da elogiare la cura che ha sempre avuto questa città per la conservazione dell’antico, che oggi le nuove generazioni possono osservare. Qui sono dunque state evitate rovinose trasformazioni urbane, pensando bene di indirizzare l’espansione territoriale fuori dalle mura civiche. Randazzo, pertanto, conserva ancora il proprio aspetto medievale quasi intatto, che possiamo ammirare nel reticolo stradale, nella tessitura fitta dei quartieri di San Martino e San Nicola ed in parecchie unità abitative. Questo mio lavoro comunque – conclude con modestia Antonino Portaro – non ha alcuna pretesa scientifica, ma vuole solo essere di ausilio al turista, che può avvalersene come guida in grado di suscitare in lui emozioni che possano gratificare la sua esperienza di viaggio».

Nell’introduzione a “Gli antichi vicoli medievali di Randazzo”, a Portaro piace citare il grande architetto tedesco Walter Leopold che in un suo studio condotto nel 1913 in occasione di un suo viaggio in Sicilia scriveva che «la roccia nera di basalto lavico su cui Randazzo è stata costruita scende a strapiombo verso il fiume Alcantara, che scorre proprio sotto le sue mura. Sono da apprezzare le caratteristiche paesaggistiche particolari di un centro storico incastonato sui declivi dell’imponente vulcano Etna. Estremamente interessanti sono la Chiesa di Santa Maria e la torre di San Martino».

Oltre all’introduzione di Antonino Portaro, la parte iniziale del volume contiene anche le recensioni di autorevoli personalità della cultura e del giornalismo di rango nazionale.

Per il prof. Fabio Bogi, in particolare, «saccheggi, pestilenze, rivolte ed eventi bellici hanno messo a dura prova nel tempo la bellezza ed il patrimonio di Randazzo, che ha pur tuttavia saputo conservare l’impronta delle sue origini medievali».

Per il giornalista Carlo Franciosa «gli elementi urbanistici approfonditamente analizzati da Portaro costituiscono la “voce narrante” di Randazzo, che ci parla di muri, porte, archi, intagli di pietra lavica, architetture civili e religiose, venuti da secoli di arte gloriosa».

Antonino Portaro durante la presentazione del suo nuovo volume su Randazzo al Museo dell’Opera dei Pupi

Per l’artista Ginco Portacci «questo libro mette in risalto una medievalità che esaspera nelle correnti catalane gli accenti gotici, con l’arricciatura degli ornati fiammeggianti, con losanghe e fioroni al cumine di archi appuntiti ed inflessi, dalle ghiere moltiplicate e complicate di cordoni a treccia e di dentature sottili».

Per l’insegnante Ida Doina Busuioc «il suggestivo scenario descritto da Portaro ci indica lo splendore di una città siciliana del Trecento, sede di Re e Regine, testimoni di un’arte medievale che risente degli influssi di vari stili, correlati alle diverse dominazioni succedutesi nel tempo».

Per il critico d’arte Giuseppina Scotti «ci troviamo in presenza di un testo ben costruito nella sua compositività, particolareggiato e vario al tempo stesso e, soprattutto, attraversato dalla consueta competenza di Antonino Portaro».

Per la giornalista Iwona Grzesiukiewicz, infine, «in queste pagine Antonino Portaro ci regala un viaggio a ritroso nel tempo attraverso i sotterranei della tradizione, conscio che la conoscenza del passato ci aiuta a capire il presente».

Dirigente del Ministero dell’Economia e laureato sia in Economia e Commercio che in Storia dell’Arte ed Archeologia, Antonino Portaro, nonostante risieda stabilmente a Roma, si è sempre prodigato per valorizzare gli amati luoghi d’origine, non solo con i suoi scritti (parecchi dei quali gli hanno meritato prestigiosi riconoscimenti nazionali), ma anche tramite lodevoli iniziative di richiamo turistico, come l’apertura al pubblico della caratteristica Cuba bizantina di Malvagna, ricadente in un terreno di sua proprietà, e l’allestimento di un ricco “Museo Etnografico della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari” al piano terra della sua abitazione di famiglia.

Rodolfo Amodeo

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