Fiumefreddo e la carenza idrica che impazza nelle case dei cittadini – Parte prima -
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Fiumefreddo e la carenza idrica che impazza nelle case dei cittadini – Parte prima

Fiumefreddo e la carenza idrica che impazza nelle case dei cittadini – Parte prima

Anche a Fiumefreddo di Sicilia è arrivato il primo caldo e con esso i primi grossi problemi relativi alla mancanza di acqua. A pochi giorni dall’inizio dell’estate, infatti, per la cittadina ionica sono stati registrati molti disservizi lamentati in diverse zone del paese.

Chi non riesce a fare una doccia neppure di notte, chi non riesce ad usare la lavatrice e chi non può lavare le stoviglie. Per non parlare degli anziani e dei malati. Dai primi piani a salire diventa sempre più complicato utilizzare il servizio idrico.

E’ una situazione ai limiti del paradossale quella del Comune fiumefreddese che nella sua nomenclatura annovera il termine “fiume” ma che invece soffre da almeno cinque/sei anni di una piaga particolarmente grave come la mancanza di un bene primario qual è l’acqua.

Non bisogna aprire un dossier per scoprire come stanno le cose ma si può tentare di raccontare i fatti alla luce delle diverse ricerche storiche effettuate.

Il 29 dicembre 2014 è stata costituita una Commissione consiliare speciale composta dai consiglieri di maggioranza Giuseppe Nucifora (Presidente) e Carmelo Eugenio Ragonesi e dal consigliere di minoranza Marinella Cascino (che non ha mai preso parte ai lavori). Dopo quattro sedute, il 21 maggio 2015, è stata redatta una relazione finale per analizzare al meglio il tema idrico.

Per iniziare ad affrontare l’argomento occorre partire da un dato inconfutabile e incontrovertibile: il Comune di Fiumefreddo di Sicilia non possiede né pozzi, né autorizzazioni ad attingere ma è titolare di una concessione gratuita pari a 11,65 lt/secondo.

Da qui parte il dato storico. Era il 6 maggio 1875 quando Francesco De Maria presentava istanza per effettuare i relativi scavi nel sottosuolo; il 23 maggio successivo il Consiglio comunale approvò la delibera di concessione; il 12 dicembre 1875 veniva stipulato l’atto di concessione che disponeva quanto segue:

– che lo scavo per il rinvenimento dell’acqua poteva avvenire in qualsiasi punto del territorio comunale;

– che veniva assentita la concessione, a titolo di enfiteusi perpetua redimibile al Sig. De Maria di tutta l’acqua rinvenuta, tranne che per l’acqua capace di uscire da un forame di once quattro (o 9 cm), da destinare al Comune (per l’appunto 11,65 lt/sec);

– che tutte le spese dal rinvenimento dell’acqua alla sua utilizzazione erano poste a carico del De Maria, compresi il quantitativo destinato al Comune;

– che per la concessione enfiteutica il De Maria doveva corrispondere al Comune il canone annuo di 153 lire;

– che il Comune si impegnava a non ostacolare o molestare in alcun modo il De Maria nella realizzazione dei lavori.

Per dovere di cronaca è bene riportare che i primi test non diedero i risultati sperati e i lavori si presentarono inizialmente tanto lunghi quanto improduttivi. A seguito della morte di tre operai in un incidente in galleria e dell’esito negativo degli stessi, De Maria pensò di abbandonare la ricerca.

Una parentesi va aperta per chiarire alcune vicende “ultraterrene”. Francesco De Maria e la Vergine Immacolata sono legati a due episodi. Il primo in cui De Maria fece voto di donare una bella statua della Madonna Immacolata alla chiesa di Piazza Botteghelle, da poco eretta, qualora avesse trovato le acque che cercava.

A seguito del loro ritrovamento e nel giubilo di tanta grazia donò la statua promessa che tutto il popolo volle portare in processione sul luogo delle sorgenti. Il secondo avvenne l’8 novembre 1889 quando uno spaventoso temporale ingrossò le acque che scendevano dalle colline verso la bocca del pozzo dove si trovavano gli operai intenti a costruire una galleria delle acque ritrovate.

Il popolo si rivolse ancora alla Vergine Immacolata e le acque, miracolosamente, deviarono il corso. La dotazione di 11,65 lt/sec. viene confermata nel Decreto di concessione Interministeriale n.901 del 13/03/1963 che concede alla società Bufardo-Torrerossa il prelievo di 620 l/sec (i cui soci, al momento della costituzione, erano gli eredi di Francesco De Maria e la famiglia Pennisi di Floristella, che nei momenti di difficoltà economica credette nel progetto di De Maria, investendo denaro nelle ricerche).

Nei fatti, però, il Comune di Fiumefreddo ha sempre utilizzato un quantitativo d’acqua superiore. Ciò si evince dalla nota del Genio Civile che in riscontro alle richieste del 27/07/1990 e 21/12/1992, inoltrate dall’amministrazione dell’epoca per la “concessione di derivazione della acque pubbliche ad uso potabile dell’abitato” ha autorizzato la prosecuzione dell’utilizzo di ulteriori 53 lt/sec, “in pendenza del procedimento istruttorio della concessione in sanatoria, fermo restando l’uso effettuato e il potere dell’autorità concedente di sospendere in qualsiasi momento l’utilizzazione qualora in contrasto con i diritti di terzi o con il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità, come sancito dall’art.7 del citato decreto legislativo n° 258/2000”.

FINA PRIMA PARTE

Alessandro Famà

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