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Giarre, immobilismo e incompetenza. Città sempre più morta

Giarre, immobilismo e incompetenza. Città sempre più morta

Immobilismo e superficialità. Un mix che sembra essere la “cifra” dell’amministrazione D’Anna. A quasi un mese dall’incendio doloso che la sera del 29 dicembre scorso ha pesantemente danneggiato gli interni del centro sociale di via Alfieri, mai aperto – a distanza di oltre due anni dall’ultimazione dei lavori finanziati con i fondi del Contratto di Quartiere – nessun intervento di messa in sicurezza è stato attuato dal Comune.

Niente coperture a protezione dell’infrastruttura o misure alternative per inibire l’accesso all’interno del centro (in particolare i locali devastati dalle fiamme) che, oltretutto, alla mercè di tutti, rappresenta un potenziale pericolo non solo per i residenti del quartiere popolare giarrese.

Ad oggi rimane traccia solo dei nastri di sicurezza posti nell’immediatezza dei fatti dai vigili del fuoco dopo l’intervento di spegnimento.

Eppure, all’indomani dell’incendio, era stato il sindaco Angelo D’Anna ad annunciare ( una volta tanto non i soliti annunci sulle potature) sui social di “avere chiesto, per il tramite del comandante della Polizia locale, di attivare al più presto i primi interventi di messa in sicurezza inibendo l’accesso. Locali che, per varie motivazioni, compresi danneggiamenti e utilizzi impropri, non erano stati adibiti all’uso previsto quale luogo di aggregazione per i residenti”.

Risultato tangibile? Fermo biologico. Il centro sociale può continuare a marcire, con le sue contraddizioni sociali. Nella totale indifferenza. Come per il micro asilo di Macchia. Anche quello, abbandonato al suo triste destino di opera servita solo ad intercettare un finanziamento di 200 mila euro e tanti cari saluti.

Con buona pace dei ladri che indisturbati, continuano a smantellare impianti termici e arredi, riducendo il micro asilo, ad un mortificante scheletro cementizio.

Uno dei tanti che hanno trasformato Giarre nella “sede” nazionale di decine di opere fantasma.

L’elenco è lungo e doloroso: il teatro nuovo, la piscina di Trepunti, il centro polifunzionale di via Giusti, i campi da tennis con l’arena dell’annesso parco sepolti dai rifiuti e dalla fitta vegetazione incolta, lungo la Statale a Trepunti, il piccolo parco di Miscarello, le ardite opere cementizie del parco Chico Mendes.

E per ultima, la più recente, la bretella di raccordo della nuova rotatoria di via Luminaria. La più inutile delle infrastrutture di mobilità con un “know how” tutto giarrese

Mario Previtera

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