La Paglia, un eclettico tra specchi e riflessi -
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La Paglia, un eclettico tra specchi e riflessi

La Paglia, un eclettico tra specchi e riflessi

Nostra intervista al poliedrico intellettuale ed artista catanese, profondo indagatore dei misteri della vita e dell’Universo, «la cui comprensione – afferma – è necessaria per riprendere la coscienza di noi stessi e di ciò che realmente siamo». Tra i suoi nuovi interessi anche la musica ed il Veganismo sotto l’aspetto culturale

Giornalista freelance particolarmente interessato alla letteratura, alla musica ed all’informazione alternativa, scrittore e divulgatore nel campo delle tematiche misteriose e delle scienze di frontiera, autore di numerose pubblicazioni ed articoli per varie riviste di settore nonché di testi e poesie: questo, in sintesi, il ritratto di Roberto La Paglia, poliedrica personalità catanese che abbiamo intervistato ammirati ed incuriositi al cospetto di un personaggio per il quale la doppia definizione di intellettuale ed artista risulta quanto mai appropriata.

– Collega La Paglia, sembra che l’ecletticità sia una costante nella sua esperienza artistica.

«Si tratta più di un bisogno. Considero quella che lei definisce “esperienza artistica” la meta finale di un lungo percorso a tappe, durante il quale ogni sosta è una nota che deve essere suonata e fatta propria, fino a quando il pentagramma non sarà finalmente completo».

– A proposito di musica, da dove scaturisce il suo recente interesse per l’arte delle sette note e per i relativi eventi live in Sicilia, tra cui “Spirituality”, il tour che vede esibirsi insieme i noti cantautori Juri Camisasca e Rosario Di Bella e che nei giorni scorsi ha toccato anche il Teatro “Garibaldi” di Giarre?

«Mi piace vivere il mio tempo, scoprire e spesso riscoprire. E la musica è stata una di queste riscoperte, grazie soprattutto a Mario Indaco, musicista catanese di grande spessore che mi ha riconciliato con alcuni miei preconcetti. Considero la musica un veicolo di estrema importanza attraverso il quale raggiungere la parte più intima e sacra delle persone. In fondo siamo tutti musicisti perché il suono è anche parola. Ed il modulare con il quale interagiamo tra di noi è musica. Anche noi due, in questo preciso momento, stiamo “suonando”».

– Passando alla sua produzione letteraria, essa comprende un lungo elenco di testi nei quali ha trattato il mondo dei misteri, dagli enigmi dell’antichità agli Ufo. Cosa la spinge ad affrontare queste particolari tematiche?

«Penso che il mistero faccia parte della nostra esistenza e del nostro quotidiano, per quanto oggi si tenda ad ignorarlo e minimizzarlo a favore di un materialismo sempre più cieco, che se da una parte contribuisce a renderci più tranquilli, dall’altra ci allontana sempre più da noi stessi. Indago il mistero per tentare di capire l’uomo. Indago il noto per svelare l’ignoto. Sono, in fondo, tutti riflessi dello stesso specchio».

– In queste sue affermazioni c’è forse un riferimento a Dio ed alla spiritualità?

«La spiritualità è qualcosa che va ancora oltre. E’ il passo successivo che in pochi sono disposti a fare».

– Mistero, forme di vita extraterrestre, archeologia, informazione alternativa e, recentemente, Veganismo: esiste un filo conduttore tra questi argomenti da lei affrontati nelle sue varie pubblicazioni?

«Prendo in prestito Guenon, autore che più di altri ha segnato la mia crescita, insieme a Kafka, per quel che riguarda la letteratura: esiste una Tradizione Primordiale, un momento della nostra storia nel quale l’Uno racchiudeva il Tutto ed il Tutto era l’essenza; questa situazione, rimasta inalterata nel cosmo, si è frantumata in mille pezzi, ossia i riflessi di quello specchio al quale accennavo prima. Pertanto, quelli che oggi definiamo mistero, magia, occulto ed ufologia rappresentano le tessere di un unico puzzle, le tappe di un cammino necessario per riprendere la coscienza di noi stessi, di ciò che realmente siamo e di ciò che rappresentiamo. Da questo punto di vista l’approdo ad un approfondimento sul Veganismo è stato quasi obbligatorio, laddove ovviamente vogliamo parlare di una filosofia all’interno della quale esiste poi un discorso alimentare, e non certo una semplice dieta».

– Quali sono le risposte dei lettori a questa sua ricerca?

«Attraverso i miei libri e le conferenze ho avuto modo di conoscere tanta gente, di confrontarmi e di apprendere più di quanto abbia appreso dalle ricerche. C’è sempre una risposta divisa tra curiosità e timore, che sono in fondo le stesse sensazioni che ognuno prova quando si ritrova a confrontarsi con se stesso. Temiamo ciò che non riusciamo a comprendere, così come temiamo ciò che per logica riteniamo debba comunque esistere, ma che razionalmente non abbiamo modo di spiegare. Su questo dualismo si fonda la fragilità dell’esistenza, così come la straordinaria possibilità di elevarci. L’istinto comune è stato ereditato da secoli di condizionamento proveniente dall’esterno».

– Questo suo percorrere sentieri inusuali, da personaggio controtendenza, non la fa estraniare dal mondo?

«In realtà è vero il contrario in quanto ritengo inusuali i sentieri che vengono percorsi oggi e che, in realtà, altri ci spingono a percorrere. Per il resto vivo una vita assolutamente normale, magari passata osservando anziché guardando. In pratica, come prima accennavo, vivo il mio tempo sforzandomi di agire e cercando di evitare di essere agito».

– Come vive invece i problemi del quotidiano, la politica e la sua Catania?

«Non mi interesso di politica. E non per una questione di snobismo, ma per la semplice constatazione che proprio di politica dovrebbe essercene di più, ma con meno politicanti di mestiere. Viviamo in un mondo strano, capace di grandi gesti di buona volontà ma anche sordo e cieco, troppo impegnato a sbarcare il lunario, affannato a correre contro il tempo e governato da imbonitori, nel quale comunque continuo ad avere fiducia. Con la mia città ho sempre avuto un rapporto molto combattuto. Mi piace di tanto in tanto allontanarmi da essa, ma sempre con l’ansia di ritornare. Considero, in generale, la sicilianità un valore aggiunto».

– La prossima tappa del suo “viaggio”?

«Le racconto una breve storia. Un giorno alcuni individui videro un vecchio saggio intento a cercare qualcosa per strada e gli chiesero cosa avesse perso. Lui rispose che aveva perso le chiavi. Incuriositi replicarono: “Ma dove le hai perse?”. Rispose il saggio: “A casa”. Stupefatti, gli chiesero dunque perché le stesse cercando in strada, e lui rispose: “Perché c’è più luce”. Ecco: la prossima tappa del mio “viaggio” sarà di certo dove c’è più luce».

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: Roberto La Paglia con le copertine di alcuni dei tanti libri da lui pubblicati

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