Operazione Kallipolis: "Quel carabiniere lo riempiamo di botte" INTERCETTAZIONI -
Catania
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Operazione Kallipolis: “Quel carabiniere lo riempiamo di botte” INTERCETTAZIONI

Operazione Kallipolis: “Quel carabiniere lo riempiamo di botte” INTERCETTAZIONI

Dalle intercettazioni che i carabinieri del nucleo investigativo del Reparto operativo di Catania hanno registrato in “real time”,  emergono distintamente le modalità violente di uno dei componenti della cosca Brunetto, il giarrese Alfio Di Grazia (nella foto) il quale, in una circostanza, dimostrava di condividere e partecipare tanto da prospettare di porle in essere per questioni di natura personale.

Di Grazia

Alfio Di Grazia

In tal senso si rileva una conversazione tenutasi, alle ore 15:34 del 20 gennaio 2014, tra Alfio Di  Grazia, Francesco Pace e una terza persona, ove il Di Grazia, come dicevamo, manifestava la chiara volontà di picchiare un carabiniere: ” … lo prendiamo e lo ammazziamo a botte… questo cornuto e sbirro? Lo sai dove abita? Lo sai dove abita? Portami ove sta… che gli diamo botte! …gli diamo botte! (…) appena gli diamo botte, partono subito! Dimmi dov’è che abita, che gli spacchiamo la testa! “minchia”… ti ho detto… vedi dove abita che gli spacchiamo la lesta! …poi gli spiego se i croccantini per il cane, me li deve buttare a terra! Dimmi dov’è che abita, che gli spacchiamo la testa! …sto cornuto e sbirro! …però non con la bocca, con i fatti. Mi devi dire dov’è che abita… veramente! (…) …devi verificare ove abita! Noialtri lo prendiamo quando lui sta per andare a casa… e lo sfasciamo tutto! (…) …questa volta gli facciamo dare sei mesi, non tre mesi… perché lo rompo tutto! …però  non è che ti devi mettere a giocare, devi verificare dove abita! Verifica! …che lo rompo tutto questo merda! (…) Vedi che io sono capace che… mentre lui sta guidando l’auto… io mi siedo al suo fianco… Tu vedi dove abita… mi faccio trovare dietro la porta! Gli do due colpi di ferro nella testa e gliela apro in due (…)).

Alfio Di Grazia, sottolineano gli investigatori, oltre ad essere destinatario di stipendio in corso di detenzione, godeva della piena fiducia di “Carmeluccio” Olivieri,  dimostrandosi disponibile a seguirne gli ordini e le direttive, veniva da questi coinvolto in vicende criminali di notevole spessore, nonché in azioni dimostrative di valenza fortemente intimidatoria e che, per le modalità e circostanze dei fatti, vengono ritenute ad evidente connotazione mafiosa.

 

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