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Puntalazzo: successo per la prima festa della Contea

Puntalazzo: successo per la prima festa della Contea

Puntalazzo, frazione di Mascali, si riappropria di una notorietà ormai sbiaditasi dopo anni di anonimato vissuti dalla predetta borgata. E’ questo l’esito della prima festa della Contea, organizzata dal presidente della Pro Loco di Puntalazzo-Montargano Paolo Cardillo in sinergia con l’amministrazione comunale di Mascali e in particolare con il consigliere comunale Alberto Cardillo e con l’assessore al Turismo di Mascali Alessandro Amante.

Per tre giorni, Puntalazzo, grazie all’attivismo di una pro loco istitutita nel 1987, è divenuta sede privilegiata inerentemente alla necessità di centrare l’obiettivo di risvegliare le coscienze degli utenti della dimenticata Contea di Mascali e di accendere in essi un forte spirito identitario. Nel 1543 infatti, nacque la Contea di Mascali, in quanto il vescovo di Catania Niccolò Maria Caracciolo beneficiò del mero e misto imperio grazie a Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero. In particolore, il vescovo Caracciolo ottenne la giurisdizione civile e criminale sul territorio, divenendo Conte di Mascali proprio come i suoi successori, chiamati in latino “Comites Maschalarum”. Pertanto, il predetto vescovo concesse in enfiteusi i terreni della contea di Mascali a dei concessionari che fecero delle trasformazioni sui fondi, e che, in quanto enfiteuti e dunque titolari degli stessi, godevano degli stessi diritti dei proprietari dei terreni. Una parte dei terreni fu concessa ad acesi non proprietari, poichè infatti la terra veniva data in concessione. Fondamentalmente però si trattava di famiglie venute da Genova e da Monaco al seguito di Carlo V che aveva dato loro dei feudi in Sicilia.

foto contea 2Oltre che feudatari, questi individui erano diventati titolari del terreno e dunque enfiteuti. Nacque dunque un forte rapporto tra il lavoro e la produzione. Vi furono quindi piccoli imprenditori che curavano il loro interesse e sostenevano la loro famiglia con quanto vendevano. L’enfiteusi, consistente in una donazione che andava dai 30 ai 50 anni, gradatamente si trasformò poi in proprietà. Grazie ad un lavoro di dissodamento e di trasformazione del fondo, lo si rendeva produttivo con frutteti e vigneti. La decima di ogni raccolto veniva poi destinata ai conti-vescovi. Dal punto di vista idrogeologico, la trasformazione dei terreni, caratterizzata dal disboscamento, rischiava di scatenare pericoli di frane. Tuttavia si corse ai ripari con i terrazzamenti.

Poichè con l’estirpazione del bosco, aumentava il rischio di frane, occorreva consolidare i terreni in modo artificale ricorrendo ai terrazzamenti. Per porre in essere ciò, occorreva però provvedere a un ‘attribuzione esclusiva. Intanto, in questa fase, innescatasi nel XVI secolo, i nobili e i monaci avevano abbandonato il territorio perchè infastiditi dall’Etna. Ciò favorì la ricchezza della nuova borghesia imprenditoriale. La legna del bosco comunque già nel XIV secolo aveva rappresentato una materia preziosa.

Quando i mascalesi furono sconfitti dai calatabianesi, 60 tronchi spettarono al territorio di Messina come pegno da pagare. Già nel 1100 comunque, l’economia ruotava attorno agli alberi del bosco. Ruggero il Normanno, il quale aveva strappato il territorio agli Arabi nel 1082, fece costruire un arsenale nella zona di Sant’Anna. Cinquecento operai della diocesi di Troina, cui faceva parte Mascali, dovettero portare la legna dal bosco fino al mare. Per il trasporto, venivano utilizzate le trainere: cioè canali di scorrimento dei tronchi tagliati. Inoltre, la legna veniva anche trainata dai buoi dal Rifugio Citelli, lungo strade dritte che portavano a mare.

La Contea sbocciò comunque ufficialmente nella Pasqua del 1544. I comuni che ne facevano parte erano Mascali (che in greco significa boscoso), Giarre, Riposto, Sant’Alfio e Milo. In occasione della festa della Contea, è stato incluso anche il comune di Santa Venerina, guidato dal sindaco Salvo Greco. Due eminienti studiosi come il docente Pippo Vecchio, già Preside della facoltà di Scienze Politiche, e l’ex Rettore della Kore di Enna Salvo Andò, in occasione di una conferenza tenutasi a Puntalazzo e intitolata “La Contea, una storia di domani”, hanno sviluppato, alla presenza del sindaco di Giarre Angelo D’Anna, del sindaco di Mascali Luigi Messina, del sindaco di Sant’Alfio Pippo Nicotra e del sindaco di Milo Alfio Cosentino, una dissertazione dedicata sia all’economia della Contea di Mascali che al futuro del territorio della Contea.

Il docente Pippo Vecchio, nel corso dell serata moderata dalla giornalista Angela Di Francisca, ha ricostruito attorno ad un profilo giuridico la storia economica e sociale della Contea di Mascali. In particolare, egli si è soffermato sul contratto di enfiteusi che i vescovi di Catania avevano stipulato con individui i quali intendevano insediarsi nel territorio della Contea di Mascali e trasformare in orti il bosco che caratterizzava la predetta area. Questo contratto nacque nel XVI secolo e dunque nel cinquecento. Tuttavia, è possibile riconoscere in un periodo antecedente al XVI secolo, degli elementi ascrivibili al predetto sistema. Pertanto nacque una logica di sviluppo economico e sociale sulla base di una borghesia imprenditoriale che dissodava il terreno per trasformarlo in una grande struttura imprenditoriale. Il bosco che connotava la Contea di Mascali, era già un’entità produttiva in una fase antecedente a quella avviata dal vescovo Caracciolo.

Tuttavia, esso rientrava in un’economia di sopravvivenza. Con l’avvento del nuovo sistema, sorse invece un’economia orientata verso i commerci. Ciò, come ha sostenuto il docente Pippo Vecchio, diede una grande spinta propulsiva al sistema sociale poichè emerse l’esigenza di una bonifica del territorio e dunque di una bonifica sociale. Tale sistema determinò l’estirpazione del brigantaggio a Tagliaborse e a Passopomo. Lo sradicamento del brigantaggio favorì la colonizzazione della zona in senso sociale oltre che economico. Furono inoltre edificate le sette torri della Contea con l’obiettivo di difendere la costa dagli assalti via mare dei pirati barbareschi provenienti per esempio dall’Algeria e dalla Tunisia. Oltre ad essere utilizzate per difendere la costa dalle scorrerie dei pirati, le torri erano sfruttate per la difesa sociale contro le rivolte ed erano anche utilizzate per il controllo dei dazi. A tal proposito, il docente Vecchio ha spiegato che per transitare dal territorio della Contea a quello di Aci, divisi dal torrente Mangano, occorreva pagare un pedaggio. Infatti delle guardie erano incaricate di presidiare entrambe le sponde del torrente per assicurarsi il pagamento del pedaggio. A partire dal XVI secolo si sviluppo così una società di organizzazione dell’impresa che ovviamente necessitava di organizzazione istituzionale e di funzionari.

Dagli archivi è inoltre emerso che il cognome “Cavallaro” derivi dall’esistenza di unità a cavallo chiamate a controllare la costa dalla riva del torrente Mangano fino al fiume Alcantara e viceversa. Insieme alle sette torri (Torre rossa, Torre Malogrado, Torre di Giarre, Forte di Riposto, Torre Modò, Torre di Mascali e Torre in contrada Femmina Morta), Puntalazzo, famosa per la sua contrada “Guardiula”, la quale si sviluppa attorno ad un’antica chiesa del 600′, fungeva da postazione ideale per l’osservazione del mare. Puntalazzo era inoltre dotata di un sistema telegrafico con i fuochi oltre che di un sistema di comunicazione che si serviva anche delle campane per segnalare pericoli provenienti dal mare.Inerentemente a Puntalazzo, Giuseppe Buda (inteso zu Peppi u’ Lintinisi), lasciò in eredità alla moderna chiesa di Puntalazzo il territorio di Lenze: ovvero Monte Frumento, sotto Pizzi dei Neri.Una parentesi è stata dedicata anche alla via consolare, spostata più a valle dopo il terremoto della Val di Noto del 1693. La Via Carolina a Giarre ha rappresentato la via consolare. Essa prima partiva da Mascali vecchia, passando per Macchia e girando lungo la via Luminaria fino a condurre in contrada Rovettazzo.

In seguito, la via consolare fu per l’appunto deviata. Da Ponte Forche, ascrivibile a Fiumefreddo, si passava attraverso Carrabba per poi raggiungere Santa Maria La Strada. La via consolare dunque non comprendeva la via Callipoli, ma passava dai gradini dove adesso è possibile individuare la stazione della circumetnea. La Via Carolina assunse tale denominazione in onore di Carlo di Borbone. Per quanto concerne la denominazione Mascali, località nata in epoca tardo romana, il docente Vecchio ha evidenziato che essa nasceva da una lettera inviata nel VI secolo da Papa Gregorio Magno al vescovo di Taormina in riferimento alla zona di Sant’Andrea, ascrivibile presumibilmente a Milo. Infatti nella lettera si parlava di un monastero, situato nelle terre della madre del Papa, localizzabile super Maschalas (sopra Mascali).

Successivamente all’intervento di Vecchio, l’ex rettore della Kore di Enna Salvo Andò, si è soffermato sulla necessità di fare sistema e dunque di puntare sulla sinergia dei vari comuni, tenendo conto delle singole peculiarità delle varie località. Egli inoltre ha effettuato un raffronto con Matera, sottolineando che se essa, pur trovandosi in una zona periferica, è divenuta capitale europea della cultura, anche il territorio della Contea può assurgere a modello di sviluppo turistico. La serata, oltre ad essere stata scandita dal premio per la sezione politica conferito al sindaco di Giarre Angelo D’Anna previa lettura della motivazione del riconoscimento da parte della presentatirce Patrizia Tirendi, è poi culminata nella degustazione dei vini dell’Etna, propugnata dalla sez. di Catania Onav di Asti, e in particolare dal professore Gregorio Calì. Lo spettacolo teatrale “Cu di sceccu ni fa mulu” a cura dell’associazione “Pro-Montebello amici del Teatro” e una salsicciata, hanno impreziosito la prima giornata dedicata all’evento.

In occasione della seconda serata, hanno invece avuto luogo la festa della birra artigianale e il festival del Rock.Inoltre, è stata organizzata una sagra a base di pasta all’amatriciana, il cui ricavato sarà devoluto in favore dei terremotati del centro Italia. Diversamente, la terza serata si è sostanziata in un evento presentato dalla conduttrice Patrizia Tirendi e caratterizzatosi per la performance del soprano e violinista Sarah Ricca oltre che per la comicità di Pippo Barone e per la sfilata di miss adulte e di bambini in costume. Il premio sociale è stato conferito ad Angela Leonardi, Presidente dell’associazione volontaristica “Rinascendo” la quale segue in particolare i casi di soggetti malati di endometriosi (crescita del tessuto dell’utero fuori dallo stesso) e di patologie oncologiche. All’assessore alla Cultura di Riposto Gianfranco Pappalardo Fiumara, è stato consegnato il premio della sezione cultura. Una menzione speciale è andata ad Ilenia Navarra, autrice di alcuni pezzi del festival de “Lo zecchino d’oro”, così come a “Jonia Centro Studio Danze”, rappresentato dalla Presidente Graziella Sgroi, dall’insegnante Sabina Mazzeo e dalla coppia di ballerini composta da Rosario Previtera e Mayla Tomarchio, campioni di combinata olimpica.Una menzione speciale è stata tributata anche a Giuseppe Caudullo, direttore artistico dell’Accademia BMA, così come anche all’attore Carmelo Caccamo. Il premio allo sport invece è stato assegnato al “Karate Team” di Luca Ferrini (ascrivibile a Giarre). Il premio all’arte è stato assegnato al fotografo Vito Finocchiaro. Il premio al giornalismo è andato a Melo Nicodemo.

Diversamente, una menzione speciale è stata conferita all’attore Angelo Faraci. Il premio per i siciliani che hanno dato lustro su scala nazionale alla propria isola, sono stati conferiti all’onorevole Ignazio La Russa e all’ex rettore della Kore di Enna Salvo Andò. Una menzione speciale è stata riservata a Paolo Antonio, cantautore impegnato ma non impegnativo. Una menzione speciale è stata assegnata anche all’attore Fabio Boga e a Rory Di Benedetto, autrice dei testi di canzoni di Lorenzo Fragola e Marco Mengoni. Una menzione speciale è andata al cantante-prodigio Claudio Tropea e all’attore Tony Morgan. Destinataria della menzione speciale è stata anche Giusy Maria Raciti, Presidente di “Sicily Country Life”. Per quanto concerne i premi assegnati alle miss che hanno sfilato, il premio miss della Contea, a cura di Delfo Raciti, è stato assegnato a Giordana Marino,il premio miss eleganza dello Jonio ad Angela Pinto, mentre quello di miss Lidi Fondachello Beach a Federica Insolia. Tutte le miss elencate appartengono all’agenzia metropolitana Generation.

Umberto Trovato

 

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