Giarre: meno di 300 anime per dire no alla malasanità -
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Giarre: meno di 300 anime per dire no alla malasanità

Giarre: meno di 300 anime per dire no alla malasanità

imageAusterità, raccoglimento, compostezza, e religioso silenzio spezzato solo da preghiere e pacati solleciti volti a sconfiggere la rassegnazione. E’ stato questo il profilo assunto dalla manifestazione svoltasi in piazza Duomo a Giarre con l’obiettivo di ricordare la trafila di decessi attribuiti alla malasantà ed in particolare a vicende sostanziatesi prima nel depotenziamento del pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di Giarre e poi nella chiusura del predetto presidio di emergenza-urgenza.

A distanza di un anno dai cortei promossi con lo scopo di smuovere le coscienze di cittadini inermi di fronte alla sequela di vittime della malasanità, il comitato spontaneo dei cittadini, coordinato da Angelo Larosa, ha deciso di riproporre il fenomeno di contestazione, sconfessando il luogo comune secondo cui la protesta debba essere necessariamente veicolata attraverso esternazioni che si caratterizzano per reazioni eclatanti o cori intonati nel segno dell’esasperazione.

Inevitabile, durante il raduno che ha preso corpo al centro della piazza, è stato il riferimento non solo alle vittime della malasanità succedutesi nel 2015 (in particolare ad Opresia Chiappazzo del Popolo e a Maria Mercurio), ma anche all’ultimo decesso, inerentemente alla dipartita di Antonino Gulsano: ovvero il 47enne di Riposto deceduto il 18 maggio presso il pronto soccorso dell’ospedale S. Marta e S. Venera di Acireale, dopo aver atteso per quasi tre ore nel presidio di emergenza acese. A proposito del caso in questione, esso ha scatenato delle inevitabili conseguenze. Uno dei medici dell’ospedale di Acireale, del cui pronto soccorso si paventa la chiusura già da tempo, è stato infatti destinatario di un provvedimento di sospensione, mentre una dottoressa di turno nel pronto soccorso del nosocomio acese, è stata interessata da un avviso di garanzia.

L’indagine interna da parte dell’Asp (azienda sanitaria provinciale) rientra nel quadro di un’analisi tesa a gettare luce su un caso che ha indotto Sebastiano, fratello di Antonino Gulisano, a sporgere querela nella speranza che il binomio Procura-Polizia di Stato di Acireale faccia chiarezza sull’accaduto. Durante la fiaccolata, i pensieri dei componenti del comitato spontaneo dei cittadini sono ricaduti sull’incontro all’Asp di Catania avvenuto il 25 maggio 2015. Il perfezionamento del criterio di rifunzionalizzazione dell’ospedale di Giarre, alla luce degli accordi pattuiti l’anno scorso, prevedeva che Riposto sarebbe assurta a sede di un’ambulanza medicalizzata. Così però non è stato. Non per un caso, Antonino Gulisano, morto poi per un infarto, è stato soccorso da un’ambulanza non medicalizzata che lo ha trasportato nel pronto soccorso più vicino (quello del nosocomio acese) ma non di eccellenza come il Dea di II livello ascrivibile all’ospedale “Cannizzaro”.

Diversamente, l’ambulanza di soccorso avanzato, che oltre a possedere il monitor multiparametrico, prevede la presenza a bordo di un medico, avrebbe trasmesso il tracciato per il monitoraggio del battito cardiaco, all’Utic (Unità di terapia Intensiva coronarica) del “Cannizzaro”. Le ambulanze medicalizzate nel distretto socio-sanitario n° 17 sono al momento tre e sono localizzabili rispettivamente a Giarre, Mascali e Linguaglossa. Tuttavia, l’ambulanza di Linguaglossa, riconducibile al Pte della predetta località, a volte è impegnata perchè copre anche un’area che comprende Francavilla e Passopisciaro. Riguardo alla fiaccolata, forte comunque è stata l’amarezza del comitato dei cittadini a fronte della scarsa partecipazione all’evento da parte degli utenti del territorio.

Poco meno di 300 unità hanno infatti occupato il salotto buono di Giarre. Ma ciò che ha colpito maggiormente i presenti, è stata la pressochè totale assenza dell’utenza ripostese, sebbene Gulisano fosse di Riposto. Anche l’arciprete della chiesa Madre di Giarre Antonino Russo ha partecipato all’avvenimento formulando la seguente considerazione ” Stiamo vivendo un momento in cui la gente tende a stringersi nell’individualismo, facendosi sopraffare dalla rassegnazione. Noi invece ci ritroviamo quì perchè la fiamma della speranza non deve spegnersi. Se siamo uniti, possiamo lottare per il bene comune. Siamo una comunità civile. Pertanto dobbiamo pensare alle persone che hanno concluso la loro sperienza terrena per come non avrebbero deisderato.

Purtroppo il caso della chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Giarre, è la prova che la politica fatta a tavolino non tiene conto nè dei cittadini e nè del bene comune. La centralità della persona e il diritto alla salute sono stati calpestati in nome di un’economia poi non vera, se si pensa che le spese per l’elisoccorso e le ambulanze non stanno comportando alcun risparmio alla regione in materia di sanità. E’ dovere cristiano pregare per chi non c’è più, ma anche pregare affinchè chi deve essere curato, possa essere assistito in maniera umana e cristiana”. Determinato Salvo Caputo ” Le iniziative non mancheranno. Noi difenderemo il nostro diritto alla salute fin quando non otterremo qualcosa di certo. Non sappiamo cosa fare delle promesse basate sul nulla. Gli acesi non hanno ancora aperto gli occhi, ma dovrebbero riflettere, se si pensa che il personale del pronto soccorso di Acireale, essendo sovraffollato a causa della chiusura di quello giarrese, lavora il triplo rispetto a prima. Se è vero che il pronto soccorso di Giarre è stato chiuso in quanto l’ospedale è stato ed è sede di affari privatistici e dunque clientelari, è opportuno che chi era ed è a conoscenza di ciò, prenda gli opportuni provvedimenti, al fine di non rendersi complice di irregolarità”. Fiducioso Angelo Larosa “Attendiamo l’esito del ricorso al Tar, finalizzato alla revoca della delibera di chiusura del pronto soccorso. Pare comunque che il tempo trascorso, sia di buon auspicio”.

Umberto Trovato

 

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