Ospedale di Giarre un anno dopo -
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Ospedale di Giarre un anno dopo

Ospedale di Giarre un anno dopo

Era il 25 aprile del 2015 quando un 70enne ripostese di Riposto morì per un infarto dopo essersi recato al pronto soccorso di Giarre (chiuso dopo un paio di giorni); l’uomo nel primo pomeriggio si era recato nei locali del presidio ospedaliero accusando un forte dolore alla spalla.  Nonostante le ore in osservazione, e gli esiti negativi degli accertamenti, il 70enne una volta a casa accusò nuovamente un malore. Trasportato in ambulanza non medicalizzata giunse al pronto soccorso esanime, stroncato da un infarto.

Poi ci fu Opresia Chiappazzo del Popolo, 67enne, ricoverata nel reparto di geriatria nell’ospedale di Giarre. La donna nella notte tra il 2 e il 3 maggio dello scorso anno  accusò un malore e difficoltà respiratorie e avvisò i parenti che la raggiunsero subito. La donna morì dopo poco, i familiari denunciarono l’assenza del personale medico, quello di reperibilità sarebbe giunto in corsia in ritardo dopo le pressanti richieste dei familiari della donna. Dopo il decesso della donna il medico venne aggredito dal figlio che danneggiò i locali dell’ospedale.

Maria Mercurio 2mL’indignazione e la rabbia di altri familiari esplose poche settimane dopo, il 23 maggio, dopo la morte della 52enne giarrese Maria Mercurio (nella foto a sinistra).

La donna si trovava in casa quando, improvvisamente, accusò difficoltà respiratorie e forti dolori al petto. A soccorrere la donna furono i parenti che allertano poi  il 118; nell’abitazione della donna giunse una ambulanza non medicalizzata che, come  hanno sostenuto i parenti della donna, giunse in grande ritardo e con personale non all’altezza della situazione che non avrebbe saputo gestire l’emergenza. Vana la  corsa in ambulanza fino allo stadio di atletica, dove nel frattempo atterrò l’elisoccorso del 118. la donna, purtroppo è morta durante il tragitto dal quartiere Jungo allo stadio d’atletica di viale Sturzo.

Dopo l’ennesima morte in pochi giorni, la città si mobilitò con una sentita manifestazione, iniziata in piazza Duomo e culminata alla stazione con l’occupazione dei binari e il blocco di due treni, gesto per cui 36 manifestanti vennero raggiunti da altrettanti avvisi di garanzia. Tra questi l’ex vice sindaco di Giarre Salvo Patané, i consiglieri comunali di Giarre Tania Spitaleri, Giovanni Barbagallo e Gabriele Di Grazia, il consigliere comunale di Fiumefreddo Giuseppe Nucifora e l’ex presidente della Confcommercio Francesco Candido.

La protesta sui binari diede il via ad altre manifestazioni: si mobilitarono rete, comitati, sindaci e commissione ospedale. Nel frattempo il pronto soccorso restò chiuso e il presidio ospedaliero continuò ad essere spogliato in favore di Acireale (fin da subito al collasso). La “rifunzionalizzazione”, prevista dalla delibera Asp dello scorso anno, iniziò solo a marzo di questo quando i locali del pronto soccorso furono restaurati e trasformati in un Pte. Ma siamo ancora lontani dalle richieste del territorio privo di copertura sanitaria per le emergenze-urgenze e con un paio di ambulanze medicalizzate.  Fino a mercoledì scorso, quando si è consumata l’ennesima tragedia.

Si chiamava Antonio Gulisano, era un ripostese di 47 anni. Colto da malore, venne trasportato in ambulanza senza un medico a bordo fino al pronto soccorso di Acireale.

Secondo i familiari l’uomo aspettò per quasi 3 ore per essere visitato da un medico e per un elettrocardiogramma. Il 47enne sarebbe morto in attesa al pronto soccorso.

Intanto la Procura, a seguito della denuncia presentata tempestivamente dal fratello, ha aperto un fascicolo sulla morte dell’uomo e iscritto nel registro degli indagati la dottoressa in servizio al Pronto Soccorso. Anche l’Asp ha avviato un’indagine interna per accertare eventuali responsabilità  di quello che sembrerebbe l’ennesimo grave episodio di malasanità.

L’ultima morte sospetta ha ancora una volta smosso le coscienze dei cittadini che lunedì sera scenderanno nuovamente in piazza con una nuova manifestazione dal titolo “Rivogliamo l’ospedale”, per  non dimenticare le morti di un territorio lasciato senza un punto per le emergenze.

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